Il racconto di Ibrahima, giovane migrante senegalese, si intreccia con quello di papa francesco in un momento di grande emozione. Il viaggio di sei mesi dal Senegal all’Italia attraversando il deserto e i lager libici pone al centro una storia di dolore e speranza. L’incontro con il pontefice a casa santa marta, nel luglio 2024, ha segnato una tappa significativa, rivelando una dimensione umana del papa oltre l’immagine pubblica. La presenza di ibrahima al funerale di francesco, previsto in piazza san pietro, sottolinea il legame profondo tra le due storie. Leggiamo le tappe di questo percorso e le parole di chi ha vissuto quell’incontro.
Il viaggio dal senegal all’italia: tra sofferenze e resistenza
Ibrahima ha compiuto un lungo viaggio, durato sei mesi, dal suo paese natale, il Senegal, fino all’Italia. Questo percorso è segnato da ostacoli durissimi. Attraversare il deserto significa affrontare condizioni climatiche estreme, privazioni e rischi costanti. Oltre alle difficoltà naturali, ibrahima ha raccontato le torture subite nei lager libici. Qui veniva rinchiuso per mesi, sottoposto a violenze fisiche e psicologiche. Le sofferenze narrate includono anche episodi di stupri e morti davanti ai suoi occhi, tra cui quelle di altre persone bloccate insieme a lui. Queste esperienze hanno lasciato cicatrici non solo sul corpo ma anche nell’animo.
Ferite invisibili e testimonianza
Il racconto di ibrahima non si limita a una lista di pene. Mette in luce il peso duraturo che queste violenze hanno avuto dentro di lui. Quelle ferite invisibili accompagneranno sempre il suo cammino. Il giovane, oggi 24enne, usa la sua esperienza per spiegare cosa significa fuggire da condizioni estreme in cerca di una speranza in europa. La sua voce si è fatta sentire in molte scuole e università italiane, dove parla delle realtà rischiose che molti migranti affrontano senza mai arrendersi. Questo viaggio segnato dal dolore è tuttora una parte centrale del suo stesso racconto e impegno civile.
L’incontro con papa francesco: un momento di ascolto e umanità
L’incontro di ibrahima con papa francesco si è svolto a casa santa marta lo scorso luglio 2024. Durato circa un’ora, ha lasciato un segno profondo nel ragazzo. Ibrahima ricorda che il pontefice lo ha ascoltato con attenzione, occhi chiusi e senza muoversi per tutto il tempo. Un gesto raro, che ha evidenziato la profonda umanità e coinvolgimento di francesco. Durante l’incontro, ibrahima ha raccontato il suo viaggio, le sofferenze e anche la sua fede islamica. Papa francesco ha risposto con la frase “siamo tutti fratelli”, sottolineando un messaggio di fratellanza e inclusione.
La cura concreta per il futuro
Il pontefice ha mostrato interesse concreto anche per il futuro di ibrahima. Alla fine dell’incontro, ha chiesto se il giovane possedeva documenti e un lavoro, proponendosi di aiutarlo. Ibrahima però ha spiegato di preferire girare l’italia per dare voce alle persone migranti. Quella scelta testimonia la volontà di mettere il proprio vissuto al servizio degli altri, rimanendo indipendente ma con una missione sociale. Il papa, dal canto suo, ha ribadito con i fatti la sua attenzione verso chi rischia la vita nel mediterraneo o fugge da guerre e violenze.
Il legame tra ibrahima e papa francesco: testimonianza e attivismo
Ibrahima definisce papa francesco il suo “salvagente”, un compagno più che una guida spirituale. Il senegalese riconosce nel pontefice un attivista che si batteva ogni giorno a favore di chi è intrappolato in lager o rischia la vita in mare. La visita apostolica di francesco a lampedusa è uno degli esempi più noti di questo impegno concreto. Al funerale di papa francesco, che si è svolto in piazza san pietro nel 2025, ibrahima ha preso parte insieme ad altri migranti e a soccorritori dell’organizzazione mediterranea. La sua presenza è stata una testimonianza silenziosa e allo stesso tempo forte.
Attività di sensibilizzazione
Con due libri pubblicati e una lunga attività di racconti nelle scuole, ibrahima usa la sua esperienza per sensibilizzare l’opinione pubblica. Il suo obiettivo è far capire la realtà dei migranti, fatta di sofferenza e speranza. Il legame con papa francesco rafforza la sua testimonianza, mostrando quanto il pontefice abbia speso energie e parole per denunciare ingiustizie e richiamare a un cambio di rotta. La figura di francesco resta così, agli occhi di ibrahima e di molti che seguono queste storie, un simbolo di lotta e umanità.
Un giovane migrante che racconta la sua storia con voce chiara e coraggiosa
Oggi ibrahima gira il paese, parla nelle scuole, università e davanti a gruppi di studenti. Il suo racconto è concreto, diretto, basato su fatti vissuti. Non nasconde le difficoltà, ma neppure la forza che ha trovato dentro sé per resistere e raccontare. La sua attività di scrittore e attivista testimonia una volontà di portare alla luce il lato spesso dimenticato dell’immigrazione. Invita a capire che dietro ogni migrante c’è una persona, un bagaglio di esperienze, di dolori e speranze.
Memoria e cambiamento
La sua testimonianza non si limita a una richiesta di aiuto. Vuole far confrontare chi ascolta con la realtà cruda, spesso nascosta dai numeri e dalle notizie generiche. Ricorda che la lotta di chi fugge non è solo per sopravvivere, ma anche per costruire un futuro diverso. Le parole che usa sono semplici, il tono è diretto. L’educazione, la cultura e l’informazione diventano strumenti per cambiare la percezione pubblica sulla migrazione, ma anche per tenere viva la memoria di chi non ce l’ha fatta.
Sabato 2025, in piazza san pietro, ibrahima ha onorato il papa che lo ha ascoltato con rispetto e umanità. Il suo volto sorridente e l’abito scuro raccontano un’altra storia, fatta di dolore ma anche di dignità e volontà di testimoniare. Il rapporto tra i due rimane un episodio importante nella comprensione dell’immigrazione e dell’impegno di papa francesco. Uno spazio dove il racconto personale si incontra con la cronaca e la politica.