Il viaggio di Liliana Segre, simbolo della memoria e della resilienza, continua con il documentario “Liliana” di Ruggero Gabbai, presentato alla Festa di Roma. A 94 anni, la senatrice a vita porta con sé un carico di esperienze che la rendono una delle ultime testimoni dirette della Shoah. La pellicola non è solo un racconto della sua tragica storia, ma un’opportunità per approfondire la vita di una donna che si è fatta simbolo della memoria collettiva. Attraverso un realismo emozionante, il film esplora non solo la sua testimonianza, ma anche il lato più privato e intimo della sua esistenza.
Un’esistenza segnata dalla storia e dal dolore
Liliana Segre nasce a Milano nel 1930, cresciuta in un ambiente ebraico. Il suo cammino si interrompe tragicamente quando, nel 1943, all’età di tredici anni, viene deportata ad Auschwitz, dove il suo numero di identificazione, 75190, diventa il marchio indelebile di una vita segnata dalla sofferenza. Questo numero, che rappresenta una nazionalità negata e una gioventù rubata, racconta una storia di resistenza e di un doloroso passato che Liliana si è assunta il compito di portare avanti.
Il film di Gabbai, attraverso interviste storiche registrate negli anni ’90 e la testimonianza obiettiva dei familiari, si propone di rivelare non solo la forza di Liliana, ma anche le cicatrici invisibili portate da anni di silenzio e rimozione. I suoi figli, Federica e Alberto, e il nipote Filippo danno voce a un’esperienza familiare che, nonostante gli anni passati, continua a pesare sulle generazioni successive. L’intento è quello di restituire umanità a una donna che spesso è vista solo come un simbolo, riducendo l’analisi della sua vita a un numero sul braccio.
Il ruolo della memoria nella lotta contro l’oblio
Il film non si limita a cronache del passato: affronta anche il presente, con il suo carico di antisemitismo rinnovato e la paura che la società dimentichi gli orrori del passato. Liliana Segre, in un’intervista toccante presso l’Auditorium Parco della Musica, sottolinea come “il pessimismo vive in me.” La sua visione sul futuro della memoria storica è preoccupante. Avverte della possibilità che, tra trent’anni, i libri sull’Olocausto contengano solo un breve accenno alla tragedia, mentre gli attuali negazionisti continuano a influenzare l’opinione pubblica.
Il film non ignora le sfide personali di Liliana. Parla di come ha dovuto soffrire in silenzio per 45 anni prima di trovare la forza di raccontare la sua storia, un processo che è diventato una sorta di “missione” dopo essere diventata nonna. La sua azione è stata fondamentale nel promuovere luoghi della memoria, come il Binario 21 alla stazione di Milano, che ricorda i deportati e serve come monito contro l’oblìo.
Un film tra realtà e riflessione familiare
“Liliana”, con un’accurata ricostruzione della vita della senatrice, offre uno sguardo intimo sulla sua storia come madre e nonna. Un momento difficile si verifica quando Federica racconta di quando sua madre le lesse il diario della sua prigionia a 13 anni, un atto che ora riconosce come terribile. Liliana stessa riflette in modo critico su questa esperienza, lamentando di non aver considerato l’impatto che tali rivelazioni avrebbero potuto avere sulla giovane Federica.
Questa dimensione familiare, raramente discussa nella narrativa principale sull’Olocausto, è cruciale per contestualizzare le esperienze dei figli dei sopravvissuti, le cui vite sono inevitabilmente influenzate dai traumi dei genitori. Attraverso il racconto sincero di Liliana e il confronto con i suoi familiari, il film svela una narrativa più ampia, evidenziando le sfide professionali ed emotive nel vivere all’ombra di una storia così pesante.
La proiezione di un messaggio di speranza
La pellicola “Liliana“, acquistata da Rai Cinema, verrà presentata il 14 novembre a Milano, con l’intento di raggiungere un pubblico più vasto. La premiere ha ricevuto ovazioni, e la presenza di personalità del calibro di Alessandro Giuli, Ministro della Cultura, attesta l’importanza di tali opere. Gabbai ha espresso la volontà di proseguire il lavoro di divulgazione, auspicando contatti per una possibile distribuzione nelle sale cinematografiche. La rilevanza del film non risiede solo nella sua narrativa, ma nella speranza di stimolare una riflessione critica sulla storia, sul presente e sul futuro della memoria collettiva.
La vita di Liliana Segre, con i suoi alti e bassi, rimane un potente esempio di resilienza, ma anche un monito per le generazioni future. Davanti all’oscura possibilità dell’oblio, “Liliana” si propone di riaccendere la fiamma della memoria, invitando tutti a non dimenticare mai gli orrori del passato.
Ultimo aggiornamento il 20 Ottobre 2024 da Laura Rossi