Un messaggio di solidarietà e responsabilità collettiva ha caratterizzato l’evento dei Centri clinici Nemo, tenutosi recentemente al Senato. I rappresentanti di queste strutture, dedicate alla cura delle malattie neuromuscolari e neurodegenerative, hanno sottolineato il valore dell’assistenza condivisa tra pazienti, istituzioni e comunità scientifica. In questo contesto, è emersa una pluralità di voci che hanno reso omaggio a un modello innovativo di cura che coinvolge attivamente le persone, rivelando l’importanza della vicinanza in un processo di guarigione e supporto.
Un modello di assistenza che nasce dai pazienti
Nella Sala Caduti di Nassirya, l’evento ha visto la partecipazione di numerosi relatori che hanno testimoniato l’unicità del modello assistenziale sviluppato dai Centri Nemo, voluto dai pazienti stessi e realizzato in sinergia con il sistema sanitario. Tra i partecipanti, Maria Vittoria Belleri, nota anche come Mavi, giovane paziente dei Centri e attrice del panorama giornalistico italiano. Le sue parole, “Per me Nemo è casa”, hanno aperto la giornata e, con grande sincerità, hanno messo in luce non solo l’importanza di questo luogo, ma anche il profondo significato del prendersi cura della persona nel suo insieme, piuttosto che limitarsi alla malattia in sé.
Il programma ha visto un approfondimento sull’approccio umano e integrato dei Centri Nemo, che da 17 anni accolgono e supportano oltre 20mila famiglie. Con 134 posti letto e 10 palestre in otto sedi, l’organizzazione dimostra come la scienza medica possa orientarsi verso una cura che mette al centro il benessere del paziente. Vari interventi, tra cui quelli di Marco Rasconi, presidente dei Centri Nemo, e di esperti come Mario Sabatelli ed Eugenio Mercuri, hanno arricchito la discussione, ponendo l’accento sull’importanza di un’assistenza che mira a migliorare la qualità della vita.
Un modello relazionale con accesso diffuso ai servizi
Uno degli aspetti più significativi evidenziati durante l’incontro è il sistema a “geometria variabile” adottato dai Centri Nemo. Questo approccio consente di adattare i servizi alle specificità territoriali, garantendo che le cure siano accessibili a tutti. Diverse testimonianze, come quelle di Luigi Cajazzo e Rocco Liguori, hanno messo in risalto come ciascun territorio possa beneficiare di un modello di assistenza flessibile e personalizzabile.
Le storie condivise dai relatori, con particolare riferimento agli aspetti pratici dell’operare quotidiano nei Centri Nemo, hanno messo in evidenza l’importanza della collaborazione tra figure professionali, famiglie e pazienti. È emerso chiaramente che il successo del modello Nemo è dovuto anche alla partecipazione attiva e alla condivisione di competenze diverse, creando così una rete di sostegno efficace in grado di rispondere a necessità specifiche e di promuovere un ambiente di cura positivo.
L’eredità scientifica e comunitaria
Un momento particolarmente toccante dell’evento è stato dedicato alla memoria di Giovanni Nigro, ricercatore di fama internazionale nel campo delle malattie neuromuscolari, che ha ispirato e guidato il Centro Nemo di Napoli. I suoi figli, Vincenzo e Gerardo Nigro, hanno condiviso il legame profondo tra la sua eredità scientifica e l’impatto che egli ha avuto sulle vite di molti. La sua figura rappresenta non solo un esempio di dedizione alla ricerca, ma anche l’importanza del supporto umano in ambito medico.
Le voci di pazienti e professionisti come Simona Spinoglio, psicologa presso Nemo Milano, e Anna Mannara, nutrizionista di Nemo Napoli, hanno arricchito ulteriormente il dialogo. Il loro impegno personale e professionale dimostra quanto sia cruciale la dedizione di tutti coloro che operano in questa rete di cura. Queste testimonianze ribadiscono il legame indissolubile che si crea tra chi cura e chi è curato, rendendo l’esperienza di Nemo un esempio da seguire.
La comunità dei pazienti come risorsa
Nei discorsi tenuti durante l’incontro è stato evidenziato il valore della partecipazione attiva delle famiglie e della comunità dei pazienti nella creazione e nel rafforzamento di un modello di cura innovativo. Interventi di rappresentanti di associazioni come l’Associazione Famiglie Sma e Aisla hanno sottolineato l’importanza di riconsiderare la disabilità non come un limite, ma come un’opportunità per la società.
Il contributo di figure politiche locali, come Lisa Noja e Fabrizio Benzoni, ha rimarcato ulteriormente la necessità di trasformare il pensiero verso le persone con disabilità, sottolineando il significato sociale e culturale del sostegno reciproco. Il modello dei Centri Nemo, fondato sull’abbraccio collettivo di tutte queste voci, rappresenta un impegno condiviso per garantire che nessuno sia lasciato solo o considerato un numero.
L’evento al Senato ha messo in evidenza la forza del messaggio di Nemo al pubblico e alla classe politica: la cura deve sempre essere un atto collettivo e la qualità della vita di chi vive con malattie neuromuscolari deve rimanere una priorità. La sfida di creare una comunità inclusiva e solidale continua, dimostrando che ogni azione e ogni parola possono contribuire a fare la differenza.