Il benessere psicologico, relazionale e fisico di chi lavora in smart working è maggiore rispetto ai dipendenti che lavorano in presenza o in remoto senza flessibilità o orientamento al risultato. Questo è quanto emerge da uno studio Doxa, realizzato con il Politecnico di Milano e presentato oggi da Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Smart Working e HR Innovation Practice durante il tavolo “Twin Transition e Circular Working”, che si è svolto nello spazio Copernico di Phygiwork a Roma. Corso ha aggiunto che, anche dal punto di vista della valutazione da parte del proprio capo, il giudizio per i lavoratori in smart working è superiore rispetto alle altre tipologie di lavoro.
Prestazioni superiori per chi lavora in smart
Secondo il report, realizzato su un campione di 800 lavoratori, il rendimento del 37% dei dipendenti in smart working è valutato sopra le aspettative, mentre solo il 17% dei lavoratori in presenza raggiunge lo stesso livello di valutazione. Nel 2023, in Italia, si registravano oltre 3,5 milioni di lavoratori non in sede. Corso ha sottolineato che siamo di fronte a un bivio: se i modelli di lavoro si evolvono, devono cambiare anche gli spazi, poiché esiste una correlazione positiva tra lavoro in spazi smart, benessere ed engagement delle persone.
Il tavolo “Twin Transition e Circular Working”
Il tavolo, organizzato da Consenso Europa, ha visto la partecipazione di rappresentanti di aziende, associazioni, multinazionali ed esponenti della Commissione Lavoro alla Camera. Andrea Volpi, deputato di Fratelli d’Italia, ha sottolineato l’importanza di non trascurare la sostenibilità economica per le imprese. Chiara Tenerini, di Forza Italia, ha evidenziato la sfida di trasferire questi nuovi modelli di lavoro all’interno delle micro imprese italiane. Valentina Barzotti, del Movimento Cinque Stelle, ha posto l’accento sulla necessità di mettere al centro del cambiamento le persone, permettendo ai giovani di avere un lavoro che non sia solo di sopravvivenza.
Una nuova architettura del lavoro
Cesare Damiano, Presidente dell’Associazione Lavoro&Welfare, ha evidenziato la richiesta da parte delle nuove generazioni di conciliare i tempi di lavoro con quelli della vita. Rispetto ai tempi passati, ha osservato che ci troviamo di fronte a una trasformazione antropologica che richiede la creazione di una nuova architettura del lavoro. Questo cambiamento riguarderà gli spazi, lo smart working e l’utilizzo delle nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale.
Prospettive future e azioni da intraprendere
Roberto Guida, amministratore delegato di Phygiwork, ha prospettato quattro azioni fondamentali per affrontare al meglio i cambiamenti: ridisegnare gli spazi in un’ottica di flessibilità e attrattività, investire in tecnologie digitali per una work experience più coinvolgente, proporre iniziative finalizzate al Generation Management e avviare azioni mirate alla disseminazione delle pratiche ESG e dei relativi benefici.
In conclusione, lo smart working rappresenta non solo una modalità di lavoro più flessibile e orientata al risultato, ma anche un’opportunità per migliorare il benessere psicologico, relazionale e fisico dei lavoratori, creando un ambiente più produttivo e sostenibile.