Il fenomeno delle ‘momfluencer’ e ‘dadfluencer’ è in forte espansione, suscitando dibattiti aperti sui confini della privacy e sull’utilizzo dei propri figli nei contenuti pubblicati. Recenti studi rivelano che molti genitori, attratti dalla possibilità di monetizzare la loro esperienza genitoriale, condividono frequentemente immagini dei loro bambini. Questa pratica, sebbene possa sembrare innocente, solleva interrogativi sulla formazione dell’identità digitale dei minori e sull’influenza economica dei social media.
La crescente popolarità delle mamme influencer
Il concetto di ‘momfluencer’, ovvero mamme che utilizzano i social media per condividere la loro esperienza di maternità , è diventato centrale nel panorama digitale attuale. Secondo Selvaggia Lucarelli, esperta nel settore, vi è una tendenza ben definita tra queste influencer: utilizzare la maternità come strumento per attrarre follower e, di conseguenza, opportunità di guadagno. Le piattaforme social sono piene di profili intitolati ‘Mamma di tre figli’ o ‘Papà di quattro figli’, presentando contenuti che ruotano intorno alla vita familiare.
Uno studio pubblicato su ‘Plos One’ evidenzia come in oltre tre post su quattro delle mamme influencer analizzate compaiano i figli. Quasi il 50% di questi contenuti è anche pubblicità . Sebbene alcuni profili possano iniziare con intenti diversi, una volta che arriva la gravidanza, la narrativa cambia e si concentra sulla maternità , che risulta più accattivante per il pubblico. Le statistiche sugli ‘engagement’ dimostrano che i post familiari generano maggiori interazioni rispetto ad altri contenuti, evidenziando un chiaro legame tra visibilità online e opportunità di monetizzazione.
I risvolti economici della condivisione familiare
L’analisi di Lucarelli chiarisce che la pratica di mostrare i propri bambini nei post si traduce direttamente in guadagni. Quando i genitori pubblicano contenuti che includono i loro bambini, il valore commerciale di questi aumenta notevolmente. Un post che mostra un momento della vita quotidiana, come costruire un castello di sabbia al mare, può generare più ‘like’ rispetto ad un post più generico. Questo aumento di interazioni si traduce in una maggiore visibilità e, di conseguenza, in opportunità di sponsorizzazione più lucrative.
Oltre alle sponsorizzazioni dirette, i post con bambini offrono un valore di engagement elevato, aumentando il valore del profilo complessivo. Negli scambi economici dei social media, una pagina con sei milioni di interazioni vale di più rispetto a una con due milioni. Il mercato dei contenuti digitali è in forte crescita, e il modo in cui i bambini vengono incorporati in questa narrativa è diventato un tema di discussione centrale.
Le problematiche legate alla privacy dei minori
Una delle principali preoccupazioni sollevate è quella della privacy dei bambini. Lucarelli sottolinea la necessità di una legislazione che offra una maggiore protezione ai minori esposti online. Molti genitori sembrano, in effetti, trasformare i loro figli in “prodotti”, condividendo ogni aspetto della loro vita per guadagnare visibilità . Specialmente nei casi in cui il contenuto condiviso è imbarazzante, vi sono preoccupazioni riguardo le ripercussioni future che i bambini potrebbero subire.
Condividere immagini intime e momenti privati può portare a situazioni di bullismo e di disagio per i bambini, che potrebbero non avere il potere di decidere riguardo la loro esposizione. Lucarelli fa notare che, al di là delle scelte occasionali di pubblicare foto, la trasformazione della vita di un bambino in un prodotto digitale è un processo irreversibile. Spesso, contenuti imbarazzanti o intimi possono giungere a una vasta audience, mettendo a rischio la serenità dei minori e causando danni psicologici.
La situazione legale attuale e possibili miglioramenti
Un aspetto rilevante emerso dallo studio è l’assenza di leggi specifiche che regolino l’uso delle immagini dei bambini da parte degli influencer. In Francia, esistono leggi che conferiscono ai bambini un “diritto all’oblio”, permettendo loro di richiedere la rimozione dei contenuti. Lucarelli evidenzia che, sebbene sia possibile rimuovere un contenuto dai social media, le immagini possono comunque riemergere su altre piattaforme o attraverso segnalazioni. Questo porta a questioni complesse legate all’irreversibilità delle scelte fatte dai genitori.
L’esperta esorta a sviluppare regole più stringenti che tutelino i diritti dei bambini e garantiscano una maggiore protezione. L’idea è che i genitori non debbano avere il diritto di esporre i propri figli senza considerare le implicazioni a lungo termine. Osservazioni di questo tipo si pongono in contrasto con il rigoroso codice etico che i giornalisti seguono quando pubblicano contenuti riguardanti minori, evidenziando una disparità significativa tra le due discipline.
I risultati dello studio evidenziano l’importanza di affrontare queste questioni in modo proattivo, esaminando le pratiche attuali e adottando misure legislative per proteggere i più vulnerabili nel panorama digitale. La crescente monetizzazione legata ai social media rende sempre più urgente una riflessione profonda sull’uso delle immagini dei bambini da parte dei genitori influencer.
Ultimo aggiornamento il 15 Gennaio 2025 da Marco Mintillo