L’assistenza domiciliare integrata rappresenta un tema cruciale per garantire adeguati servizi a una popolazione in crescita, in particolare tra le persone anziane e con disabilità. Durante un recente evento svoltosi a Roma, Paolo Bandiera, direttore degli affari generali e istituzionali dell’Associazione italiana sclerosi multipla , ha evidenziato l’importanza del Piano nazionale di ripresa e resilienza come strumento fondamentale per migliorare le condizioni di accesso a tali servizi, sottolineando l’esigenza di un approccio equo e paritario in tutto il territorio nazionale.
Criticità dell’assistenza domiciliare integrata
L’assistenza domiciliare integrata fa fronte a diverse e significative criticità. Bandiera, in occasione della presentazione del report dedicato all’Adi elaborato da Salutequità, ha messo in evidenza le difficoltà di accesso che molti pazienti devono affrontare. La problematica principale risiede nel fatto che l’assistenza domiciliare, in molte situazioni, si concentra essenzialmente su prestazioni sanitarie. Queste prestazioni, però, non sempre si integrano efficacemente con quelle offerte dagli enti del terzo settore, che forniscono supporto alle famiglie e ai caregiver.
Il risultato è una frammentazione del servizio, dove le persone bisognose di assistenza possono trovarsi senza supporto adeguato. La scarsità di continuità nelle prestazioni rischia di lasciare i pazienti in una situazione di vulnerabilità, aumentando il peso sugli stessi caregiver, che spesso devono assumere un ruolo centrale nell’assistenza. Questo scenario richiede un intervento immediato e sistematico per garantire che l’assistenza domiciliare sia un supporto reale e connesso ai bisogni delle persone.
Obiettivi dell’Unione Europea e risorse necessarie
L’Unione Europea ha fissato obiettivi chiari per l’assistenza domiciliare integrata, puntando a incrementare la percentuale di assistenza per le persone over 65, dal 4% attuale a un obiettivo minimo del 10% entro il 2026. Questo rappresenta un impegno significativo e una sfida. Tuttavia, ci sono già segnali di progresso. Bandiera ha comunicato che in alcune regioni italiane, l’Adi è stata estesa per includere gruppi aggiuntivi di anziani e pazienti con disabilità, dimostrando che cambiamenti positivi sono già in atto.
Il percorso verso questo traguardo è delineato da tappe specifiche che le regioni devono seguire, rispettando gli adempimenti richiesti a livello europeo. Le risorse necessarie per garantire questi incrementi dovranno essere allocate e gestite con attenzione. Nonostante l’ottimismo, persiste un forte squilibrio territoriale tra le varie regioni italiane. Alcune di esse hanno già recepito l’intesa del 2021 riguardante l’accreditamento e l’autorizzazione delle cure domiciliari, mentre altre sono ancora in fase di adeguamento.
La necessità di approcci organizzativi efficaci
Per garantire un’implementazione efficace dell’assistenza domiciliare integrata, Bandiera ha sottolineato l’urgenza di sviluppare atti organizzativi chiari e funzionali. Questi atti saranno fondamentali per concretizzare la visione di un’assistenza efficiente e ben coordinata. Un’adeguata organizzazione è cruciale per garantire che tutte le parti coinvolte, dai professionisti della salute agli enti di assistenza sociale, lavorino insieme per offrire un supporto olistico e coordinato ai pazienti.
Senza una pianificazione strategica e uno sforzo concertato tra le diverse istituzioni, il rischio è che l’assistenza domiciliare rimanga un servizio parziale e insufficiente, incapace di rispondere pienamente ai bisogni delle persone. La responsabilità di affrontare queste sfide è grande e richiede l’impegno di tutti gli attori del sistema sanitario e sociale per garantire che l’assistenza domiciliare integrata diventi una realtà per tutti, contribuendo così a una rete di supporto più robusta e inclusiva.