Nel 2023, la propensione degli italiani a donare denaro a organizzazioni benefiche ha subito un lieve calo, scendendo dall’12,8% del 2022 all’11%. Queste informazioni emergono dalla settima edizione del rapporto annuale ‘Noi doniamo‘, redatto dall’Istituto italiano della donazione e presentato in occasione del prossimo Giorno del Dono, promosso da Bper Banca. Anche se la diminuzione nel numero di donatori è evidente, è fondamentale analizzare il contesto e i fattori che influenzano questo fenomeno.
Dinamiche delle donazioni negli anni recenti
L’analisi delle tendenze relative alle donazioni in Italia negli ultimi anni presenta una narrativa complessa. Nel 2020, la crisi pandemica ha generato una risposta solidale senza precedenti, spingendo molte persone a contribuire economicamente. Tuttavia, nel 2021, si sono registrate difficoltà sia sul fronte economico che per quanto riguarda il volontariato. Il 2022 ha mostrato i primi segnali di ripresa, con un ritorno parziale alla normalità. Questo andamento è rilevato dalla relazione, che sottolinea come nel 2023 l’atteggiamento verso le donazioni si stia gradualmente stabilizzando, ma i livelli di generosità rimangono lontani dai picchi pre-pandemia.
Ivan Nissoli, presidente dell’IID, ha messo in evidenza che il calo nelle pratiche di donazione non è sintomo di una diminuita cultura del dono, ma piuttosto è la manifestazione di un’evoluzione nei modi in cui le persone scelgono di contribuire, esortando a combattere l’astensionismo e a trovare nuove forme di partecipazione nel tessuto sociale. È essenziale cogliere questo cambiamento per stimolare una maggiore coesione nella comunità e incentivare gli italiani a mettere in atto contributi significativi.
Un aumento delle donazioni informali
Nonostante il calo documentato da Istat riguardo i donatori formali, un report di Bva Doxa mette in evidenza un trend positivo nel settore delle donazioni informali, che sono aumentate del 5%. Queste donazioni non passano attraverso le ONG, ma rappresentano gesti di generosità spontanea, come l’elemosina o la partecipazione a collette per emergenze. Inoltre, si è riscontrata una diminuzione del 4% nei non donatori, che sono passati dal 37% del 2022 al 33% nel 2023, segnalando un incremento dell’impegno economico verso cause sociali.
Un’analisi demografica delle donazioni rivela che il picco di generosità si registra tra le persone di età compresa tra i 45 e i 74 anni, mentre la fascia d’età più giovane, quella tra i 14 e i 24 anni, mostra meno del 5% di donatori. Queste discrepanze sottolineano l’importanza di promuovere la cultura del dono tra le nuove generazioni per garantire un futuro di solidarietà nel Paese. La differenza geografica è altrettanto palpabile; chi vive nelle regioni del nord-est ha una propensione molto più alta a fare donazioni rispetto a chi risiede nel sud Italia.
Fattori socio-culturali e educativi che influenzano le donazioni
Le diverse inclinazioni verso la generosità non sono solo una questione di età o localizzazione geografica, ma sono anche influenzate dal livello di istruzione. Le statistiche rivelano che il 22,8% dei laureati si dichiara propenso a donare a organizzazioni non profit, contro solamente il 5,3% di coloro che hanno solo la licenza media. Le cause più sostenute dagli italiani comprendono in prima posizione la ricerca medico-scientifica , seguita dagli aiuti umanitari e dalle emergenze, come quella legata all’Ucraina , e infine la lotta alla povertà in Italia .
Queste cifre suggeriscono che l’educazione svolge un ruolo cruciale nella consapevolezza e nella volontà di donare, evidenziando la necessità di campagne di sensibilizzazione che si rivolgano specificamente ai giovani e ai meno istruiti. L’istruzione superiore sembra quindi essere un catalizzatore significativo per un maggiore coinvolgimento nelle cause sociali e per la solidarietà collettiva.
Le sfide future per il settore delle donazioni
Nel monitoraggio delle organizzazioni non profit da parte dell’Istituto italiano della donazione e Csvnet, si riscontra una sostanziale stabilità nel numero delle ONG, sebbene sia emerso un calo nelle raccolte fondi. Nella survey condotta su 347 organizzazioni, solo il 32% ha notato un aumento nella raccolta, mentre il 21% ha registrato una diminuzione. Le donazioni liberali dagli individui continuano a costituire la fonte principale di entrate, ma il 5×1000 sta guadagnando sempre più importanza, aumentando dal 31% al 39% nel 2022.
Riguardo all’impatto della popolarità di figure pubbliche e influencer nel mondo delle donazioni, si segnala un intervento significativo del caso Ferragni, che ha avuto un effetto piuttosto contenuto per il 92% delle organizzazioni monitorate. Solo il 5% ha lamentato conseguenze negative, con un maggiore impatto sui donatori privati. L’osservazione di Caritas Italiana sottolinea un cambiamento culturale che riflette la nuova relazione tra enti non profit e donatori, anticipando una maggiore attenzione agli aspetti economici e strategici in questi rapporti.
Ultimo aggiornamento il 26 Settembre 2024 da Marco Mintillo