La giornalista Antonella Napoli, che sei anni fa è stata fermata in Sudan, ha scritto una lettera aperta alla collega Cecilia Sala, attualmente detenuta in Iran. Questo messaggio giunge in un periodo di crescente preoccupazione per la sua sicurezza e con il rafforzarsi delle azioni diplomatiche. In questa lettera, Napoli condivide le sue esperienze e offre conforto, sottolineando l’importanza della solidarietà e della speranza in momenti bui.
La lettera di Antonella Napoli
«Cara Cecilia, mentre ricorre il sesto anniversario del mio fermo in Sudan, sento il bisogno di condividere con te alcune riflessioni e sentimenti che spero possano esserti di conforto in questi momenti così difficili». Con queste parole, Antonella Napoli ha avviato il suo messaggio alla collega, in un contesto in cui la detenzione di Sala ha suscitato un forte dibattito sulla libertà di stampa e sui diritti dei giornalisti. Napoli, originaria di Salerno e autrice di numerosi reportage sull’Africa, ha dedicato questa lettera al sito Articolo 21. Qui, ha richiamato alla mente le sue esperienze traumatiche durante la detenzione, sottolineando le emozioni intense che una simile situazione genera.
Allude al suo stato psicologico durante l’incarcerazione, descrivendo un’esperienza segnata da angoscia e incertezze. Le sue parole sono intrise di comprensione e empatia, elementi fondamentali in un momento critico per qualsiasi giornalista che si trova in una situazione di isolamento. Le paure e le ansie che Napoli ha vissuto sei anni fa sembrano riproporsi, rendendo la sua lettera non solo un messaggio personale, ma anche un richiamo alla comunità internazionale per la salvaguardia dei diritti umani e della libertà di espressione.
La lotta e la resistenza
Antonella Napoli non si limita a rievocare il suo passato, ma enfatizza anche l’importanza della resistenza. Racconta che ciò che le ha permesso di non soccombere al terrore e alla solitudine del suo fermo è stata la consapevolezza di non essere sola. Sa bene che, mentre lei stava affrontando il suo incubo, molte persone si stavano mobilitando per chiedere giustizia e libertà. Questo senso di comunità ha funzionato come una fonte di forza, rappresentando un faro nei momenti più bui.
«Ciò che mi ha dato la forza di resistere è stata la consapevolezza intima che tante persone, come per te oggi, si stavano mobilitando per chiedere giustizia e libertà», scrive Napoli. La sua lettera si trasforma quindi in un monito per Cecilia Sala, che potrebbe trovare in questo messaggio un ulteriore motivo per rimanere forte. La solidarietà esprime la forza di una comunità di professionisti, che, pur affrontando regimi oppressivi, lotta per la verità e per la libertà di stampa. Martedì 7 gennaio, i colleghi di Napoli e Sala si riuniranno a Roma per un sit-in silenzioso in piazza Santi Apostoli, esprimendo la loro vicinanza e il loro sostegno.
Un messaggio di speranza e solidarietà
La lettera di Napoli si chiude con un’attesa di speranza. Le sue parole risuonano come un appello alla determinazione di Cecilia Sala. «Cecilia, so quanto possa essere schiacciante trovarsi in una situazione simile. Ma spero tu possa sentire e abbracciare quel legame con la grande comunità che si sta mobilitando per te». La giornalista non dimentica di sottolineare l’importanza della voce di ogni individuo, sostenendo che anche in situazioni di isolamento c’è sempre qualcuno disposto a lottare al proprio fianco.
Il messaggio è chiaro: non perdere mai la speranza. Napoli manifesta la sua sincerità nel voler riabbracciare Cecilia non solo come collega, ma anche come amica. La sua esperienza in Sudan le ha insegnato quanto possa essere dura la lotta per la libertà. Riconosce le sofferenze passate, ma invita a guardare avanti, a combattere per un futuro migliore. Il sostegno che Sala riceve in questi momenti difficili serve non solo a dare conforto, ma anche a rinsaldare un legame tra giornalisti che si battono per la verità in ogni angolo del mondo.
Ultimo aggiornamento il 6 Gennaio 2025 da Elisabetta Cina