L'Italia tra miniere e transizione energetica: un futuro più autosufficiente per le risorse critiche

L’Italia tra miniere e transizione energetica: un futuro più autosufficiente per le risorse critiche

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L'Italia tra miniere e transizione energetica: un futuro più autosufficiente per le risorse critiche - Gaeta.it

La transizione energetica e digitale rappresenta una delle grandi sfide del nostro tempo, e l’Italia si trova a dover affrontare scelte strategiche per ridurre la dipendenza dalle importazioni, in particolare dalla Cina. Con la recente pubblicazione del database delle risorse minerarie nazionali da parte dell’Ispra, emerge chiaramente l’esigenza di riaprire le miniere del nostro Paese. Questo nuovo strumento informativo si colloca nel contesto del Programma minerario nazionale, reso necessario dal Critical Raw Materials Act dell’Unione Europea.

La ricognizione delle risorse minerarie in Italia

La spinta dell’Unione Europea

Il Critical Raw Materials Act ha messo in evidenza l’importanza delle materie prime critiche per sostenere la transizione ecologica e digitale in Europa. Attraverso questo regolamento, l’Unione ha identificato 34 materie prime fondamentali e ha invitato gli Stati membri a fare una mappatura dei giacimenti minerari sul loro territorio. Attualmente, l’Italia conta 76 miniere attive, ma le attività estrattive sono limitate a sole due materie critiche: il feldspato e la fuorite.

Le potenzialità minerarie italiane, tuttavia, sono molto più ampie e potrebbero contribuire significativamente a una maggiore autosufficienza. L’analisi dell’Ispra indica che ci sono molte altre terre rare, fondamentali per le tecnologie verdi e digitali, che potrebbero essere sfruttate, come litio, rame, manganese, cobalto, tungsteno e grafite. La valorizzazione di questi giacimenti è cruciale per ridurre la vulnerabilità del Paese nei confronti del mercato internazionale.

Riqualificazione dei depositi minerari conosciuti

Il rapporto dell’Ispra sottolinea l’importanza di rivedere il potenziale economico dei depositi minerari conosciuti, in considerazione delle nuove tecniche di esplorazione e del trend crescente dei prezzi di mercato. Non solo i giacimenti attivi, ma anche i rifiuti derivanti dalle estrazioni passate, stimati in 150 milioni di metri cubi, potrebbero rivelarsi una risorsa preziosa per il riciclo delle materie prime critiche. Attualmente considerati scarti inquinanti, questi materiali potrebbero diventare un’opportunità per il recupero di minerali preziosi.

La distribuzione dei giacimenti in Italia

Dove si trovano le terre rare

L’Italia possiede una geologia ricca e variegata che nasconde significativi giacimenti di minerali strategici. Il rame, ad esempio, è localizzato in diverse regioni, tra cui l’Appennino ligure-emiliano, le Alpi e la Sardegna. In Calabria e in Piemonte si trovano i giacimenti di tungsteno e cobalto rispettivamente, mentre la magnesite è concentrata in Toscana. Rilevante è la presenza di titanio sotto il parco naturale del Beigua, con significativi giacimenti di bauxiti in Sardegna, Puglia e Appennino centrale.

Inoltre, in Sicilia le solfatare offrono risorse di stronzio, mentre il litio è stato scoperto nei fluidi geotermici di Toscana, Lazio e Campania. L’analisi della distribuzione di queste risorse potrebbe indirizzare gli investimenti e le policy verso un uso più sostenibile e strategico delle risorse minerarie nazionali.

Sfruttamento delle risorse per una maggiore autosufficienza

L’estrazione e il recupero di queste risorse minerarie offrono un’opportunità imperdibile per l’Italia di diventare più autosufficiente. La consapevolezza dell’importanza di queste materie prime per il futuro della tecnologia e della sostenibilità spinge il governo a prendere decisioni più incisive per stimolare l’attività mineraria nel rispetto dell’ambiente e degli standard nazionali.

Semplificazione degli iter autorizzativi

Obiettivi del governo per il settore minerario

La viceministra dell’Ambiente, Vannia Gava, ha annunciato l’intenzione del governo di rilanciare il settore minerario italiano attraverso procedure autorizzative semplificate. Le nuove norme consentiranno un iter spedito per l’approvazione dei progetti strategici, riducendo significativamente i tempi di autorizzazione: 18 mesi per le estrazioni e 10 mesi per il riciclo.

Il decreto-legge sulle materie prime critiche rappresenta solo il primo passo in questa direzione. Le future conversioni legislative mirano a rafforzare queste misure e a creare un quadro normativo positivo per gli investitori e le aziende interessate a operare nel campo delle estrazioni. La semplificazione burocratica è vista come un incentivo per attrarre risorse economiche e stimolare lo sviluppo di un settore fondamentale per il futuro sostenibile dell’Italia.

Con queste iniziative, si intende non solo garantire la sicurezza delle forniture di materie prime, ma anche promuovere uno sviluppo economico responsabile e sostenibile, in linea con le esigenze della transizione energetica globale.

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