La mostra “Sulle spalle dei giganti” offre un’affascinante connessione tra l’arte contemporanea di Costantino Nivola e le radici storiche della Sardegna, incentrandosi su capolavori neolitici e nuragici. La rassegna, che coinvolgerà il Museo Nivola di Orani e il Museo Civico Marongiu di Cabras dal 30 novembre 2023 al 25 marzo 2024, promette di esplorare la relazione tra l’artista e il suo patrimonio culturale.
Un percorso espositivo di grande impatto
L’esposizione, promossa dalla Fondazione Mont’e Prama e dalla Fondazione Nivola, si propone di mettere in risalto come i reperti della Preistoria sarda abbiano influenzato il lavoro di Nivola. Sculture, fotografie e installazioni multimediali curate dal Visual Computing Group del CRS4 accompagneranno il pubblico attraverso un viaggio che lega passato e presente. Questa iniziativa è il risultato di un lavoro di squadra tra storici dell’arte e archeologi, con la direzione di esperti come Giuliana Altea e Antonella Camarda.
I visitatori avranno l’opportunità di vedere opere che spaziano dai reperti archeologici ai capolavori di Nivola, inclusi pezzi provenienti da collezioni private degli Stati Uniti e dell’Italia. Questa fusione di antichità e arte contemporanea si presenta come un’importante occasione per riflettere sulle radici sarde di Nivola, sottolineando l’importanza di un dialogo tra le diverse epoche storiche.
L’influenza della Preistoria nell’arte di Nivola
La mostra esplora in particolare il modo in cui la Preistoria ha alimentato la creatività di Costantino Nivola. Le prime opere dell’artista, cominciate negli anni Sessanta, mostrano chiaramente la fascinazione per le forme e i simboli delle antiche culture sarde. Un’attenzione particolare è dedicata ai graffiti, che Nivola considera una fonte d’ispirazione costante. Antonella Camarda osserva come i motivi incisi sui sassi abbiano trovato spazio nelle sue sculture e nelle grandi decorazioni pubbliche, segnando un costante rimando al suo patrimonio culturale.
Il trovarci di fronte a questi dettagli storici non è solo un richiamo a ciò che è stato, ma diventa un luogo di riflessione su come la memoria collettiva si esprima attraverso l’arte. La prima sezione della mostra permette quindi di accedere a un inedito trittico di bronzo, emblematico del personale mito di Nivola e delle sue origini.
I menhir e il culto dell’acqua nella creazione di Nivola
Proseguendo nel percorso espositivo, la seconda sezione è dedicata ai menhir, antichi monoliti prenatalizzati che approfondiscono l’immaginario collettivo sardo. Questi grandi blocchi di pietra impressionarono profondamente Nivola, il quale li richiamò nei suoi “sandcast” degli anni Cinquanta e nel progetto di Piazza Satta a Nuoro del 1967. L’importanza di questi oggetti di culto nelle società antiche è data anche dalla loro forma e simbolismo, che richiamano le dimensioni sacre dello spazio.
Parallelamente, la mostra stabilisce nuovi collegamenti tra l’arte di Nivola e i pozzi sacri nuragici, monumenti fondati sulla funzione rituale dell’acqua. Carl Stein, architetto e collaboratore di Nivola, sottolinea quanto il tema dell’acqua sia centrale nelle sue opere. Le fontane, ad esempio, ritornano come elemento di forte espressione nei progetti realizzati da Nivola, sia in Sardegna che negli Stati Uniti.
Un’esperienza culturale integrata
L’intero progetto espositivo è un esempio di come le collaborazioni fra istituzioni possano dar vita a progetti che generano dialogo tra passato e presente. Anthony Muroni, presidente della Fondazione Mont’e Prama, evidenzia l’importanza di un approccio integrato che permetta una lettura rinnovata della relazione fra storia e contemporaneo.
Attraverso opere, reperti e installazioni, la mostra diventa un laboratorio di idee in cui la storia della Sardegna si arricchisce di nuove interpretazioni, stimolando il pubblico a riflettere non solo sull’identità culturale sarda ma anche sulle connessioni universali che attraversano le epoche. Espressioni artistiche e testimonianze del passato si incontrano, offrendo uno sguardo fresco e suggestivo sul patrimonio condiviso.
Ultimo aggiornamento il 7 Novembre 2024 da Donatella Ercolano