Un nuovo allerta arriva dal Sole 24 Ore, rivelando una situazione fiscale critica per l’Italia. Sono 538 miliardi di euro le tasse che il Fisco considera irrecuperabili su un totale di oltre 1.270 miliardi di crediti accumulati. Questa situazione trova le sue origini in oltre vent’anni di evasione e sta segnando una “foresta dei debiti non pagati” che preoccupa le istituzioni, mentre sul fronte internazionale emergono tensioni commerciali che minacciano l’export italiano, soprattutto quello agroalimentare.
La crisi fiscale italiana
L’analisi accurata della Commissione Finanze del Senato ha messo in evidenza le difficoltà nel recupero delle tasse non pagate. Giovanni Spalletta, direttore delle Finanze, ha partecipato a un’importantissima audizione, esprimendo la necessità di potenziare l’Agenzia della riscossione. Le valutazioni dicono che solo il 45% dei crediti fiscali è recuperabile, e ciò è dovuto a diverse ragioni, tra cui la continua rottamazione delle cartelle e gli stralci che, in effetti, penalizzano i contribuenti onesti. Negli ultimi vent’anni, la crescita dell’evasione fiscale ha creato un buco profondo nei bilanci pubblici, con le vittime designate che sono, ancora una volta, i cittadini ed i lavoratori onesti che si vedono costretti a compensare la mancanza di introiti statali. Un quadro complesso, che va affrontato con urgenza per garantire la stabilità economica del Paese.
Tensioni commerciali tra stati uniti e europa
L’acceso scambio di dichiarazioni tra Stati Uniti e Unione Europea ha riacceso i riflettori su potenziali guerre commerciali. Donald Trump ha comunicato l’intenzione di imporre dazi del 25% su tutte le auto importate, una mossa che potrebbe avere ripercussioni non solo per il settore automobilistico, ma anche per l’export europeo. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha sollevato preoccupazioni riguardo agli effetti che questi dazi potrebbero avere su imprese e consumatori, alimentando un clima di incertezza sui mercati. Wall Street ha già reagito negativamente, registrando un mercato in ribasso. L’industria agroalimentare italiana è in allerta, poiché la sola minaccia di dazi al 200% sul vino ha messo in crisi le spedizioni, con milioni di bottiglie in attesa nei porti. Questo scenario non promette bene per l’export italiano, un settore cruciale dell’economia nazionale.
L’appello della filiera agroalimentare
Nell’ambito di queste tensioni, Luigi Scordamaglia, CEO di Filiera Italia, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, lanciando un appello a fermare l’escalation commerciale. Secondo le stime di Filiera Italia e Coldiretti, un eventuale dazio del 25% sull’agroalimentare italiano avrebbe un costo rilevante, stimato in 2 miliardi di dollari per i consumatori americani, colpendo severamente prodotti iconici come vino, olio d’oliva, pasta e formaggi. Queste misure comprometterebbero non solo i produttori italiani, ma anche gli agricoltori americani, creando un circolo vizioso di danno reciproco. Un appello congiunto, firmato anche dalla National Farmers Union, è stato inviato a Trump e von der Leyen affinché venga bloccata l’escalation, a dimostrazione di come sia cruciale ripristinare il dialogo e la diplomazia nelle relazioni commerciali.
La posizione del ministro dell’agricoltura
Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha espresso le sue preoccupazioni in merito alla situazione attuale. Intervistato dal quotidiano Il Tempo, ha sottolineato l’importanza di relazioni stabili e cooperative tra Europa e Stati Uniti. Secondo lui, il dialogo è fondamentale per evitare conflitti commerciali che potrebbero nuocere a entrambe le parti. Ha evidenziato i successi dell’export italiano, che ha raggiunto cifre record di 70 miliardi, e ha riaffermato l’importanza degli alimenti italiani nel panorama internazionale. Riguardo al sistema di etichettatura Nutriscore, controverso e non apprezzato dal governo italiano, ha dichiarato la necessità di una comunicazione alimentare che non sia fuorviante. Queste posizioni chiariscono come il governo italiano stia lavorando per tutelare il suo patrimonio agroalimentare, cercando di mantenere aperto il dialogo con le controparti internazionali.
La crisi fiscale e l’incertezza legata ai dazi si intrecciano in un periodo di sfide economiche. La risposta del sistema Paese si gioca sulla capacità di recupero della giustizia fiscale e di salvaguardare un’economia che si basa su un patrimonio agroalimentare di eccellenza.