L'installazione artistica "Nuova Mixage Up" a Bologna: tra storia e cultura dei distillati

L’installazione artistica “Nuova Mixage Up” a Bologna: tra storia e cultura dei distillati

“Nuova Mixage Up”, l’installazione di Flavio Favelli alla Biblioteca Zeri, esplora il legame tra arte e cultura italiana attraverso 216 bottiglie di liquori, invitando a riflessioni sulla memoria collettiva.
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L'installazione artistica "Nuova Mixage Up" a Bologna: tra storia e cultura dei distillati - Gaeta.it

Un nuovo progetto espositivo è protagonista della scena culturale bolognese: “Nuova Mixage Up“, ideata da Flavio Favelli e ospitata presso la Biblioteca Zeri dell’Università di Bologna. Questa installazione è un omaggio non solo ai distillati, che hanno caratterizzato la storia italiana dal Dopoguerra a oggi, ma anche al dialogo tra arte e sapere. Situata nell’ex dormitorio delle novizie del convento rinascimentale di Santa Cristina, l’opera si inserisce nel programma di Art City Bologna 2025, in concomitanza con la rinomata Arte Fiera, e gode del patrocinio dell’Università di Bologna e della Fondazione Federico Zeri.

Un’opera che dialoga con la cultura

L’installazione “Nuova Mixage Up” è caratterizzata da scaffali di legno e 216 bottiglie di liquori, espressioni tangibili della cultura consumistica italiana. Andrea Bacchi, direttore della Fondazione Federico Zeri, ha sottolineato l’interesse nel portare un’opera contemporanea in un contesto così ricco di riferimento culturale: “L’interazione tra i libri di Zeri e l’opera di Favelli può offrire nuove prospettive di interpretazione.” Il progetto ambisce a continuare nei prossimi anni, invitando artisti a creare un legame fra arte e accademia e a stimolare il pubblico con nuove esperienze visive. Contestualmente, Giovanni Molari, rettore dell’Alma Mater, ha evidenziato l’unicità dell’installazione e il suo potenziale educativo.

Bottiglie come simbolo di storie e tradizioni

Le bottiglie protagoniste dell’installazione non sono semplicemente oggetti di design, ma veri e propri racconti della cultura italiana. Favelli ha collezionato nel corso degli anni questi superalcolici, rimuovendo deliberatamente le etichette per creare un’istantanea della memoria collettiva. “Voglio raccontare la storia di uno dei miti più influenti: l’idea che i liquori possano riscaldarci, mentre in molti casi possono portare effetti dannosi,” afferma l’artista. Il pubblico può osservare una selezione di superalcolici iconici, come la Pera Williams, e altri meno conosciuti, suscettibili di suscitare curiosità e riflessioni.

Alcol e cultura occidentale

Il tema dell’alcol viene esplorato non solo come un approccio narcisistico alla convivialità, ma anche come elemento ambivalente della nostra cultura. Dalla connessione tra whisky e la storia tragica dei nativi americani, al ruolo del vino nelle celebrazioni religiose, Favelli invita a riflettere su questa dualità. “Le bottiglie parlano di noi e delle nostre scelte culturali,” spiega, evidenziando come la storia del consumo di alcol sia intrinsecamente legata alla storia dell’umanità.

Il progetto di Favelli non si limita quindi a essere una mera esposizione artistica, ma si propone come una lente attraverso la quale osservare le traiettorie culturali e sociali che ci hanno plasmato come società. Questo dialogo tra forme e contenuti è un invito a riscoprire le storie nascoste dietro oggetti quotidiani, facendo emergere la complessità della nostra eredità culturale.

Ultimo aggiornamento il 14 Gennaio 2025 da Sofia Greco

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