L’industria italiana cerca rinascita: l’appello di Emanuele Orsini sulla competitività e i costi energetici

L’industria italiana cerca rinascita: l’appello di Emanuele Orsini sulla competitività e i costi energetici

L’industria italiana affronta sfide cruciali legate ai costi energetici e alla competitività globale, richiedendo un piano industriale chiaro e strategie per diversificare i mercati e proteggere le esportazioni.
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L’industria italiana cerca rinascita: l’appello di Emanuele Orsini sulla competitività e i costi energetici - Gaeta.it

L’industria italiana ed europea si trova a un bivio cruciale. In un contesto globale sempre più competitivo, la questione dell’energia e del costo del gas rappresenta una sfida centrale per il rilancio degli investimenti. Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha espresso preoccupazioni e strategie in un’intervista con Bruno Vespa, mettendo in luce l’urgenza di un piano industriale ben delineato. La necessità di negoziare con gli Stati Uniti per evitare l’aumento dei dazi e di esplorare nuovi mercati si affianca a un’analisi della situazione energetica, fondamentale per il futuro della nostra economia.

La competitività dell’industria italiana

Orsini sottolinea che l’Italia, nel 2024, ha raggiunto la cifra di 626 miliardi di euro in esportazioni, posizionandosi al quarto posto nel mondo. Questa realizzazione non è solo motivo di orgoglio, ma anche una sfida, poiché la guerra dei dazi rappresenta una minaccia concreta per la stabilità economica del paese. «Dobbiamo proteggere questi miliardi» afferma il presidente di Confindustria, evidenziando l’importanza di mantenere il saldo positivo con gli Stati Uniti, dove l’Italia esporta beni di eccellenza per un valore di circa 64 miliardi di euro.

Se l’imposizione di dazi diventasse realtà, la necessità di diversificare i mercati diventa evidente. Orsini indica il Mercosur, l’India e il Nord Africa come potenziali alternative. Questa strategia non può però ignorare le diverse posizioni economiche all’interno della stessa Europa, dove non tutte le nazioni condividono gli stessi obiettivi commerciali. Ciò nonostante, salvaguardare l’industria italiana, che contribuisce significativamente al surplus nazionale, è un obiettivo comune per molte nazioni europee.

I costi dell’energia: una questione cruciale

Uno dei temi caldi affrontati nell’intervista è quello del costo dell’energia, un argomento che Orsini considera determinante per il futuro dell’industria italiana. «Attualmente paghiamo il doppio rispetto alla Francia e il 40% in più rispetto alla Spagna», dichiara, evidenziando una situazione che compromette la competitività delle aziende. Orsini mette in evidenza la necessità di un approccio tempestivo alla questione energetica, con particolare attenzione al costo del gas, che per le aziende produttrici si aggira tra 20 e 25 euro al MWh, mentre le imprese italiane affrontano un costo di 50 euro.

La speculazione nel mercato europeo, che Orsini ritiene sia un problema serio e non vigilato, rappresenta un ulteriore ostacolo. In un recente incontro a Bruxelles con la commissaria Teresa Ribera, il presidente di Confindustria ha sollecitato una maggior regolamentazione del mercato energetico per garantire condizioni di concorrenza più eque per gli operatori del settore. La speranza è che tali misure vengano implementate rapidamente, poiché il futuro dell’industria italiana dipende in gran parte dalla capacità di affrontare questi costi in continua crescita.

Rinnovabili e politiche ambientali

La discussione si sposta anche sulla situazione ambientale e sulle politiche europee. L’Europa, secondo Orsini, è leader nelle energie rinnovabili, ma le scelte passate hanno spesso penalizzato l’industria locale. «In Europa abbiamo un’emissione di CO2 del 6%, rispetto al 12% degli Stati Uniti e al 34% della Cina», spiega il presidente di Confindustria. Tuttavia, pone una domanda provocatoria: «Vale la pena sacrificare l’industria per raggiungere obiettivi ambientali?»

La burocrazia e la percezione negativa riguardo alla sostenibilità ambientale, secondo Orsini, sono due punti critici che necessitano di maggiore attenzione. L’Italia, benché eccella nel riciclo e nella gestione dei rifiuti, si imbatte spesso in politiche che non supportano adeguatamente gli sforzi delle aziende. A fronte della corsa dell’industria statunitense e cinese, l’Europa deve mettere al centro le sue imprese e il loro sviluppo per non perdere terreno in un contesto globale sempre più competitivo.

La necessità di un nuovo piano industriale

Il calo della produzione industriale è un fenomeno allarmante. «Sono 24 mesi che osserviamo una contrazione nella produttività», annuncia Orsini. L’incertezza economica gioca un ruolo fondamentale e la mancanza di un piano di incentivi tangibile per il settore industriale si fa sentire. Ciò che serve, secondo il presidente di Confindustria, è un vero piano industriale che riaffermi l’importanza dell’industria nel tessuto economico italiano ed europeo.

Le aziende necessitano di maggiore fiducia per investire e crescere, ed è imperativo attuare misure che sostengano gli imprenditori. Un chiaro piano di incentivi può rappresentare un catalizzatore per il rilancio della competitività industriale. Solo con un approccio deciso e orientato al futuro sarà possibile ricostruire la fiducia necessaria a far correre di nuovo gli investimenti nel settore.

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