L'ipotesi ASALA sul rapimento di Emanuela Orlandi e sull'attentato a Papa Wojtyla: le ultime rivelazioni

L’ipotesi ASALA sul rapimento di Emanuela Orlandi e sull’attentato a Papa Wojtyla: le ultime rivelazioni

Il libro di Ezio Gavazzeni riaccende il dibattito su Emanuela Orlandi e l’attentato a Papa Giovanni Paolo II, suggerendo un legame con l’ASALA, ma sollevando dubbi sulla sua credibilità.
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L'ipotesi ASALA sul rapimento di Emanuela Orlandi e sull'attentato a Papa Wojtyla: le ultime rivelazioni - Gaeta.it

Un nuovo libro di Ezio Gavazzeni ha riacceso la controversia attorno a due eventi che hanno segnato la storia italiana: il rapimento di Emanuela Orlandi e l’attentato contro Papa Giovanni Paolo II del 1981. Secondo Gavazzeni, l’attentatore Alì Mehemet Agca avrebbe agito per conto di un’organizzazione armena, l’ASALA, un’affermazione che ha suscitato reazioni accese e dubbi. Nel corso dell’articolo, esaminiamo i legami storici e le teorie che continuano a circondare questi misteri irrisolti.

L’ASALA: storia e ideologia

L’ASALA, acronimo di Armenian Secret Army for the Liberation of Armenia, è stata fondata nel 1975 con un chiaro obiettivo politico: costringere il governo turco a riconoscere il genocidio armeno del 1915. La sua lotta si concentrava sul riconoscimento internazionale delle atrocità commesse contro il popolo armeno, sul risarcimento e sul ritorno dei territori storicamente armeni. Fino al 1988, l’ASALA ha operato come un’organizzazione guerrigliera marxista-leninista, con attacchi mirati contro diplomatici e interessi turchi in tutto il mondo.

Nei suoi anni di attività, l’ASALA è stata responsabile di una serie di attacchi violenti, tra cui l’uccisione di oltre 30 diplomatici turchi. Questo la portò ad essere inserita nell’elenco delle organizzazioni terroristiche degli Stati Uniti negli anni ’80. Ma cosa potrebbe unire un turco come Alì Agca agli armeni dell’ASALA? La risposta a questa domanda è rimasta sfuggente, alimentando teorie e speculazioni.

Gavazzeni sostiene che Agca, già noto per il suo passato di estremista di destra, avrebbe incontrato membri dell’ASALA a Istanbul, un presupposto che non trova conferma negli atti ufficiali. Gli attivisti armeni si sono sempre dissociati da qualsiasi collegamento con Agca, sottolineando come le motivazioni politiche e ideologiche del gruppo non coincidano affatto con le azioni di un individuo che ha agito per scopi personali o vendettistici.

Le rivelazioni di Ezio Gavazzeni

Nel suo libro “Il Papa deve morire”, il giornalista Ezio Gavazzeni presenta una nuova interpretazione degli eventi del 1981. Secondo lui, Agca non avrebbe agito da solo, ma su incarico dell’ASALA, che avrebbe orchestrato un piano più ampio. Ha studiato diverse fonti, tra cui documenti di servizi segreti, della polizia vaticana e della Digos, per sostenere la sua tesi. Tuttavia, la mancanza di prove concrete e la difficoltà di verifica delle informazioni raccolte sollevano interrogativi sulla credibilità delle sue affermazioni.

Gavazzeni ha affermato di aver analizzato “400 prove” per arrivare alla sua conclusione, un’affermazione che ha suscitato perplessità. Gli esperti di sociologia della storia e investigatori indipendenti sono scettici riguardo alla legittimità delle cosiddette prove fornite da Gavazzeni, in quanto non ci sono riscontri documentali ufficiali in grado di confermare i suoi rapporti con la polizia o i servizi segreti italiani.

Contemporaneamente, l’ipotesi dell’ASALA come mandante del ferimento di Papa Wojtyla e del rapimento di Emanuela Orlandi apre nuovi spiragli e alimenta ulteriori interrogativi. Davvero un’organizzazione terroristica con una storia ben definita avrebbe avuto interesse a entrare in un intrigo di più ampia portata, così intriso di politica internazionale?

Le testimonianze e le controverse risposte

Elena Hilal AÄŸca, moglie di Alì Agca, ha risposto vigorosamente alle tesi di Gavazzeni. Nella sua dichiarazione, ha smentito qualsiasi collegamento tra suo marito e l’ASALA, descrivendo le affermazioni come “bufale” e sostenendo che Agca non ha mai incontrato membri del gruppo armeno. Secondo lei, il marito si trovava in un’altra parte dell’Europa durante i cruciali giorni che hanno portato all’attentato, e tutti i testimoni potrebbero confermare la sua verità.

AÄŸca rivendica, inoltre, di aver fornito già lei una spiegazione chiara dell’attentato nel suo libro, affermando che è stata da sempre aggredita da versioni distorte della storia. Da questo punto di vista, la sua reazione alle nuove rivelazioni di Gavazzeni è comprensibile: per lei, la questione va oltre il mistero di cronaca, toccando la sfera personale e familiare.

Ruolo centrale in questo intricato nodo di eventi lo giocano anche le figure istituzionali, come il magistrato in pensione Ilario Martella. Martella ha dichiarato al riguardo che i due casi, quello di Emanuela Orlandi e dell’attentato a Wojtyla, sono interconnessi e ricollegherebbero a un vasto complotto orchestrato da servizi segreti esteri. Queste affermazioni si aggiungono a un quadro complesso, dove i legami internazionali e le operazioni segrete si intrecciano in maniera intricata.

Resta da vedere come si svilupperanno le indagini su questi eventi e che risposte emergeranno dalle nuove teorie.

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