Il processo che si aprirà il 20 febbraio 2025 è il primo atto della maxi inchiesta avviata dalla polizia e dalla Gdf sulle curve di San Siro, un’inchiesta che ha sollevato un velo su un sistema di violenze ed estorsioni legato al tifo. Tra i testimoni ci sarà il noto personal trainer Cristiano Iovino, che è stato coinvolto in un episodio piuttosto turbolento. Questo articolo riepiloga gli eventi significativi che hanno portato alla costituzione di questo procedimento e le figure coinvolte.
Le figure chiave del processo
Il procedimento penale vede nell’elenco degli imputati tre ultrà milanisti, tra cui Christian Rosiello, che ha ricoperto il ruolo di bodyguard per Fedez, il rapper noto a livello nazionale. Altri due imputati sono Riccardo Bonissi e Francesco Lucci, fratello di Luca Lucci, noto leader della curva sud. L’immediato processo ordinario, che si svolgerà presso la sesta sezione penale del Tribunale di Milano, mette in evidenza il coinvolgimento di nomi eccellenti e situazioni delicate.
Contemporaneamente, i capi delle curve interiste, Andrea Beretta e Marco Ferdico, hanno optato per il rito abbreviato, che inizierà il 4 marzo. Il numero totale degli imputati in questa fase arriva a 19, confermando la vastità della rete di violenza e intimidazione che si mappano lungo le gradinate dello stadio milanese.
L’aggressione a Cristiano Iovino
Tra le accuse rivolte agli ultrà c’è la contestazione di associazione per delinquere, evidenziata dai pm Paolo Storari e Sara Ombra. Specificamente, la vicenda di Iovino è centrale. Quest’ultimo non ha mai sporto denuncia dopo l’aggressione avvenuta tra le mura di un locale, che si ricorda come un caso emblematico di come la violenza possa essere usata per consolidare il potere nel contesto del tifo. L’atto di accusa sottolinea che la “violenta aggressione” nei confronti del personal trainer, che era in controversia verbale con Fedez, è indicativa di come la curva sud gestisse la propria “capitale di violenza”, utilizzabile in momenti strategici.
Il peso di questa testimonianza assume un’importanza fondamentale, non solo per il caso di Iovino ma per il disvelamento di una cultura dell’intimidazione che sembra permeare la vita delle curve. L’aggressione, quindi, rappresenta non solo un atto singolo ma un sintomo di una problematica ben più profonda, in grado di isolare le vittime e riportare alla luce un sistema di estorsioni ai danni di cui in molti non osano parlare.
La posizione di Fedez e la richiesta di archiviazione
Nel frattempo, Fedez è stato citato come uno degli indagati nell’ambito della rissa esplosa all’interno del locale. Tuttavia, poiché Iovino non ha presentato querela, queste accuse potrebbero essere soggette a richiesta di archiviazione. Questo sviluppo potrebbe chiudere un capitolo piuttosto controverso della vicenda, lasciando tuttavia delle ombre sulla gestione del conflitto e su come certa cultura possa permeare anche il mondo dello spettacolo.
Durante il processo, si prevede che vengano ascoltati diversi testimoni, inclusi gli ultrà arrestati a settembre e altre vittime di violenze come gli steward incaricati della sicurezza allo stadio. L’analisi di questi eventi in un contesto penale offre una chiara visione di quanto le dinamiche d’intimidazione possano intrecciarsi con la vita quotidiana, non risparmiando neppure le figure pubbliche.
Data la complessità e l’ampiezza di questa indagine, il processo in arrivo non rappresenta solo un momento giuridico, ma un’opportunità per tratteggiare un quadro complessivo sul tifo, la violenza e le strategia di dominio esercitate da alcuni gruppi ultras al di fuori delle norme legali.