Negli ultimi tempi, il virus dell’influenza aviaria H5N1 ha ripreso a far parlare di sé, suscitando preoccupazioni sia negli Stati Uniti che in Europa. Gli esperti sono in allerta dopo che un caso recente ha rivelato la presenza del virus in un lotto di latte crudo in California. La scoperta ha sollevato interrogativi sulla sicurezza di questo prodotto e sulla potenziale esposizione dei consumatori. L’infettivologo Matteo Bassetti, alla guida del reparto Malattie infettive dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova, ha messo in evidenza i rischi associati al latte crudo e ha invitato a considerare attentamente le modalità di consumo.
Rischi legati al consumo di latte crudo
Il latte crudo, non sottoposto a pastorizzazione, offre un ambiente favorevole per la proliferazione di batteri e virus, tra cui l’H5N1. Bassetti ha sottolineato che negli Stati Uniti, data la recente emergenza aviaria, la vendita e il consumo di latte crudo dovrebbero essere evitati. La pastorizzazione è un procedimento che elimina molti patogeni presenti nel latte, assicurando un prodotto più sicuro per i consumatori. L’allerta è particolarmente rilevante in un contesto in cui il virus mostra segni di evoluzione e una potenziale capacità di contagiare l’uomo.
Il caso di un bambino contagiato in California è emblematico dei rischi in corso. Sebbene il contagio da aviaria sia storicamente associato agli allevatori di pollame, l’infezione di questo minore suggerisce che il virus può ora essere veicolato da altre fonti, aumentando il livello di allerta tra la popolazione. L’opinione di Bassetti rispecchia un approccio precauzionale alla salute pubblica, evidenziando l’importanza di informare correttamente il pubblico sui rischi connessi al consumo di prodotti non trattati.
La situazione attuale negli Stati Uniti
Il recente caso del bambino contagiato rappresenta un evento singolare per gli Stati Uniti, segnando il primo caso pediatrico di H5N1 nel 2024. Il virus H5N1 ha manifestato una crescita esponenziale quest’anno, con 55 casi segnalati in tutto il Paese, un dato che non si registrava dal 1997, quando il virus fu inizialmente identificato. Questo picco ha attirato l’attenzione delle autorità sanitarie, poiché ogni nuovo caso aumenta la preoccupazione riguardo alla possibile diffusione tra la popolazione umana.
L’infettivologo Bassetti ha evidenziato come l’evoluzione del virus possa portare a una maggiore vicinanza tra il patogeno e gli esseri umani. Le dinamiche attuali suggeriscono che ci sia un cambiamento nel modo in cui il virus può essere trasmesso. L’osservazione della trasmissione interumana è un’anomalia che avrebbe ripercussioni significative senza adeguate misure preventive. Questo solleva la questione sull’indice R0, ovvero il numero medio di persone che un caso infetto può contagiare. Comprendere questo valore sarà cruciale per valutare la gravità di una potenziale pandemia.
La situazione in Italia e le misure di sorveglianza
In Italia, al momento non ci sono stati segnalati casi di contagio umano da H5N1, ma il monitoraggio rimane alto. Gli ultimi focolai segnalati confermano la presenza del virus tra gli animali, e dal primo ottobre al 21 novembre sono stati identificati 19 focolai nelle regioni di Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia. Questo evidenzia la necessità di mantenere un controllo attento sulla situazione, sfruttando sistemi di sorveglianza adeguati tra gli allevatori.
Il dottor Bassetti ha fortemente raccomandato di intensificare i protocolli di sorveglianza per garantire una rapida identificazione di eventuali focolai. La corretta informazione gioca un ruolo fondamentale per prevenire situazioni di emergenza simili a quelle vissute in altri Paesi. La sfida è quella di affrontare il negazionismo e prepararsi adeguatamente per affrontare le sfide che derivano dall’evoluzione del virus H5N1, assicurando che la salute pubblica non venga compromessa.
Ultimo aggiornamento il 26 Novembre 2024 da Armando Proietti