Salvatore ‘Toto’ Giuliano, figlio del noto boss della Camorra Luigi Giuliano, ha deciso di raccontare la sua vita in un podcast intitolato “La Tigre“. Questo progetto, prodotto da Chora Media, si propone di svelare i retroscena di una delle famiglie più influenti e temute del crimine organizzato in Campania, dal periodo degli anni ’70 fino ai ’90. Attraverso otto episodi, Toto rievoca le sue esperienze di vita in un contesto segnato da violenza, dolore e un inconfondibile lusso.
I primi ricordi di una vita segnata dalla violenza
Il racconto di Toto inizia con un episodio d’infanzia vivido e significativo: la prima volta che incontrò suo padre. All’età di sette anni, Toto tornò a vivere con i genitori dopo aver trascorso un periodo con la zia Luisa, figura che considera fondamentale nella sua vita. In questa nuova realtà, tutto era diverso. La sua prima esperienza con Luigi Giuliano fu comica e traumatica al tempo stesso: mentre giocava con una motocicletta della polizia, il padre reagì distruggendo il giocattolo con un calcio, segno della violenza che avrebbe contraddistinto la loro vita familiare. Toto descrive la casa a Forcella, un luogo che definisce un “bunker”, custodito da telecamere di sicurezza, simbolo della paranoia e del potere esercitato dalla famiglia.
Toto non nasconde i traumi e le paure vissute in quegli anni. Evolvendosi in una realtà caratterizzata dalla violenza e dalle pressioni sociali, Toto si rende conto di portare con sé un peso emotivo che ha segnato profondamente la sua vita. A quarant’anni, affronta il tema dei suoi traumi attraverso il podcast, raccontando i momenti difficili e l’impatto che il suo passato ha avuto su di lui.
Riferimenti a personaggi iconici e alla vita di lusso
Uno dei temi centrali del podcast è il legame della famiglia Giuliano con il celebre calciatore Diego Armando Maradona. Un’icona non solo sportiva, ma simbolo di un’epoca a Napoli, Maradona era in qualche modo parte della vita di Toto. Ricorda le visite a casa, dove il campione argentino si divertiva a palleggiare, lasciando un segno indelebile nei ricordi di un bambino. Le visite di Maradona segnavano non solo momenti di convivialità, ma rappresentavano anche la protezione e il sostegno che la famiglia Giuliano offriva al calciatore in un contesto di forte affiliazione mafiosa.
La villa di Palata, dove la famiglia fu trasferita, è un altro esempio del lusso che caratterizzava la vita dei Giuliano. Per Toto, la vita in questa villa rappresentò sia un’esistenza privilegiata che una gabbia dorata, dove il controllo e l’iper-protezione della famiglia si fondavano con il desiderio di normalità. Anche il ricordo del cavallo da corsa, acquistato per somme enormi, evidenzia come la vita fosse scandita da eccessi e vizi, insinuandosi nel profondo della cultura mafiosa di quel periodo.
La ricerca di libertà attraverso la musica
Il podcast chiude con la potente canzone “Figlio d’o rre“, scritta dal rapper Lucariello, il quale ha sempre sostenuto una lotta contro la Camorra. Questo brano non è solo una sigla, ma un manifesto del percorso di liberazione di Toto Giuliano. Anni di vita sotto il segno di un cognome pesante, come quello dei Giuliano, lo hanno portato a una riflessione profonda e necessaria sulla sua identità. La musica diventa uno strumento di espressione e di ribellione, un modo per cercare di affrancarsi da un destino che sembrava già scritto.
“La Tigre non è quindi solo una narrazione di esperienze personali, ma un vero e proprio affresco di una Napoli diversa, in lotta tra il potere mafioso e la vita quotidiana.” Attraverso i ricordi di Toto, emerge un’intenzione chiara di dare voce a chi ha vissuto nell’ombra, svelando la complessità umana di chi è cresciuto a contatto con la malavita, in una cornice di lusso eccessivo ma al contempo inquietante. Questo racconto rappresenta un momento di coraggio e sincerità, un passo avanti verso la comprensione e l’accettazione del passato.