L'evoluzione della pubblica amministrazione: dalla sussidiarietà alla new public governance

L’evoluzione della pubblica amministrazione: dalla sussidiarietà alla new public governance

L’articolo analizza l’evoluzione della governance pubblica, evidenziando i modelli statalista, efficientista e la New Public Governance, con un focus sulla partecipazione attiva dei cittadini e il principio di sussidiarietà.
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L'evoluzione della pubblica amministrazione: dalla sussidiarietà alla new public governance - Gaeta.it

Il tema della governance pubblica si fa sempre più centrale nel dibattito sull’efficienza dei servizi e sull’importanza della partecipazione attiva dei cittadini. Nel contesto attuale, un articolo del 2006 di Stephen P. Osborne delinea tre modelli distintivi che caratterizzano la Pubblica Amministrazione e la gestione dei beni e servizi pubblici. In questo approfondimento, esploreremo le implicazioni di questi modelli, con particolare attenzione allo sviluppo del principio di sussidiarietà e all’emergere della New Public Governance.

Modelli di governance nella pubblica amministrazione

Negli ultimi decenni, la Pubblica Amministrazione ha subito cambiamenti significativi nel modo in cui gestisce la produzione di servizi pubblici. Il primo modello, noto come “statalista”, risale ai contesti di welfare tradizionali. Qui lo Stato è considerato l’unico custode del bene comune, assumendo la piena responsabilità della fornitura di servizi e beni. Questo approccio ha storicamente garantito la centralizzazione e il controllo statale.

Negli anni Ottanta, tuttavia, ha fatto il suo ingresso il modello “efficientista”, introdotto dal New Public Management. Questa nuova filosofia ha promosso una maggiore esternalizzazione dei servizi, portando a una competizione tra i diversi fornitori e riducendo il ruolo del terzo settore a un mero erogatore a basso costo. Sebbene questa transizione avesse come obiettivo l’efficienza, ha anche posto interrogativi sull’approccio utilizzato e sull’impatto delle decisioni sui soggetti coinvolti.

A partire dagli anni Novanta, si è aperto un dibattito sulla necessità di coinvolgere attivamente il terzo settore nella programmazione e implementazione delle politiche sociali locali. Questa riflessione ha trovato riconoscimento ufficiale nella Legge 328/2000, che ha promosso una gestione più inclusiva e partecipativa. Tuttavia, l’evoluzione più attuale ha visto l’emergere di un nuovo modello: la New Public Governance. Questo approccio colloca l’accento sulla pluralità dei soggetti coinvolti e sulla costruzione di relazioni fiduciarie tra le istituzioni pubbliche e il terzo settore.

L’amministrazione condivisa e il principio di sussidiarietà

La New Public Governance ha portato all’emergere dell’amministrazione condivisa, che promuove un modello di co-programmazione e co-progettazione tra pubbliche amministrazioni e enti del terzo settore. La base giuridica di questi strumenti è fornita dal Codice del Terzo Settore , che sancisce la necessità di una governance condivisa nella gestione di beni e servizi pubblici.

In particolare, la Corte Costituzionale, con la sentenza 131/2020, ha confermato l’importanza di tali strumenti come esemplificazioni concrete del principio di sussidiarietà orizzontale. Questo principio fondamentale nella Dottrina Sociale della Chiesa sottolinea il ruolo attivo della società civile e delle organizzazioni intermedie. Si discosta radicalmente dall’approccio centralista e statalistico, evitando di ridurre il bene pubblico a meri aspetti economici e di efficienza.

Con l’amministrazione condivisa, si mira a creare uno spazio di collaborazione in cui ciascun attore è chiamato a contribuire, garantendo che tutte le voci siano ascoltate nel processo decisionale. Questo approccio non solo favorisce una gestione più equa delle risorse, ma sostiene anche una maggiore responsabilizzazione delle comunità locali nella cura dei beni comuni.

L’intervento di Papa Francesco: un appello alla responsabilità

Papa Francesco, seguendo la tradizione della Dottrina Sociale della Chiesa, ha recentemente richiamato l’attenzione sul principio di sussidiarietà. Nella sua enciclica “Fratelli Tutti” del 2020, ha esortato le entità politiche e chi ha ruoli di governo a praticare la rinuncia per consentire a tutti di avere uno spazio nel processo decisionale collettivo. Le sue parole mettono in evidenza l’importanza di una governance inclusiva, dove le diverse prospettive possano confluire in un progetto comune.

Questo richiesto è particolarmente rilevante in un momento storico in cui si avvertono le resistenze da parte degli attori coinvolti nella governance pubblica. Gli sforzi per implementare l’amministrazione condivisa sono ancora agli inizi e necessitano di tempo e pazienza per consolidarsi. Soprattutto in contesti in cui si sta cercando di superare approcci tradizionali e logiche che prevaricano il benessere collettivo per favorire prospettive più individualistiche.

Il cammino verso una governance più integrativa è pertanto lungo e complesso, ma essenziale per garantire una gestione sostenibile e responsabile dei beni comuni. La sfida da affrontare è quella di costruire un sistema in grado di bilanciare bisogni locali e visioni più ampie, affinché ognuno possa avere voce e ruolo attivo nel bene comune.

Ultimo aggiornamento il 4 Novembre 2024 da Armando Proietti

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