Un nuovo studio rivela le significative competenze e attitudini acquisite dai giovani che hanno partecipato a programmi di scambio culturale all’estero, con un focus particolare sull’influenza di Intercultura. L’indagine, condotta da Ipsos su un campione di 958 ex studenti che hanno preso parte a questi programmi dal 1977 al 2021, confronta le loro esperienze con quelle di un campione rappresentativo di italiani. Le risposte degli intervistati, che ora hanno tra i 20 e i 64 anni, mostrano come queste esperienze possano trasformare non solo la formazione linguistica ma anche la mentalità e le competenze lavorative.
Competenze e crescita personale acquisite
Il periodo trascorso all’estero non solo contribuisce allo sviluppo delle competenze linguistiche ma arricchisce anche il bagaglio personale degli adolescenti. Molti degli intervistati riportano di aver acquisito abilità trasversali, come l’autonomia di pensiero, il problem solving e doti di leadership, elementi cruciali nella vita moderna. Il 68% degli ex partecipanti accredita a Intercultura un ruolo fondamentale nel loro processo di crescita personale, attribuendo a questa esperienza la capacità di fronteggiare la vita con maggiore intraprendenza e resilienza. Questo studio evidenzia come l’esperienza internazionale apra porte sia in contesti lavorativi sia nella vita quotidiana dei giovani, facendoli sentire più preparati e fiduciosi.
In aggiunta, i dati mostrano che, a fronte della conoscenza della lingua inglese, molti ragazzi sono in grado di parlare anche altre lingue come il cinese, russo o arabo. Questa diversità linguistica non è solo un valore aggiunto in ambito professionale, ma offre anche una visione più ampia delle culture e delle relazioni internazionali.
Il lavoro come strumento di crescita
Un altro aspetto critico che emerge dallo studio è il rapporto tra esperienza internazionale e opportunità lavorative. Il 51% degli ex partecipanti dichiarano di trovare occupazione in contesti multi nazionali o all’estero, favorendo un approccio lavorativo più flessibile. Questo segmento di giovani non cerca solo un’occupazione, ma anche un equilibrio tra vita lavorativa e personale, rispecchiando un cambiamento nelle aspettative professionali.
La ricerca mette in luce che il 55% di chi ha viaggiato con Intercultura ha trovato lavoro facilmente o ha cambiato impiego, mentre solo il 26% del campione italiano ha avuto esperienze simili. La predisposizione ad affrontare sfide e cambiamenti è notevolmente più alta tra questi giovani, con un 74% che abbraccia le nuove situazioni rispetto al 38% degli altri partecipanti. Questi aspetti dimostrano come la formazione non solo di tipo accademico, ma anche esperienziale, gioca un ruolo cruciale nella definizione di un professionista del futuro.
Cittadinanza globale e inclusivitÃ
Lo studio rivela anche che fare un’esperienza di studio all’estero da giovane porta a sviluppare una coscienza sociale più acuta. I partecipanti a Intercultura mostrano un’attenzione superiore verso la diversità e un’inclusività attiva. Le tematiche di equità , diritti civili, e sostenibilità ambientale emergono con forza tra gli ex partecipanti, segno che questi giovani non si limitano a vivere la loro esperienza, ma diventano anche cittadini responsabili e partecipativi.
Il 66% di chi ha studiato all’estero nutre fiducia nelle istituzioni sovranazionali, rispetto al 53% della popolazione italiana, e l’81% esprime una percezione positiva nei riguardi dell’Unione Europea, a fronte del 54% nel campione generale. Questa predisposizione a coinvolgersi attivamente nelle questioni globali dimostra che l’esperienza interculturale migliora la comprensione e l’apprezzamento delle diversità , alimentando una cultura di pace e cooperazione.
Lo studio di Ipsos rappresenta un’importante testimonianza di come le esperienze di scambio contribuiscano a formare non solo professionisti, ma anche cittadini del mondo.