L’amministrazione Trump valuta il possibile licenziamento del presidente della Federal Reserve nel 2018

L’amministrazione Trump valuta il possibile licenziamento del presidente della Federal Reserve nel 2018

Il governo Trump valuta la sostituzione del presidente della Federal Reserve, segnando tensioni sulla politica monetaria e sollevando preoccupazioni sull’autonomia della banca centrale e l’impatto sui mercati.
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L'articolo descrive le tensioni tra l'amministrazione Trump e la Federal Reserve nel 2018, con discussioni sulla possibile sostituzione del presidente Jerome Powell e le implicazioni politiche ed economiche di un tale cambiamento. - Gaeta.it

Il governo di Donald Trump ha cominciato a discutere la possibilità di sostituire il presidente della Federal Reserve, segnando una fase di tensioni tra l’esecutivo e la banca centrale americana. La questione è stata confermata da Kevin Hassett, allora capo del National Economic Council, durante un briefing alla Casa Bianca, senza fornire però dettagli precisi sulle tempistiche o le motivazioni approfondite di questo possibile cambio al vertice della Fed.

i segnali di frizione tra la casa bianca e la federal reserve

Già nel 2018 si erano registrate divergenze tra l’amministrazione Trump e la Federal Reserve, soprattutto riguardo alla politica monetaria. Trump aveva spesso criticato le decisioni della Fed, in particolare quelle relative ai rialzi dei tassi di interesse, che secondo lui rischiavano di frenare la crescita economica. Queste tensioni erano una novità rispetto alle amministrazioni precedenti, che tendevano a rispettare maggiore autonomia alla banca centrale.

Kevin Hassett ha ribadito che il presidente e il suo team stavano ancora valutando come muoversi, lasciando intendere che nessuna decisione era stata ancora presa. La dichiarazione pubblica ha fatto da segnale forte, visto che di solito la Casa Bianca evita di commentare direttamente sulle nomine della Fed fino a decisioni concrete.

il ruolo cruciale del capo della fed

Il presidente della Federal Reserve occupa una posizione centrale nel sistema economico degli Stati Uniti. È responsabile di decidere la politica monetaria, inclusi i tassi d’interesse e il controllo dell’inflazione, parametri che influiscono direttamente sul mercato del lavoro, sui prezzi al consumo e sulla stabilità finanziaria complessiva. Questo ruolo richiede indipendenza politica per evitare pressioni che possano compromettere decisioni basate su analisi economiche.

Nel 2018, Jerome Powell era alla guida della Federal Reserve, nominato dallo stesso Trump all’inizio del suo mandato. Nonostante questo, i rapporti tra i due si erano complicati proprio per quelle decisioni che White House percepiva come troppo restrittive o poco attente a fattori politici ed elettorali. Il dibattito sulla permanenza o meno di Powell rifletteva così un confronto più ampio sul ruolo del controllo monetario negli Stati Uniti.

possibili scenari per la successione alla fed e impatti sull’economia

Qualora Trump avesse deciso di procedere con il licenziamento di Powell, la scelta del successore sarebbe stata seguita con attenzione da mercati finanziari e analisti. Cambiare il presidente della Fed in corso di mandato è una mossa poco frequente e di solito ha ricadute immediate su borse, valuta e fiducia degli investitori.

Un cambio potrebbe aver destabilizzato temporaneamente i mercati, ma avrebbe rappresentato anche un segnale chiaro sulla volontà dell’amministrazione di avere un controllo più diretto sulla politica monetaria. Questo avrebbe potuto modificare la traiettoria dei tassi di interesse o la politica della banca centrale in modo più aderente alle linee dell’esecutivo.

Al tempo, gli esperti economici erano divisi sulle conseguenze di un possibile licenziamento. Alcuni vedevano il rischio di compromettere l’autonomia della Fed e quindi la credibilità del sistema finanziario americano. Altri ritenevano che un maggior allineamento con le scelte politiche potesse sostenere una crescita economica più robusta.

un clima politico carico e reazioni contrastanti

La discussione su un possibile licenziamento del capo della Federal Reserve è arrivata in un clima politico acceso a Washington. Diverse figure del Congresso, appartenenti sia al partito repubblicano sia a quello democratico, avevano espresso preoccupazione per una possibile interferenza politica sull’autonomia della Fed.

Allo stesso tempo, Trump e il suo staff avevano ribadito più volte il diritto della Casa Bianca di nominare o rimuovere i dirigenti della banca centrale in base alle proprie strategie. Kevin Hassett, parlando con i giornalisti, ha mantenuto toni cauti, sottolineando solo che il presidente “stava continuando a studiare la questione” senza suggerire imminenti cambiamenti.

Per i funzionari della Federal Reserve, mantenere distanza dall’esecutivo rappresentava un principio fondamentale, considerato un baluardo di stabilità per tutta l’economia americana. I segnali di tensione avevano già fatto emergere dubbi sulla tenuta di questo equilibrio, ribadendo però che la legalità delle nomine e degli eventuali licenziamenti passava attraverso canali precisi, con tempi e procedure da rispettare.

Il confronto sulla Fed si inseriva in un quadro più ampio di difesa e rivendicazione degli spazi tra potere esecutivo e istituzioni indipendenti, tema che resta sempre di grande rilievo nel dibattito pubblico e politico americano.

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