Il caso di Fleximan, il misterioso sabotatore di autovelox, continua a tenere banco nelle cronache italiane attirando l’attenzione di cittadini e istituzioni. Questo fenomeno, emerso nel 2023, ha sollevato un acceso dibattito sull’opportunità e l’equità dei controlli stradali. La Procura di Rovigo ha di recente concluso le indagini su un 43enne del Polesine, accusato di danneggiamento aggravato per aver abbattuto sette dispositivi di rilevazione della velocità. Tuttavia, l’atto di chiusura delle indagini rivela sospetti su possibili complici.
La chiusura delle indagini e i sospettati
Le indagini condotte dai Carabinieri della compagnia di Adria sono giunte a una fase cruciale. Il principale indagato, un uomo di 43 anni, è accusato di danneggiamento aggravato in relazione alla distruzione di autovelox. Nel documento della Procura, gli inquirenti esprimono chiaramente il sospetto che l’indagato non abbia agito da solo. Infatti, viene specificato che le sue azioni siano state compiute “in concorso con ignoti”. Questo lascia aperta la possibilità che altri individui possano avere partecipato a questi atti di vandalismo. La Procura ha catalogato precise modalità operative. Secondo quanto emerso, l’uomo avrebbe usato uno strumento da taglio per recidere gli autovelox, trasferendo la sua protesta contro le infraczioni stradali nel cuore della notte, in un’atmosfera clandestina.
L’indagato ha scelto un modus operandi che sembrerebbe ripetitivo, quasi rituale. Con una mola elettrica, ha abbattuto i dispositivi, lasciando a terra i resti delle telecamere distrutte, quasi a voler esprimere il suo dissenso nei confronti di un sistema che percepisce come oppressivo. In alcuni casi, ha addirittura lasciato volantini sul posto, rivendicando le sue azioni. Questi particolari hanno sollevato interrogativi non solo sull’individuo, ma anche sull’eventuale esistenza di un gruppo più ampio che condivide la sua causa.
L’approdo della storia nei media e il dibattito pubblico
Il caso Fleximan ha catturato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, scatenando un dibattito acceso in tutta Italia. Diviso su come interpretare le azioni del 43enne, il pubblico si è schierato tra chi condanna il vandalismo e chi sostiene l’individuo come paladino della libertà contro multe ritenute eccessive. Questa polarizzazione ha alimentato discussioni che vanno oltre i confini del Polesine, alimentando una narrazione che ha trovato spazio anche nei social media.
Il fenomeno ha preso piede non solo nella provincia di Rovigo, ma anche in altre regioni italiane. Nel 2023, oltre 20 episodi simili sono stati documentati, con diverse Procure, come quelle di Padova, Treviso e Belluno, che sono state attivamente coinvolte nella risoluzione di casi analoghi. Il sospetto che Fleximan possa avere ispirato altri vandali ha portato a un’ulteriore intensificazione dell’attenzione da parte delle autorità. Nonostante le reazioni schokkanti da parte di sindaci e amministratori locali, il web è diventato un arduo campo di battaglia. Meme e parodie circolano, rendendo Fleximan un simbolo controverso di una rivolta contro quelli che in molti considerano eccessivi tentativi di controllo stradale.
Una cronologia degli atti vandalici
La lista degli atti compiuti dal 43enne è lunga e ben documentata. Il dossier della Procura riporta sette episodi specifici, datati e catalogati con precisione. Il primo atto si registra il 19 maggio 2023 a Bosaro, seguito da un secondo evento nello stesso comune il 19 luglio. Il 17 dicembre ha colpito un autovelox ad Ariano Polesine, e a distanza di una settimana, la notte della vigilia di Natale, ha abbattuto due dispositivi a Corbola e a Taglio di Po. Il 3 gennaio 2024, ha agito ancora a Rosolina e, infine, il 29 gennaio 2025, ha completato il suo “circuito” a Taglio di Po, riaccendendo il dibattito sul controllo della velocità.
Ogni azione è stata meticolosamente riportata, confermando l’esistenza di un piano che va al di là della semplice ribellione. Ciò ha portato le autorità a interrogarsi su che tipo di movente possa spingere un individuo a compiere tali atti e a quale scala possa allargarsi il fenomeno. La presenza di un’ideologia che giustifica questi atti di vandalismo in nome di una libertà di movimento potrebbe accrescere il numero di simili atti in futuro, contribuendo a un clima di crescente tensione sociale.
La decisione della magistratura è attesa con interesse. L’accusa di danneggiamento aggravato potrebbe sfociare in un processo, mentre restano in sospeso domande sul numero di possibili complici e sul fatto che altri individui possano seguire le orme di Fleximan. La saga continua a generare preoccupazione, spingendo tutti a interrogarsi sui temi di controllo, sicurezza e libertà individuale.