La pellicola “The Irishman“, firmata dal maestro Martin Scorsese, si immerge nel mondo oscuro della mafia americana attraverso la vita di Frank Sheeran, un uomo enigmatico convinto di aver avuto un ruolo cruciale in eventi significativi della storia contemporanea americana. Ispirato al saggio “L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa“, il film offre uno sguardo inedito sul legame tra il crimine organizzato e la politica, evidenziando l’intreccio fra vita personale e contesti storici.
La vita di Frank Sheeran e il suo ruolo nella mafia
Frank Sheeran, interpretato da Robert De Niro, è un personaggio che ha scosso le fondamenta della mafia italoamericana. Nato in una famiglia di origini irlandesi, Sheeran ha cresciuto il suo profilo criminale a partire dagli Anni 50, quando ha cominciato a collaborare con la famiglia Bufalino, sotto la guida di Russell Bufalino, splendidamente interpretato da Joe Pesci. La sua carriera come sicario gli ha permesso di accumulare storie e legami in un contesto in cui la fiducia era un bene raro.
La storia di Sheeran non si limita solo ai crimini che ha commesso; il suo cammino si intreccia con figure di spicco come il sindacalista Jimmy Hoffa, portato in vita da Al Pacino. Hoffa, potente leader sindacale, era un personaggio chiave negli Anni d’oro del sindacalismo americano, ma divenne anche una figura compromessa a causa del suo legame con la mafia. Sheeran afferma di aver contribuito notoriamente alla scomparsa di Hoffa, un atto che dal suo punto di vista segnava l’inizio di un declino della sua vita e della sua carriera.
Il legame tra politica e criminalità
Una delle tematiche centrali di “The Irishman” è il rapporto complesso e spesso corrotto tra la criminalità organizzata e il mondo politico. Scorsese utilizza la figura di Frank Sheeran per mostrare come il potere criminale abbia influenzato decisioni importanti, manipolando non solo gli eventi nelle strade, ma anche le dinamiche politiche a livello nazionale. Le connessioni tra i mafiosi e i sindacalisti mettono in luce il sistema di favoritismi e compromessi, che ha caratterizzato la vita americana per decenni.
La narrazione del film, dunque, si deve considerare non solamente in termini di criminalità, ma come un microcosmo di una società in cui il bene e il male si mescolano, e le scelte di un uomo possono avere ripercussioni che vanno ben oltre i propri interessi personali. “The Irishman” non fa tabù nel trattare questi temi e costruisce, attraverso la vita di Sheeran, una cronaca che va a toccare le ferite di un’America a un bivio.
Un’innovazione tecnica nel racconto visivo
Un aspetto notevole di “The Irishman” riguarda l’uso innovativo della CGI per ringiovanire i volti dei protagonisti. Utilizzando tecniche di tecnologia avanzata, Scorsese ha saputo sfidare il tempo, permettendo a De Niro, Pesci e Pacino di interpretare le stesse persone in diverse fasi della loro vita, rappresentando visivamente i passaggi temporali della loro esistenza. Questa scelta non solo ha aggiunto un altro livello di profondità alla narrazione, ma ha anche dimostrato come il cinema possa evolversi e sorprendere attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie.
La pellicola risuona come un’epopea gangsterica moderna, profondamente radicata in una narrazione storica in grado di captare l’attenzione anche dei più scettici. Le interpretazioni forti e il contesto ben costruito offrono un’analisi stimolante di eventi e figure che, a distanza di decenni, continuano a influenzare la percezione collettiva di ciò che significa vivere nell’ombra di un potere tanto affascinante quanto spaventoso.
Ultimo aggiornamento il 28 Novembre 2024 da Laura Rossi