Francesca, oggi 65enne e in pensione, riporta un episodio drammatico vissuto quando aveva appena 21 anni, all’epoca segnato da una molestia subita da un uomo di potere. Questo racconto, emerso in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, rappresenta una testimonianza profonda degli abusi che molte donne affrontano. La memoria di quel momento, ben impressa nella sua mente, continua a influenzare la sua vita e la sua percezione della sicurezza.
L’episodio traumatico
Francesca ricorda quel giorno con dettagli vividi. Era nel suo ufficio, un luogo che avrebbe dovuto essere sicuro, quando si trovò intrappolata da un uomo potente. La porta era chiusa a chiave, e l’intenzione di quell’uomo era chiara: voleva approfittarsi della sua impotenza. “Quando capii le sue vere intenzioni, corsi verso la porta,” racconta. Ma la chiave non era presente, creando un senso di claustrofobia e panico. La richiesta di un bacio da parte del molestatore la fece sentire completamente vulnerabile, un’esperienza che l’ha segnata nel profondo. La paura la bloccò in un momento in cui avrebbe dovuto avere il diritto di difendersi.
Francesca aggiunge che dopo quell’episodio, la prima reazione fu quella di fuggire. “Scappai lontano, ferita e scioccata,” ricorda con un tremore nella voce, rivivendo quell’incubo. Nonostante il torto subito, decise di non denunciare l’accaduto, una scelta che continua a pesare sulla sua coscienza: “Forse sbagliando, anzi sicuramente sbagliando.” Questo silenzio è rappresentativo della lotta interna che molte donne affrontano nel decidere se rendere pubblici i propri traumi.
Un cammino segnato da altre esperienze
Oggi Francesca si definisce una “miracolata,” una donna che è riuscita a scampare a una situazione potenzialmente devastante. La riflessione sul suo vissuto non si limita a quel singolo episodio. Nelle sue parole troviamo il riconoscimento di altre esperienze simili, in cui ha dovuto difendere la sua dignità. “Ho dovuto affrontare situazioni simili in diverse occasioni,” dice, sottolineando come il comportamento aggressivo di uomini in posizioni di potere possa prevaricare e intimidire.
La violenza, in tutte le sue forme, trova terreno fertile nel silenzio e nella paura. Francesca evidenzia che l’atteggiamento arrogante di alcuni uomini è spesso la causa di questo clima di sudditanza e vulnerabilità. La forza che riesce a emanare dal suo racconto è quella di chi ha vissuto e superato esperienze dolorose, ma resta un messaggio di allerta per tutte le donne.
La lotta per il rispetto e la dignità
Nel suo discorso, Francesca non cerca di rivendicare cliché o stereotipi, ma piuttosto riafferma il diritto fondamentale di ogni donna al rispetto della propria integrità. La sua conclusione è un appello forte e chiaro: “La donna va rispettata nella sua integrità psico-fisica. Punto.” Un invito a tutte le donne a non chiudersi nel silenzio.
La sua esortazione è di ribellarsi alla violenza e di denunciare qualsiasi abuso. “Non abbassate lo sguardo,” invita, esortando le giovani e le donne di tutte le età a trovare il coraggio di affrontare questi momenti bui. Francesca porta con sé la forza e l’umanità di chi è sopravvissuta e che ora si fa portavoce di una condizione femminile ancora troppo spesso sottovalutata. Le sue parole rappresentano un chiaro richiamo alla comunità a lavorare insieme per garantire che nessuna donna debba mai sentirsi nuovamente prigioniera.
Ultimo aggiornamento il 25 Novembre 2024 da Sara Gatti