La questione della ricostruzione post terremoto in molti centri dell’Aquila continua a presentare problematiche inaspettate, nonostante gli ingenti investimenti e gli sforzi profusi nei processi di riqualificazione. Uno degli aspetti più critici riguarda il destino delle abitazioni ristrutturate, spesso lasciate vuote dai nuovi abitanti. Questa situazione preoccupa non solo gli amministratori locali ma anche gli esperti di urbanistica, poiché contribuisce a mantenere il fenomeno dello spopolamento in aree già colpite da un calo demografico ben prima del sisma del 2009.
La rinascita ma non per tutti: il nodo delle seconde case
Raffaello Fico, ingegnere napoletano e responsabile dell’Ufficio speciale per la ricostruzione dei Comuni del Cratere, fa luce sulla problematica delle case riconsegnate. Anche se le abitazioni sono state ricostruite, sistemate e rese sicure dal punto di vista sismico, spesso rimangono disabitate. Una buona parte di esse è costituita da seconde o terze case, utilizzate solo sporadicamente durante i mesi estivi. Questa realtà non facilita un’inversione di tendenza rispetto all’emorragia di residenti che ha contraddistinto la regione.
Nel tentativo di attirare nuovi residenti, alcuni comuni hanno avviato progetti innovativi volti a promuovere il ritorno di persone attraverso politiche di coesione sociale. Tuttavia, il problema è che le nuove famiglie faticano a trovare un alloggio adeguato. Ci sono numerose case ristrutturate in vendita o affitto, ma molte risultano inaccessibili per i prezzi considerati eccessivi rispetto al mercato locale.
La difficoltà di affittare o vendere: un enigma da risolvere
Nonostante l’imponente opera di ricostruzione, i cittadini locali e i nuovi potenziali abitanti si trovano di fronte a un paradosso: case nuove e sicure, cadute nel dimenticatoio del mercato immobiliare. Le abitazioni rimangono vuote a causa di due fattori principali: prezzi fuori mercato e una domanda abitativa che stenta a decollare. Le richieste economiche elevate scoraggiano i potenziali residenti, che si trovano di fronte a una scelta limitata di opzioni.
Fico sottolinea che questa situazione non è solo un problema economico, ma anche di carattere sociale ed etico. La ricostruzione ha previsto l’uso di fondi pubblici, e sebbene le nuove abitazioni rappresentino un miglioramento per le aree colpite, la loro effettiva utilizzazione rimane un tema centrale. È essenziale affrontare questa questione in maniera integrata, considerando non solo il recupero degli edifici ma anche il modo con cui essi possano diventare nuovamente vivibili e attraenti per i residenti.
Modelli di coordinamento: la risposta dei comuni del cratere
L’Ufficio speciale per la ricostruzione ha iniziato a creare strategie per affrontare le sfide legate alla riqualificazione delle abitazioni. Un elemento chiave è stato il modello organizzativo sviluppato durante il processo di ricostruzione. Le comunità all’interno del cratere sismico si sono unite in otto aree omogenee, ognuna sotto la guida di un sindaco coordinatore.
Il Tavolo di coordinamento, presieduto dal sindaco di Pizzoli, Gianni Anastasio, gioca un ruolo cruciale nel riorientare le politiche abitative verso soluzioni concrete e sostenibili. In questo contesto, si punta a costruire un nuovo rapporto tra la cittadinanza e le istituzioni, dove la collaborazione è l’elemento fondamentale per promuovere una rinascita effettiva delle comunità locali.
L’approccio integrato tra i vari comuni e l’Amministrazione si propone di non solo abbellire la zona ma anche di ripristinare un tessuto sociale e economico che favorisca finalmente il ritorno di una popolazione stabile e attratta dalle migliorie fatte in questi anni. Grande è la sfida che rimane da affrontare, ma i primi segnali muovono verso una direzione che, almeno nei propositi, vogliono vertere al contenimento dello spopolamento e alla rinascita delle comunità colpite.
Ultimo aggiornamento il 15 Dicembre 2024 da Sara Gatti