I professionisti del settore socio-sanitario in Alto Adige, inclusi psicologi, ostetrici, assistenti sociali e medici, esprimono la necessità di una maggiore integrazione nella stesura della nuova legge che interesserà i consultori familiari. Questa richiesta nasce da una serie di preoccupazioni riguardanti la rappresentanza e l’efficacia delle figure professionali coinvolte nel progetto legislativo. La situazione attuale ha spinto i rappresentanti delle diverse categorie a far sentire la loro voce, evidenziando criticità e lacune nella proposta normativa.
Criticità nella rappresentanza professionale
La Presidente dell’Ordine degli Psicologi, Francesca Schir, ha sollevato la questione della mancanza di coinvolgimento attivo delle professioni sanitarie nel processo di elaborazione della nuova legge. Secondo Schir, il gruppo di lavoro istituito dall’Azienda Sanitaria è attivo da molti mesi, ma non ha interagito con i professionisti del settore come inizialmente promesso dall’assessore competenti. Questa situazione ha suscitato sentimenti di delusione e sorpresa tra le categorie professionali, che ritengono fondamentale contribuire alla formulazione di norme che hanno un impatto diretto sulla loro attività e sulla qualità dei servizi offerti.
L’assenza di una consultazione adeguata ha portato a un disegno di legge che, secondo i professionisti, non risponde pienamente alle esigenze dei cittadini e dei lavoratori del settore. Le preoccupazioni non si limitano solo ai processi decisionali, ma si estendono anche all’efficacia dei servizi offerti nei consultori familiari, in cui la presenza di specifiche figure professionali è cruciale.
La mancanza di figure professionali indispensabili
Manuela Brioschi, Presidente dell’Ordine delle Ostetriche, ha messo in evidenza un’importante lacuna nella proposta di legge: l’assenza delle ostetriche dagli Spoke, le strutture sanitarie nelle quali si svolgono importanti attività di assistenza e supporto per le famiglie. Senza la presenza di queste figure, non è possibile garantire un adeguato livello di servizio e rispetto delle normative che, dal 2010, stabiliscono la necessità di integrare le diverse professioni all’interno dei consultori familiari.
Attualmente, non tutti i territori dell’Alto Adige sono in grado di offrire i Livelli Essenziali di Assistenza richiesti. La qualità del servizio è minacciata da questa carenza di risorse umane, rendendo i consultori meno accessibili e meno efficaci. Anche la Presidente dell’Ordine degli Psicologi ha rimarcato l’importanza di includere gli psicologi negli Spoke, enfatizzando la loro ruolo fondamentale per garantire un servizio completo e che rispetti le normative vigenti. L’integrazione di assistenti sociali è necessaria, poiché il loro contributo è essenziale per affrontare le varie problematiche sociali e relazionali delle famiglie che si rivolgono ai consultori.
La richiesta di un approccio collaborativo
Le categorie professionali chiedono dunque un approccio collaborativo con le istituzioni politiche per garantire che la nuova legge elevi la qualità e l’efficacia dei consultori familiari. La possibilità di lavorare insieme renderebbe il processo più trasparente e operativo, garantendo che tutte le professionalità necessarie siano rappresentate e che le esigenze delle famiglie siano in primo piano.
Il futuro dei consultori familiari in Alto Adige dipende dalla capacità di integrare le diverse professionalità e garantire che i servizi siano adeguati e rispondano alle reali aspettative della comunità. I professionisti sollecitano un tavolo di confronto con la politica, affinché ogni proposta legislativa sia frutto di una visione condivisa e di una pianificazione attenta alle necessità socio-sanitarie del territorio.
La richiesta di un maggiore coinvolgimento non si ferma né deve essere sottovalutata, in quanto rappresenta le istanze di una vasta gamma di cittadini che guardano con attenzione alle scelte normative che riguardano la loro vita quotidiana.