La Procura di Milano continua a indagare sul caso di Mohammed Abedini Najafabad, un ingegnere iraniano arrestato all’aeroporto di Malpensa lo scorso 16 dicembre. Najafabad è coinvolto in un mandato di arresto emesso dagli Stati Uniti, accusato di fornire componenti per droni militari al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, ritenuto un’organizzazione terroristica da Washington. Dopo la sua detenzione, è stato successivamente scarcerato e rimpatriato il 12 gennaio, su richiesta del ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
L’indagine della procura di milano
Dopo il fermo di Najafabad, la magistratura milanese ha aperto un fascicolo conoscitivo, delegando la Digos a raccogliere informazioni sul caso. Questo procedimento si concentra su reati legati al terrorismo internazionale, un ambito di grande delicatezza e rilevanza. La Procura opera con il massimo riserbo, considerando la sensibilità del tema trattato. I dettagli attuali sull’indagine non sono facilmente reperibili, il che sottolinea il livello di confidenzialità mantenuto dalle autorità .
L’inchiesta verte non solo sulle attività di Najafabad, ma anche sul materiale sequestrato al suo arresto. Tra gli oggetti confiscati ci sono un telefono cellulare, un computer e sostanziali supporti informatici. Inoltre, sono state trovate schede tecniche relative a sistemi di navigazione, venduti dall’ingegnere per l’utilizzo sui droni. Questi documenti sono custoditi nella cassaforte del procuratore Marcello Viola, il che evidenzia la loro importanza per le indagini in corso.
La posizione legale di najafabad
Il legale di Mohammed Abedini Najafabad, Alfredo De Francesco, al momento non ha presentato alcuna istanza di dissequestro del materiale confiscato. La mancanza di una richiesta di dissequestro potrebbe indicare una strategia difensiva o l’intenzione di attendere ulteriori sviluppi nelle indagini. Ad oggi, non è stata ricevuta alcuna rogatoria da parte degli Stati Uniti per il materiale sequestrato, ciò pone interrogativi sul futuro delle accuse e sullo stato della cooperazione tra le autorità italiane e americane.
La posizione legale di Najafabad rimane dunque incerta, mentre le autorità italiane valutano attentamente le implicazioni del suo caso. L’ingegnere, tornato in Iran, si trova in una situazione complessa, dato il carattere internazionale della sua accusa e il coinvolgimento di enti governativi di diverse nazioni.
Riflessioni sul contesto del caso
Il caso di Mohammed Abedini Najafabad si inserisce all’interno di un contesto più ampio di tensioni internazionali e di lotta contro il terrorismo. Le interazioni tra Italia e Stati Uniti, soprattutto in materia di estradizioni e di cooperazione per la sicurezza, sono sempre state oggetto di attenzione. L’incidente mette in luce le dinamiche intricate e a volte conflittuali tra le autorità locali e quelle internazionali.
Dopo la sua liberazione, Najafabad ha riacquisito la libertà solo pochi giorni dopo il rilascio della giornalista Cecilia Sala, arrestata lo scorso 18 dicembre. Questo dipanarsi di eventi accende ulteriormente i riflettori su come le autorità italiane gestiscano casi che coinvolgono la sicurezza nazionale e le relazioni diplomatiche. Non resta che seguire l’evoluzione di questa vicenda, tenendo presente l’importanza di una gestione accurata e trasparente delle indagini per garantire la sicurezza e la legalità .
Ultimo aggiornamento il 22 Gennaio 2025 da Armando Proietti