L’intervista a Luigi Salvato, procuratore generale della Cassazione, solleva interrogativi cruciale riguardo alla proposta di separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Mentre il governo promuove la riforma come un passo avanti, Salvato esprime preoccupazioni significative, avvertendo che tale modifica potrebbe non risolvere le questioni presenti nel sistema giudiziario italiano, anzi, potrebbe persino intensificarle. Durante l’apertura dell’anno giudiziario, ha sottolineato l’importanza di mantenere l’indipendenza della magistratura, un principio che, secondo lui, non è compatibile con la riforma in discussione.
Le ragioni del dissenso sulla separazione delle carriere
Salvato critica la necessità di una separazione totale tra le carriere di giudici e pubblici ministeri, affermando che già esiste una netta divisione delle funzioni. Secondo lui, le difficoltà sollevate dai sostenitori della riforma non troveranno soluzione nell’implementazione di un modello di separazione estrema. Al contrario, la creazione di un’enciclopedia di pm separati potrebbe amplificare gli attuali problemi piuttosto che risolverli. Il procuratore sottolinea che la riforma non interverrebbe né sullo status indipendente dei pubblici ministeri, né sulla loro funzione centrale nel processo penale.
Salvato lancia un avvertimento serio riguardo all’insufficiente equità nel sistema. Con il rischio di un pm potenzialmente più potente e meno controllato, si potrebbe vedere un allargamento delle discrepanze esistenti, che già oggi creano tensioni nel rapporto tra le varie parti del processo. La questione delle assoluzioni frequenti è emblematicamente usata da Salvato per dimostrare che il presunto potere eccessivo dei pubblici ministeri non è così palpabile, realizzando una difesa che si basa sulla misura dell’esito processuale.
Le implicazioni della riforma per l’equilibrio dell’ordinamento
L’aspetto preoccupante per Salvato è che il modello di pm avvantaggiato dalla riforma potrebbe minare le garanzie democratiche attualmente in atto. Da un punto di vista stilistico, afferma che la riforma, piuttosto che migliorare l’equilibrio tra i poteri, produca una forma di inaspettata dipendenza tra il pm e l’esecutivo. Tempestare il pubblico ministero di nuove responsabilità senza adeguati meccanismi di supervisione può portare a depotenziarne il ruolo di custode delle libertà civili, in favore di una legalità più imperativa e less civico.
La proposta di creazione di una commissione disciplinare per migliorare la responsabilità dei magistrati è vista come positiva, ma insufficiente. Salvato richiama l’importanza di includere anche gli altri settori della magistratura, per garantire omogeneità e coerenza. Un sistema disciplinare frammentato rischia di lasciare scoperte alcune aree, aumentando il potenziale di conflitti di interesse e disfunzioni.
Il dibattito sulla giustizia e i processi mediatici
Con l’argomento della gogna mediatica nei processi, Salvato è scettico riguardo all’efficacia della riforma nell’affrontare tale problematica. Sebbene possa sembrare che la separazione possa spezzare questo ciclo, in realtà potrebbe fornire più potere a un pm che già si trova al centro dell’attenzione pubblica, aggravando così la situazione. La recente riforma Cartabia, che ha introdotto norme per attenuare gli effetti delle iscrizioni nel registro degli indagati, è un passo considerato valido nella direzione giusta da Salvato.
Ad ogni modo, il procuratore afferma che il cambiamento delle carriere non è una soluzione effettiva alle patologie che interessano il sistema giudiziario. La vera soluzione risiede in un rafforzamento della competenza dei magistrati, del rispetto delle procedure e della responsabilità vis-à-vis dei diritti civili durante l’iter processuale.
Riflessioni sul futuro della magistratura italiana
Il discorso di Salvato si conclude su un punto di vista pragmatico. Interrogato sulla composizione e modalità di selezione del nuovo organo disciplinare proposto nella riforma, mette in discussione la logica del sorteggio, giudicandolo in contraddizione con i principi democratici essenziali. Sarebbe necessario un sistema di selezione che riflettesse meglio la complessità e varietà della magistratura, evitando di ridurre tutto a mere casualità.
Insieme, queste considerazioni aprono un ampio dibattito sulla direzione futura della giustizia in Italia, mettendo in evidenza il bisogno di una maggiore consapevolezza e riflessione rispetto ai modelli da implementare. Con le parole di Salvato, restano sulla tavola interrogativi essenziali relativi all’efficacia e all’equilibrio della magistratura. La strada da percorrere per garantire un sistema giuridico equo e sostenibile è, senza dubbi, impegnativa e richiede approfondimenti e un dialogo continuo.
Ultimo aggiornamento il 25 Gennaio 2025 da Elisabetta Cina