Il presidente del TAR della Liguria, Giuseppe Caruso, ha sollevato forti interrogativi sull’impatto dell’intelligenza artificiale e dell’accesso indiscriminato al sapere nell’ambito giuridico. Durante la sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, Caruso ha descritto una realtà in cui l’individuo comune si confronta con un sistema complesso, dove la competenza e la specializzazione possono sembrare obsolete rispetto a un’informazione accessibile a tutti. Questo fenomeno rappresenta una vera sfida per la giustizia e il rispetto delle normative.
L’insofferenza verso le caste della competenza
Il presidente Caruso ha espresso una crescente insofferenza verso quelle che definisce “caste dei competenti”. Questo termine si riferisce all’idea che la professionalità e l’abilità necessarie nel settore giuridico vengano messe in discussione da un’informazione facilmente reperibile online. Gli algoritmi, che promettono un accesso illimitato alla conoscenza, possono dare luogo a veri e propri inganni, creando fake news e interpretazioni fuorvianti.
È evidente che l’accesso a dati e informazioni non equipara la capacità di operare interpretazioni giuridiche fondate e affidabili. Caruso avverte che è facile cadere nella trappola di credere in verità create ad hoc, manipolate per favorire determinate narrazioni da parte di interessati demagoghi. Il costante accesso al sapere, quindi, non deve portare alla delegittimazione delle figure professionali, ma richiede piuttosto una riflessione sul loro ruolo nella società moderna.
Le implicazioni della navigazione in rete per il diritto
Secondo Caruso, è plausibile immaginare che il legislatore possa seguire la scia di una società sempre più incline a cercare risposte online, compreso nel campo della giustizia. Si potrebbe giungere a situazioni in cui i cittadini si rivolgono direttamente all’intelligenza artificiale per consigli legali, bypassando gli avvocati e i giudici. Questo scenario pone interrogativi rilevanti circa l’affidabilità delle informazioni fornite e il rischio di relativizzazione della professione legale.
La tendenza a voler ottenere risposte rapide e immediate, caratteristica della fruizione digitale, potrebbe portare a una lettura superficiale delle questioni legali, violando la complessità intrinseca del mondo giuridico. Tale fenomeno potrebbe danneggiare il sistema giuridico, trasformando la giustizia in un mero servizio fast-food, a scapito della qualità e della pertinenza delle soluzioni fornite.
Opportunità e rischi dell’intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale viene presentata da Caruso sia come un’opportunità che come un potenziale pericolo. Da un lato, si può sottolineare come questa tecnologia possa essere uno strumento utile per semplificare alcune operazioni burocratiche e rendere più agili i processi giudiziari. Dall’altro, però, il rischio di affidare questioni delicate a sistemi artificiali che non comprendono le sfumature del caso umano risulta concreto.
Il presidente del TAR ha avvertito sull’importanza di un’analisi profonda e attenta da parte dei giudici, che devono applicare la loro esperienza e le loro competenze specifiche. È fondamentale non cedere alla tentazione di utilizzare informazioni superficiali, ricavabili da motori di ricerca che, sebbene performanti, non sono in grado di comprendere la specificità di ogni controversia. La giustizia ha bisogno di analisi dettagliate e di una seria riflessione sulle conseguenze di ogni sentenza emessa.
Le preoccupazioni di Caruso pongono un faro su un futuro giuridico in cui l’umanità deve trovare un delicato equilibrio tra l’uso dell’intelligenza artificiale come supporto e la necessaria preservazione della specializzazione e della professionalità nel campo legale. La sfida è aperta e richiede un approccio critico e consapevole.