Nella città di Perugia, Laura Santi, cinquantenne affetta da sclerosi multipla, sta affrontando una sfida devastante per la sua vita quotidiana: la ricerca di un’assistente personale. La mancanza di supporto adeguato si è trasformata in un vero e proprio incubo per lei e il marito, costretti a lanciare un appello attraverso i social media. Laura non è solo una persona che necessita di aiuto, è anche un’attivista per i diritti di chi vive in condizioni di fragilità, impegnata nella battaglia per una legge sul fine vita.
Un appello disperato per assistenza
Laura ha descritto la sua situazione in un post che ha suscitato l’attenzione di molti. “Cerco un assistente personale per una donna di 50 anni in sedia a rotelle con sclerosi multipla grave”, ha scritto. Nel suo annuncio, ha chiarito che, sebbene non sia allettata, la sua condizione richiede un’assistenza continua. Con la mente attiva e lucida, Laura ha comunque bisogno di un sostegno per affrontare le sfide quotidiane della vita. La sua richiesta non è solo una questione di praticità, ma un appello fondamentale per garantire dignità e qualità alla sua esistenza.
Laura ha descritto come, dopo aver dovuto rinunciare all’assistenza della donna con cui si prendeva cura, sia tornata nel “peggiore degli incubi”. “Questa non è vita”, ha affermato, sottolineando l’importanza di avere accanto persone che possano fornire aiuto non solo fisico, ma anche emotivo. La sua esperienza è un chiaro esempio di quanto possa essere difficile il panorama dell’assistenza domiciliare, specialmente per chi ha patologie complesse.
Diritti e assistenza: una battaglia da combattere
Laura sostiene che la sua lotta non si limita al fine vita, ma include la necessità di vivere in modo dignitoso. “Le persone fragili hanno diritto a ricevere assistenza”, ha detto, evidenziando com’è fondamentale per chi ha bisogno di aiuto avere accesso a professionisti qualificati. Fa riferimento alla sentenza Cappato, che ha individuato nell’assistenza uno dei sostegni vitali per le persone in condizioni simili alla sua. Senza di essa, la sua vita sarebbe insostenibile.
Durante un’intervista, ha sottolineato la mancanza di figure professionali dedicate all’assistenza per patologie come la sua. “Non esiste una banca dati”, ha spiegato, lamentandosi dell’assenza di un filtro istituzionale in grado di proteggere i diritti dei disabili. La ricerca di un’assistente diventa così un percorso tortuoso, dove ci si trova a dover affrontare una giungla di offerte e disponibilità senza alcuna garanzia di qualità o competenza.
La realtà dell’assistenza domiciliare
Laura ha messo in evidenza l’attuale panorama dell’assistenza domiciliare, descritto come “meramente privatistico”. Non esistono risorse che possano guidare gli utenti attraverso questo difficile processo. Per trovare una persona adatta, Laura ha dovuto ricorrere ad annunci su piattaforme social, un metodo che, per via della complessità dell’assistenza richiesta, può risultare inefficace e frustrante. Spesso ci si trova costretti a insegnare mansioni specifiche e talvolta anche attività sanitarie, creando un carico ulteriore per chi già vive una situazione delicata.
La mancanza di supporto adeguato sta trasformando la vita di Laura in una lotta costante. “Senza assistenza, letteralmente non riesco ad andare avanti”, ha lamentato. La sua voce si fa portavoce di una questione più ampia, sollevando interrogativi cruciali sulle modalità di assistenza destinate a persone in condizioni di disabilità severa e sulla necessità di rivedere le politiche al riguardo.
Laura Santi rappresenta una realtà toccante e complessa, che invita a una riflessione profonda sulla dignità e sul diritto all’assistenza per chi vive con disabilità gravi, e il suo appello è un richiamo potente che merita ascolto e attenzione.