Le attuali tensioni commerciali tra l’Unione Europea e l’amministrazione Biden, ereditate dalle politiche di Trump, sollevano interrogativi su come Bruxelles possa rispondere alle eventuali nuove tariffe imposte dagli Stati Uniti. Con il desiderio di trovare un compromesso, i leader europei si preparano a strategie che potrebbero includere misure punitive mirate a settori specifici, garantendo così una risposta fermamente equilibrata.
Le proposte di ritorsione: servizi colpiti
Uno degli aspetti chiave in fase di esame riguarda i servizi, un’area nella quale l’Unione Europea presenta un deficit. I dati raccontano che, nel 2023, gli Stati Uniti hanno accumulato un surplus di 104 miliardi di euro nel settore dei servizi, mentre l’Europa ha registrato un grosso deficit commerciale nei beni, con un bilancio negativo di 155,8 miliardi di euro. Un diplomatico presente a Bruxelles ha evidenziato che colpire i servizi potrebbe costituire una risposta strategica efficace.
Considerando questo contesto, l’Unione Europea potrebbe avvalersi del nuovo regolamento anti-coercizione, approvato nel corso del 2023, che consente di applicare ritorsioni a paesi che adottano misure punitive. Questo strumento legislativo è stato concepito in risposta a situazioni come quello del conflitto tra Cina e Lituania, dove il primo ha preso provvedimenti economici contro il secondo a causa delle sue interazioni con Taiwan.
Big Tech nel mirino dell’Europa
L’Unione Europea sta valutando di colpire le grandi aziende tecnologiche americane in caso di dazi commerciali. Questo approccio potrebbe manifestarsi attraverso l’adozione di misure che revocano la protezione dei diritti di proprietà intellettuale. Tra le azioni presunte, si contempla la sospensione della possibilità di sfruttare commercialmente i loro servizi online, come nel caso della musica in streaming. Tali misure mirerebbero a colpire una delle aree più lucrative per le aziende tecnologiche, come ad esempio Amazon e Google, le quali hanno un significativo impatto sull’economia globale.
Le agenzie stampa locali sottolineano che la Commissione Europea sta riflettendo anche sull’utilizzo di un regolamento del 2021, pensato per affrontare le situazioni di conflitto commerciale. Questo regolamento consente di introdurre misure economiche quali dazi, restrizioni quantitative e misure nel settore degli appalti pubblici, nel caso in cui un partner commerciale adotti decisioni considerate illegali.
Le sfide dell’Organizzazione Mondiale del Commercio
Una delle difficoltà principali che Bruxelles deve affrontare è l’impossibilità di interpellare l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Il boicottaggio da parte degli Stati Uniti nei confronti dell’OMC ha reso complicato l’accesso a questo organismo per discutere di dispute commerciali. Di fronte a tale impasse, l’Unione Europea sta esplorando misure alternative attraverso il già menzionato regolamento del 2021.
Questo strumento giuridico permette di introdurre contromisure economiche significative, agendo direttamente sulle relazioni commerciali in caso di misure ritenute illegittime. Tale approccio offre a Bruxelles la possibilità di mantenere una certa autonomia nel gestire le tensioni commerciali, bypassando le procedure che coinvolgono l’OMC, e creando così un proprio spazio di manovra.
Il contesto attuale evidenzia quindi come l’Unione Europea stia cercando di prepararsi a una potenziale escalation nei dazi, con un piano strategico che mira a salvaguardare i propri interessi economici senza trascurare la possibilità di un dialogo costruttivo con gli Stati Uniti. Attentamente osservata sarà l’evoluzione degli eventi, che potrebbero segnare un nuovo capitolo nelle relazioni commerciali transatlantiche.