Simone Veil è un nome che risuona con forza nella storia contemporanea. La sua vita, segnata da eventi drammatici, ha attraversato esperienze che la hanno vista protagonista nella lotta per i diritti civili, specialmente in relazione all’interruzione di gravidanza e alla dignità dei detenuti. Ora, la sua storia affascinante arriva sul grande schermo con il film “Simone Veil – La Donna del Secolo“, diretto da Olivier Dahan. Il film viene presentato in anteprima il 27 gennaio, in coincidenza con il Giorno della Memoria, e offre uno sguardo profondo su una figura che ha ispirato generazioni.
Le origini e il dramma di Auschwitz
Nata a Nizza il 13 luglio 1927 come Simone Annie Liline Jacob, Veil apparteneva a una famiglia ebrea. Nel 1944, a soli sedici anni, venne deportata ad Auschwitz insieme a sua madre e a sua sorella Milou. Durante il suo internamento, Veil visse una realtà inimmaginabile, ma nonostante la sofferenza e l’umiliazione, la sua determinazione e il desiderio di giustizia prevalsero. Nella pellicola, ben interpretata da Rebecca Marder nella sua giovinezza e da Elsa Zylberstein nel suo periodo adulto, si mostrano momenti di vita prima della deportazione, con un’infanzia serena tra Nizza e la casa sul mare di Le Ciotat.
Il film narra anche la “marcia della morte”, quel tragico momento in cui le SS tentarono di fuggire dalla liberazione imminente. Simone e tante altre persone subirono la fame, il freddo e l’assenza di speranza, ma la donna dimostrò una resilienza straordinaria. Anche dopo la liberazione, la sua vita non sarebbe stata priva di dolore. La scoperta del destino del padre e del fratello, che furono molto probabilmente fucilati in Lituania, richiama l’incredibile coraggio e l’umanità necessaria per affrontare una simile perdita.
Il percorso politico e le battaglie per i diritti
Dopo la guerra, Veil intraprese un percorso universitario, laureandosi in scienze politiche presso l’Università di Parigi, dove conobbe il suo futuro marito Antoine Veil. Negli anni ’70, divenne ministra della Sanità , un ruolo che ricoprì con impegno, nonostante le dure critiche che ricevette. Tra il 1974 e il 1979, Veil si batté per l’approvazione di una legge che legalizzasse l’aborto in Francia, affrontando insulti e contestazioni vergognosi. I suoi interventi in Parlamento, in particolare quelli connessi alla legge sull’interruzione di gravidanza, rivelarono l’ingiustizia che non riusciva a tollerare: donne che morivano a causa di pratiche clandestine e detenuti oppressi da un sistema carcerario disumano.
Simone Veil era convinta che la lotta per i diritti civili fosse fondamentale per garantire la dignità umana. Le sue esperienze nel campo dello stigma e della malattia, inclusi i pregiudizi nei confronti dei malati di AIDS, la resero un’azione senza compromessi nel riconoscere l’umanità di ogni persona, indipendentemente dalla propria condizione sociale.
Il ruolo del cinema nel ricordare la memoria
Il film “Simone Veil – La Donna del Secolo” si propone di essere non solo un tributo a questa incredibile donna, ma anche uno strumento per sensibilizzare e mantenere viva la memoria storica. Oltre alla drammatizzazione della sua vita, il messaggio centrale del film è l’importanza della memoria, della testimonianza e dell’educazione rispetto alle atrocità passate. Elsa Zylberstein, nel suo ruolo di interprete, sottolinea il valore del cinema come mezzo di espressione e consapevolezza. “Credo nel potere del cinema”, afferma, riconoscendo che attraverso il suo lavoro e quello della produzione, si possono evocare conversazioni cruciali sui diritti umani e sulle ingiustizie.
Il ricordare il passato non ha lo scopo di inasprire il dolore, ma di educare le generazioni future e prevenire che simili orrori possano accadere di nuovo. La storia di Simone Veil riempie di significato l’atto di testimoniare, permettendo a tutti di confrontarsi con ciò che è stato e di fare in modo che non venga dimenticato.
Ultimo aggiornamento il 26 Gennaio 2025 da Laura Rossi