Latina, dottoressa della Asl indagata per truffa: timbrava il cartellino e poi lasciava il lavoro

Latina, dottoressa della Asl indagata per truffa: timbrava il cartellino e poi lasciava il lavoro

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Secondo la Procura avrebbe simulato ore lavorative per motivi personali: interrogata dal gip, si attende la decisione sul provvedimento

Una vicenda che scuote il mondo della sanità pubblica pontina: una dottoressa in servizio presso un presidio medico nei Monti Lepini è finita sotto indagine con l’accusa di truffa aggravata ai danni del sistema sanitario nazionale. Secondo quanto emerso dalle indagini dei Carabinieri del Nas di Latina, la professionista avrebbe timbrato regolarmente il cartellino, per poi allontanarsi dal luogo di lavoro senza giustificazioni di servizio. In alcuni casi sarebbe andata a fare acquisti, in altri avrebbe fatto rientro nella sua abitazione, come documentato dalle riprese video acquisite nel corso dell’inchiesta.

I fatti risalgono al 2023 e si sarebbero verificati in modo ripetuto e sistematico, fino a far scattare l’intervento della Procura di Latina, che ha chiesto l’applicazione di una misura interdittiva nei confronti della dottoressa. Una richiesta che, al momento, è al vaglio del giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario, dopo un lungo interrogatorio svoltosi il 9 aprile.

Le accuse e la linea della difesa

Secondo gli inquirenti, la professionista avrebbe creato una falsa rappresentazione della propria presenza sul lavoro, facendo risultare un numero di ore superiori rispetto a quelle effettivamente lavorate. Un comportamento che, se confermato, configurerebbe una grave violazione del dovere pubblico e una distrazione di risorse da un comparto, quello sanitario, già sotto forte pressione.

Durante l’interrogatorio, la dottoressa ha rigettato ogni accusa, fornendo la propria versione dei fatti. Ha parlato di assenze motivate, situazioni personali temporanee e assenze sempre documentate secondo lei da giustificazioni legittime. Ora sarà il gip a dover decidere se accogliere la richiesta della Procura oppure disporre ulteriori approfondimenti.

Una ferita per il servizio sanitario locale

La notizia ha sollevato forti reazioni tra i cittadini e il personale sanitario, alimentando il dibattito su una questione delicata come quella degli assenteismi nel pubblico impiego. In un momento storico in cui il sistema sanitario locale cerca con fatica di garantire continuità e qualità nei servizi, casi simili rischiano di minarne la credibilità e di generare sfiducia nei confronti degli operatori onesti.

Il caso è destinato a far discutere anche per l’utilizzo delle tecnologie di sorveglianza, come le videocamere, nella raccolta delle prove: uno strumento che da un lato garantisce trasparenza, ma che solleva interrogativi sul confine tra controllo e tutela della privacy.

Mentre l’indagine prosegue, la comunità attende risposte e chiarezza, con l’auspicio che, al di là della colpevolezza o innocenza della persona coinvolta, possa emergere un quadro chiaro e giusto. Perché la fiducia nei servizi pubblici passa anche attraverso la trasparenza e la responsabilità individuale.

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