Maltrattamenti e violenze in famiglia: l'odissea di Kimiya e Kamran in una storia di abuso

Maltrattamenti e violenze in famiglia: l’odissea di Kimiya e Kamran in una storia di abuso

La drammatica vicenda di Kimiya e Kamran, vittime di violenza domestica da parte dell’allenatore H. S., mette in luce le difficoltà delle famiglie immigrate in cerca di una vita migliore in Italia.
Maltrattamenti e violenze in f Maltrattamenti e violenze in f
Maltrattamenti e violenze in famiglia: l'odissea di Kimiya e Kamran in una storia di abuso - Gaeta.it

Il drammatico racconto di Kimiya, 40 anni, e di suo figlio Kamran, 17 anni, mette in luce livelli di violenza domestica che sembrano non avere fine. Entrambi hanno subito per anni le angherie di H. S., 50 anni, un allenatore di ginnastica artistica originario dell’Iran, attualmente sotto processo per maltrattamenti e violenza sessuale. Una storia che evidenzia la difficile condizione di tante famiglie che, in cerca di una vita migliore in Italia, si trovano a vivere in un incubo tessuto di paura e sottomissione.

La giustificazione dell’abuso

Uno dei passaggi più inquietanti di questa vicenda è la giustificazione delle violenze. H. S. avrebbe spesso esclamato: «Lo dice l’Islam», come se questo potesse legittimare il suo comportamento violento nei confronti della moglie. Le violenze fisiche non si sono limitate solo alla moglie, ma hanno colpito anche Kamran, il figlio. Secondo le testimonianze, H. S. non ha mai esitato a colpirli con schiaffi e insulti, rendendo l’atmosfera in casa insopportabile. A tal punto che Kimiya è stata obbligata a subire rapporti sessuali contro la propria volontà, come evidenziato nei capi d’imputazione.

L’allenamento forzato del figlio

La violenza ha assunto anche la forma di pressione psicologica e fisica, specialmente nei confronti di Kamran. Quando il ragazzo aveva solo 10 anni, H. S. lo obbligava a sessioni di allenamento estenuanti di ginnastica artistica, forzandolo a raggiungere elevate aspettative. Ciò ha avuto effetti devastanti sulla vita di Kamran, che ha vissuto nel terrore di deludere il padre. Queste testimonianze relative agli episodi di abuso risalgono al periodo 2018-2019 e saranno al centro del processo che ha come obiettivo di far emergere la verità.

Vita e sogni spezzati in Italia

La famiglia di H. S. si trasferì in Italia nel 2016, in cerca di opportunità migliori. Tuttavia, le difficoltà nel trovare lavoro per H. S. hanno segnato un rapido deterioramento della loro situazione familiare. Affidati ai servizi sociali, Kimiya ha iniziato a immaginare un futuro diverso. Ma H. S. non glielo ha permesso. Era costretta a uscire di casa solo per fare la spesa o accompagnare Kamran a scuola, mentre il marito mostrava un palese disprezzo per il suo desiderio di integrazione nella nuova cultura.

Ostruzionismo all’istruzione

Per Kimiya, imparare l’italiano rappresentava un passo cruciale per integrarsi e migliorare la propria vita. Ma H. S. non solo rifiutava l’idea, ma andava oltre, vietando categoricamente al figlio di frequentare corsi di lingua. Questo comportamento denota un controllo totale, sfociando in umiliazioni costanti, come dimostra un episodio in cui l’imputato offendeva Kimiya dicendole: «Sei un asino e morirai asino», mentre a Kamran diceva di abbandonare la ginnastica, accompagnando le parole con pugni fisici.

Nemmeno la malattia è stata un motivo di pietà. Kamran è stato costretto a continuare gli allenamenti anche quando ammalato di scarlattina, un segno della brutalità e rigidità del padre. Kimiya ha cercato di ribellarsi a questa vita opprimente, ma le sue proteste si sono tradotte in violenza fisica da parte di H. S..

Il coraggio di Kimiya e Kamran nel denunciare queste violenze sta ora portando alla luce una storia che merita di essere conosciuta per rendere evidente che nessuno dovrebbe vivere nel timore del proprio coniuge.

Change privacy settings
×