L’impegno delle forze dell’ordine contro la violenza di genere: il racconto di Cristina Brignolo

Cristina Brignolo, carabiniere e unica donna al comando del Nucleo Radiomobile di Ancona, affronta la violenza di genere con empatia, supportando le vittime e sensibilizzando sulla violenza psicologica spesso invisibile.
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L'impegno delle forze dell'ordine contro la violenza di genere: il racconto di Cristina Brignolo - Gaeta.it

Cristina Brignolo, carabiniere e unica donna al comando del Nucleo Radiomobile di Ancona, affronta quotidianamente il tema della violenza di genere. Attraverso il suo lavoro, cerca di fornire supporto e assistenza a chi è vittima di abusi, mettendo in evidenza non solo la violenza fisica ma anche quella psicologica, spesso invisibile. Questo articolo esplora il suo ruolo, le sfide quotidiane e le difficoltà nel far emergere situazioni di abuso.

La missione di un carabiniere in prima linea

Cristina Brignolo, 38 anni, piemontese di origine, è madre di tre figli e ha presto intuito che la vita da carabiniere non sarebbe stata facile. Nonostante le resistenze iniziali per entrare a far parte del Nucleo Radiomobile, la sua determinazione ha prevalso. “Ho lottato per esserci e il mio generale ha creduto in me”, racconta orgogliosa. Operativa su turni h24, risponde in prima linea alle chiamate d’emergenza, affrontando situazioni delicate e spesso pericolose. La sua empatia la spinge a mettere in atto un approccio umanizzante, spesso abbracciando le donne in difficoltà per restituire loro un senso di sicurezza.

Nel suo lavoro, Cristina è colpita da due principali elementi di emergenza: i “codici rossi” e il traffico di droga. Tuttavia, è la violenza di genere a preoccuparla maggiormente. La violenza domestica non coinvolge solo i partner ma può estendersi anche alle dinamiche familiari, dove i figli possono diventare aggressori nei confronti delle madri. Cristina si sente frustrata quando non riesce a liberare una vittima dalla propria situazione. “Libertà e alternative ci sono sempre”, sottolinea, ma il cammino per convincere le donne a denunciare è irto di ostacoli.

I momenti di crisi e la lotta contro la paura

Un episodio che la segna particolarmente è l’intervento a seguito della chiamata di una giovane bambina che, spaventata, aveva allertato i soccorsi trovandosi a fronteggiare la violenza del compagno della madre. L’arrivo della squadra di emergenza ha portato a una situazione irrisolta, ma la reazione della madre di fronte all’abuso ha fatto capire a Cristina quanto le dinamiche di potere e controllo siano profonde. La madre, terrorizzata, considerava se stessa responsabile delle violenze consumate contro di lei.

Cristina si sforza sempre di instaurare un dialogo con le vittime, sottolineando che possono chiedere aiuto e denunciare. Purtroppo, molte donne non riconoscono la gravità della situazione. La paura e la mancanza di consapevolezza giocano a favore dei carnefici. Soltanto in pochi casi le vittime, come quella madre, trovano il coraggio di denunciare e accettare le misure di protezione, come il braccialetto elettronico, spesso ritenuto insufficiente rispetto alla reale gravità della violenza subita.

La sfida di far emergere la violenza invisibile

Il lavoro di Cristina non si limita a intervenire sulle emergenze, ma si estende anche alla sensibilizzazione delle vittime sull’esistenza di violenze meno evidenti, come la violenza psicologica. Le donne coinvolte in relazioni tossiche spesso si sentono intrappolate, incapaci di vedere che una vita senza violenza è possibile. Cristina è consapevole di come il controllo e la gelosia possano degenerare in forme di violenza invisibili, creando un ciclo difficile da spezzare.

Quando ella si immedesima nella paura delle donne e nel dolore dei loro figli, si rende conto di quanto sia fondamentale agire e non trascurare segnali da parte delle vittime. “Devo andare fino in fondo”, afferma con determinazione, esprimendo la sua frustrazione quando le donne non riescono ad accettare un futuro diverso. Il suo modo di lavorare incredibilmente umano, la porta a scambiare abbracci con le vittime, un gesto non sempre comune tra le forze dell’ordine.

Cristina Brignolo continua a lavorare instancabilmente per rendere le strade più sicure, ponendo al primo posto la sicurezza delle donne e cercando di rompere il silenzio che avvolge la violenza domestica. La sua storia testimonia l’importanza dell’umanità nel servizio di polizia e l’urgenza di affrontare la violenza di genere con coraggio e determinazione.

Ultimo aggiornamento il 21 Novembre 2024 da Laura Rossi

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