La città di roma ha accolto fedeli da ogni parte del mondo per l’ultimo addio a papa francesco, scomparso il 21 aprile. Dietro la facciata monumentale di san pietro si sono radunate storie, lingue e vite diverse, unite dalla figura del pontefice definito spesso “venuto dalla fine del mondo”. Questo momento non rappresenta solo un commiato, ma la promessa di un cammino che continua attraverso molteplici voci e attese.
L’alba a via della conciliazione e i primi fedeli in attesa
Alle sei del mattino la città si è risvegliata sotto una luce incerta tra notte e giorno. Via della conciliazione, la via che conduce alla basilica di san pietro, ha visto arrivare i primi fedeli avvolti in sacchi a pelo, pronti a rendere omaggio al papa. L’alba accarezza dolcemente le facciate marmoree e i volti dei pellegrini, carichi di silenziosa attesa. La tensione nel silenzio si percepisce netta, un’aria che sembra sospesa tra dolore e speranza. In questo scenario si muove una suora in fretta verso il suo posto per la messa esequiale, un simbolo della devozione fitta che circonda l’evento.
un brindisi discreto nel ricordo di papa francesco
Tra i gruppi di giovani presenti, un gruppo di argentini da córdoba cattura l’attenzione: si passano in segreto una borraccia di metallo, contravvenendo alle regole sulla sicurezza, e ridono sommessamente. Quel gesto è un omaggio all’ironia di papa francesco, il quale aveva scherzato più volte sul proprio ginocchio dolorante e sul piacere semplice di un bicchiere di tequila. Quel brindisi silenzioso diventa un modo concreto per tenere viva l’umanità del pontefice, un gioco condiviso fra fedeli che rinnova un legame affettivo lontano dalla retorica. Nel gesto semplice c’è un ricordo vivido di chi ha sempre preferito la realtà alle parole troppo alte.
Roma come crocevia di culture e storie diverse
Col sorgere del sole, roma mostra il suo volto di città che accoglie lingue e provenienze diverse. Le strade intorno a san pietro si trasformano in fiumi di dialoghi, dialetti e bandiere sventolate con fierezza. È un vero atlante umano sotto il cielo, dove ogni volto potrebbe appartenere a realtà lontane, eppure raccolte nello stesso sentimento. Papa francesco, noto per la sua vicinanza agli ultimi, avrebbe trovato accanto a sé figure come beatrice, una senzatetto dai capelli sbiaditi, che si rifugia appoggiata a un portone antico con un sacco a pelo stretto alle ginocchia, e che espira nuvole di fumo come barriera contro il freddo. Lui osservava chi passava con sguardo mitezza e lontano dal giudizio, e sorrideva agli adolescenti rumorosi accorsi per il giubileo. A san pietro, l’umanità si mostra senza filtri.
Adolescenti portoghesi: speranze concrete e desideri di cambiamento
Nel gruppo dei giovani, spiccano le ragazze portoghesi delle parrocchie di ericeira e carvoeira, arrivate a roma con una convinzione salda: il lutto collettivo sarebbe diventato una forza per unire i credenti e anche chi non lo è. Margarida parla dell’unione promessa dal papa, un messaggio che ha scavato nella speranza e nella cura per i più vulnerabili. I suoi compagni manuel e maria confermano questo legame, ricordando come la figura di francesco abbia superato confini religiosi, abbracciando una moltitudine più vasta. I giovani vivono la fede come realtà concreta e vogliono incidere sul mondo. Margarida esprime il desiderio che il papa, ora “in cielo”, protegga le vittime dei conflitti ancora aperti, mentre diana spera di crescere nella sua spiritualità, inseguendo quel senso morale suggerito dal pontefice. Il passaggio del testimone tra generazioni emerge in queste aspettative sincere.
dal congo, un canto gospel di pace e sofferenza
Grazie alla presenza di un coro gospel originario del congo, l’atmosfera ha preso un ritmo di speranza misto a dolore. Le voci intonano Amazing Grace in una versione locale, spezzata ma carica di fede e voglia di resistere. Jeanette, una delle cantanti, trattiene le lacrime raccontando quanto la musica abbia aiutato a superare momenti duri. Anche kenneth, con lo sguardo fermo, punta l’attenzione sulla necessità di parlare della guerra in corso. Nel loro paese, in questo 2025, si parla di possibili tregue che potrebbero gettare le basi per una pace accarezzata da papa francesco. La speranza si fa appello: il desiderio di pace da queste terre lontane si confonde con la memoria del pontefice e con la richiesta di non dimenticare chi soffre.
L’affetto da tutto il mondo si manifesta tra parole e gesti
Molte storie arrivano da lontano, come quella di madeleine, arrivata da aix-en-provence con le sue due gemelline per partecipare alle esequie. Porta con sé un ricordo personale: una frase di papa francesco rivolta a un bambino che aveva perso il padre ateo. Quella parola, che ribadiva come Dio accolga ogni cuore, la custodisce come un conforto. Madeleine la ripete sottovoce, mentre accarezza le figlie, prima di allontanarsi quasi leggera. Storie come questa si intrecciano lungo le strade che portano a san pietro, tracciando un lungo filo di gratitudine e memoria.
Giovani pellegrini tra nostalgia e bisogno di sorriso
Tra i presenti, ci sono molti giovani, come sienna, una ventiseienne di berlino che avrebbe dovuto partire ma ha scelto di rimanere. Poco lontano da lei, una tenda bianca ospita il servizio di supporto psicosociale, una presenza discreta tra la folla. I ragazzi si avvicinano in cerca di un gesto umano, uno sguardo, un sorriso capace di scaldare più del sole tiepido che ogni tanto si nasconde dietro le nuvole. Il cammino di questa giornata sembra scandito anche da queste esigenze semplici: trovare conforto nella comunità, condividere il dolore e il ricordo. Le speranze affidate a papa francesco si riflettono nel desiderio di umanità condivisa tra chi accompagna il pontefice in questa ultima grande veglia.