L'impatto dei social media sulla percezione del corpo: un'indagine illuminante in Italia

L’impatto dei social media sulla percezione del corpo: un’indagine illuminante in Italia

Un’indagine di Lilac-Centro DCA rivela l’impatto negativo dei social media sulla percezione del corpo e del cibo tra gli italiani, evidenziando la necessità di maggiore comprensione e accesso a cure per i disturbi alimentari.
L27impatto dei social media sul L27impatto dei social media sul
L'impatto dei social media sulla percezione del corpo: un'indagine illuminante in Italia - Gaeta.it

Con oltre 42 milioni di italiani attivi sui social media, pari al 71% della popolazione, il rapporto tra gli utenti e le piattaforme digitali sta diventando sempre più complesso e profondo. Un recente studio condotto dalla startup Lilac-Centro DCA ha svelato come questa connessione influenzi significativamente il modo in cui gli individui percepiscono il proprio corpo e il cibo. L’indagine ha coinvolto una comunità di giovani adulti, rivelando un pesante impatto delle immagini e dei contenuti trovati online sul comportamento alimentare e sui disturbi legati al cibo.

La routine quotidiana e il tempo trascorso sui social

La vita moderna, caratterizzata dall’onnipresenza delle tecnologie digitali, ha portato gli italiani a trascorrere quasi due ore al giorno sui social media. Questa abitudine, che inizia al risveglio e si conclude prima di coricarsi, ha trasformato il modo in cui le persone interagiscono tra di loro e con se stesse. I post, i video, le “stories” e i reel invadono la quotidianità, creando una sorta di routine che appaga l’idea di connessione ma, allo stesso tempo, può minare l’autopercezione.

Il rapporto svolto da Lilac-Centro DCA evidenzia come questa esposizione costante ai social media non sia neutrale. Molti utenti si ritrovano a fare confronti spesso distruttivi con le immagini e i contenuti ideali proposti, innescando processi di autovalutazione che non sempre rispecchiano la realtà. Di significativo interesse è il dato che l’81% degli intervistati ha riconosciuto un’influenza notevole dei social sul loro rapporto con il cibo e il corpo. Questo sta a indicare un trend preoccupante.

I contenuti più dannosi per la salute mentale

Durante l’indagine, gli esperti di Lilac hanno cercato di identificare quali tipi di contenuti risultano maggiormente nocivi per l’immagine corporea degli utenti. Le fotografie che mostrano le trasformazioni fisiche, conosciute come “Before&After”, sono state classificate come i più impattanti, con un 34% di risposte in tal senso. Seguono i post che promuovono restrizioni alimentari estreme e i video “What I eat in a day” , nei quali gli utenti condividono la propria alimentazione quotidiana, spesso enfatizzando calorie e valori nutrizionali.

Le dichiarazioni di Giuseppe Magistrale, co-founder di Lilac-Centro DCA, chiariscono ulteriormente la questione. Sottolineando che i disturbi alimentari non possono essere attribuiti a una singola causa, evidenzia come il digitale possa amplificare vulnerabilità preesistenti e ostacolare i percorsi di cura. La consapevolezza di questo tema è essenziale per affrontare correttamente le problematiche legate ai DCA.

Difficoltà di comprensione del disturbo alimentare

Un aspetto allarmante emerso dall’indagine è la scarsa comprensione da parte delle persone che circondano coloro che soffrono di disturbi alimentari. Il 63% degli intervistati ha riportato che le persone a loro vicine non comprendono i loro disturbi. Questo è un problema serio, poiché la mancanza di supporto e comprensione può esacerbare il sofferenza di chi vive tali condizioni. I pregiudizi legati ai DCA sono ancora profondamente radicati, con frasi come “È solo una questione di volontà” che continuano a circolare. Queste convinzioni erronee non fanno altro che amplificare la stigmatizzazione e la solitudine degli individui che affrontano queste sfide.

Inoltre, molti dei commenti sulla salute alimentare, come “Se vuoi guarire, basta mangiare di più,” riflettono una mancanza di informazione e sensibilità che può risultare dannosa nell’approccio alle problematiche alimentari.

Ostacoli nell’accesso a cure professionali

Oltre alla mancanza di comprensione da parte del contesto sociale, l’indagine ha rivelato anche ostacoli significativi nell’accesso a cure appropriate. L’80% degli intervistati ha segnalato difficoltà nel trovare professionisti sanitari specializzati in disturbi alimentari. Quando finalmente riescono a contattare un operatore, il 67% si sente minimizzato nel proprio disturbo, ricevendo risposte che sminuiscono la loro esperienza. Questo porta a una frustrazione immensa e a un aggravamento delle condizioni di salute.

Filippo Perotto, co-founder di Lilac-Centro DCA, ha osservato che questa realtà evidenzia un bisogno urgente di formazione continua per i professionisti della salute, affinché possano trattare questi disturbi con la dovuta serietà e competenza.

La disparità nell’accesso alle cure non si limita solo alla mancanza di operatori formati, ma include anche barriere economiche. Il 19% degli intervistati ha indicato che i costi elevati delle terapie contribuiscono a ritardare la ricerca di aiuto, aggravando ulteriormente i sintomi e le problematiche associate ai disturbi alimentari.

La necessità di interventi mirati

I risultati dell’indagine di Lilac-Centro DCA mettono in evidenza quanto sia urgente intervenire in vari ambiti, dalla formazione degli operatori sanitari a campagne di comunicazione per diminuire stigma e pregiudizi legati ai DCA. È imperativo che la società cominci a mostrare una maggiore empatia e comprensione verso coloro che affrontano queste realtà. Le azioni intraprese devono mirare a garantire un accesso equo a cure appropriate, assicurando che le persone non si sentano sole nelle loro battaglie quotidiane e che possano ricevere supporto e guidance nel loro percorso di recupero.

Change privacy settings
×