Le organizzazioni agricole del Lazio chiedono interventi urgenti per il settore del latte di bufala

La crisi del latte di bufala nel Lazio preoccupa allevatori e organizzazioni agricole, che chiedono interventi urgenti per salvaguardare un’eccellenza agroalimentare minacciata da calo della domanda e instabilità economica.
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Le organizzazioni agricole del Lazio chiedono interventi urgenti per il settore del latte di bufala - Gaeta.it

La situazione del settore del latte di bufala nel Lazio è sempre più critica e preoccupante, secondo le organizzazioni di categoria come Confagricoltura, Cia e Copagri. Gli allevatori segnalano una crisi che minaccia la sopravvivenza di molte aziende produttrici, e chiedono interventi concreti e tempestivi da parte della Regione per evitare ripercussioni irreversibili su un’eccellenza dell’agroalimentare italiano. La presunta eccedenza di prodotto dovuta al calo della domanda ha innescato un effetto domino che potrebbe pregiudicare il futuro di un’importante filiera.

Crisi del settore: le cause alle spalle di un allarme

Il periodo attuale è caratterizzato da un forte calo della domanda di latte di bufala, messo in evidenza dai produttori e dalle organizzazioni di rappresentanza del settore. Questa situazione ha portato alcuni trasformatori a interrompere il ritiro del latte, creando un’instabilità che sta impattando duramente sulle aziende locali. “Ci troviamo di fronte a un momento davvero critico, e il rischio è che molti allevamenti non riescano a sostenere questa crisi,” affermano i rappresentanti di Confagricoltura, Cia e Copagri. La mancata possibilità di vendere il prodotto rappresenta una problematica non solo economica, ma anche sociale e culturale, considerando il valore del latte di bufala nel panorama gastronomico italiano.

Il valore del latte di bufala in Lazio e l’impatto sull’economia locale

Il Lazio è uno dei principali distretti produttivi di latte di bufala in Italia, con oltre 352 allevamenti che registrano una popolazione di circa 70.000 capi. La produzione giornaliera supera i 1.000 quintali, un contributo significativo non solo per l’economia locale, ma anche per l’immagine del made in Italy nel mondo. Gli allevatori sottolineano come la qualità del prodotto non sia mai stata messa in discussione e che la filiera ha storicamente rappresentato un esempio di innovazione e sostenibilità. Tuttavia, la crisi attuale minaccia di erodere questi successi. “La possibile introduzione di latte congelato dall’estero per compensare la carenza di prodotto nazionale rappresenterebbe una minaccia diretta alla genuinità del nostro latte di bufala,” affermano i rappresentanti delle organizzazioni, ribadendo che il rispetto dell’artigianalità è fondamentale per la fiducia dei consumatori.

Le richieste urgenti delle organizzazioni agricole

In considerazione della grave emergenza, Confagricoltura, Cia e Copagri hanno formalizzato la richiesta di un incontro urgente con l’assessore all’Agricoltura Giancarlo Righini. L’obiettivo è mettere in campo strategie condivise per garantire la continuità delle aziende del settore latte di bufala. Potenziare i controlli sul rispetto delle normative e sull’osservanza dei tempi di pagamento, che devono rimanere fissati a 30 giorni dal conferimento del latte, è uno dei punti cruciali dell’agenda proposta. “È fondamentale che le aziende agricole possano operare in condizioni sostenibili per garantire non solo la loro esistenza, ma anche la qualità del prodotto finale,” affermano i rappresentanti agricoli, esprimendo fiducia nella pronta collaborazione con l’assessorato.

Attenzione della Regione e prospettive future

L’assessore Righini è stato descritto come un interlocutore attento alle esigenze del mondo agricolo. Le organizzazioni del Lazio sono ottimiste riguardo a una possibile risposta tempestiva e concreta da parte della Regione. “Abbiamo bisogno di soluzioni pratiche e reali,” sottolineano le sigle, mentre si preparano ad aggiornare i propri associati sulle evoluzioni derivate dall’incontro con l’assessore. Il futuro del latte di bufala in Lazio è una priorità da non sottovalutare per salvaguardare non solo le aziende locali, ma anche l’industria agroalimentare nazionale.

Ultimo aggiornamento il 7 Ottobre 2024 da Sofia Greco

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