Le incertezze di Co.ge.fa: il TAR Piemonte conferma l’interdittiva antimafia

Co.ge.fa, gigante delle infrastrutture nel nord Italia, affronta un’interdittiva antimafia che ne blocca le operazioni e mette a rischio oltre 1.600 posti di lavoro, mentre attende il ricorso al Consiglio di Stato.
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Le incertezze di Co.ge.fa: il TAR Piemonte conferma l'interdittiva antimafia - Gaeta.it

La situazione di Co.ge.fa, colosso delle infrastrutture nel nord Italia, si complica ulteriormente a causa di un provvedimento di interdittiva antimafia emesso dalla Prefettura di Torino. Questa decisione, risalente al 15 ottobre, è stata recentemente confermata da un’ordinanza del TAR del Piemonte, rafforzando le misure che impediscono all’azienda di partecipare a gare pubbliche e di continuare le proprie operazioni. La società ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato, ma al momento l’interdittiva rimane in vigore.

La decisione del TAR e le ripercussioni su Co.ge.fa

Il TAR del Piemonte ha finalmente emesso un pronuncia chiara sulla situazione di Co.ge.fa, ancorando definitivamente l’interdittiva che mette a rischio l’operatività della società. Le motivazioni della Corte hanno ribadito l’importanza di mantenere misure cautelari in presenza di sospetti di infiltrazione mafiosa, un principio avallato dagli attuali vertici della Prefettura. Queste decisioni hanno avuto immediati effetti su Co.ge.fa, che si trova in una posizione di stallo, incapace di avviare nuovi lavori e rischiando di perdere contratti chiave.

In previsione della situazione critica, Carlo Merani, legale della società, ha immediatamente dichiarato che l’azienda intende presentare ricorso al Consiglio di Stato per contestare il decreto. Il futuro di Co.ge.fa, a partire dalla conferma dell’interdittiva, è ora legato alle decisioni dei tribunali superiori.

Un aspetto significativo della questione è che, mentre la società attende risposte, la Prefettura ha già iniziato a nominare commissari straordinari per gestire le opere pubbliche strategiche, ciò implica che non ci sia la possibilità di rimanere in sospeso. Le segnalazioni di incarichi interrotti da parte dei principali committenti, come Telt e Anas, rendono ancora più tangibile la gravità della situazione.

L’inchiesta Echidna e le accuse di infiltrazione mafiosa

L’interdittiva antimafia si basa su un’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino nota come “Echidna“, che ha portato alla luce di presunti legami tra Co.ge.fa e gruppi mafiosi. L’operazione ha evidenziato una rete di collegamenti tra l’azienda, i nomi di spicco della criminalità calabrese e le dinamiche di corruzione nei settori degli appalti pubblici.

Tra i principali coinvolti vi è Roberto Fantini, ex dirigente di Co.ge.fa, che si trova attualmente in una situazione legale precaria. L’inchiesta ha fatto emergere collegamenti storici con figure della malavita, inclusa la famiglia Pasqua, nota per i suoi legami con la ’ndrangheta. È precisamente su queste basi che è stata giustificata l’adozione dell’interdittiva, basata su un “rischio probabile” di infiltrazione mafiosa, un concetto ben diverso dalla certezza richiesta in un contesto penale.

Le ricadute della pubblicazione dell’inchiesta non si limitano a Co.ge.fa; si estendono a tutti i soggetti economici e politici coinvolti, portando alla luce le interconnessioni tra la mafia e l’imprenditoria locale. Diverse personalità politiche hanno avuto le scorte sull’indagine, ponendo ulteriori interrogativi su come la criminalità organizzata sia riuscita a infiltrarsi in ambiti di rilevanza pubblica e collettiva.

La risposta di Co.ge.fa e l’impatto sul settore delle infrastrutture

In una nota ufficiale, Co.ge.fa ha ribadito la propria volontà di difendersi da questi provvedimenti e ha espresso preoccupazione per il benessere economico dei propri dipendenti, oltre che per la reputazione dell’azienda. Con oltre 1.600 posti di lavoro coinvolti tra personale diretto e indotto, la situazione si presenta delicata non solo per l’azienda ma per l’intero settore delle infrastrutture.

Nonostante l’accusa di interconnessioni mafiose, Co.ge.fa sostiene di operare nel pieno rispetto delle normative vigenti e ha informato di aver avviato azioni legali per la tutela dei propri diritti. La continuità delle opere in corso è essenziale non solo per la società ma anche per il sistema economico locale, che dipende fortemente da grandi appalti pubblici.

Ora la società si trova a un bivio fondamentale: riuscire a ribaltare la situazione attraverso i tribunali e tornare alla normalità, o rimanere bloccata in un iter burocratico e giudiziario potenzialmente infinito. La sua posizione importante nel settore rende la questione rilevante non soltanto per Co.ge.fa, ma per l’intero ecosistema delle costruzioni in Piemonte e non solo.

Co.ge.fa: un gigante delle costruzioni al centro delle polemiche

Fondata negli anni ’70 da Teresio Fantini, Co.ge.fa nel tempo è diventata un punto di riferimento nel settore delle costruzioni, con un fatturato che supera i 214 milioni di euro. Specializzata in opere significative come il tunnel Tenda bis e interventi per l’alta velocità ferroviaria, la sua reputazione è stata messa a dura prova dalla crescente attenzione su legami problematici con ambienti mafiosi.

Oltre alle sue storiche attività, l’azienda ha investito in progetti di grande portata, con l’ambizione di consolidare la propria immagine a livello internazionale e nazionale, di fronte a eventi come l’alluvione del 2020 che ha messo a dura prova le capacità operative.

Attualmente, Co.ge.fa ha intrapreso un percorso di difesa da un’accusa grave e complessa, lasciando tutti gli appassionati e analisti in attesa di sviluppi solidi e di un possibile aggiornamento sulla situazione operativa. Le scelte che saranno fatte in questo periodo cruciale determineranno il futuro non solo dell’azienda e dei suoi lavoratori, ma anche degli appalti pubblici in Italia.

Ultimo aggiornamento il 23 Novembre 2024 da Sofia Greco

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