Maria Rosaria Boccia ha recentemente contraddetto le affermazioni pubblicate dal Fatto Quotidiano riguardo a presunte riprese video effettuate all’interno di Montecitorio. L’articolo, a firma di Selvaggia Lucarelli, ha sollevato non poche polemiche, suggerendo che la donna avrebbe utilizzato occhiali smart per catturare immagini e video mentre passeggiava per il palazzo. Boccia ha voluto precisare la sua posizione attraverso un post su Instagram, chiarendo la natura legale delle sue azioni e presentando il prodotto in questione.
Il contenuto dell’articolo del Fatto Quotidiano
Il tour virtuale di Boccia a Montecitorio
Il reportage del Fatto Quotidiano, pubblicato il 10 maggio, ha descritto un evento che ha attirato l’attenzione. Maria Rosaria Boccia ha condiviso sui social network alcune immagini che raffigurano gli esterni di Montecitorio con la didascalia “Ritornare“. Successivamente, ha pubblicato un video che ha destato scalpore: il filmato sembra essere un tour virtuale dell’edificio, caratterizzato da una colonna sonora che include brani di Arisa, “La notte“, e “The rhythm of the night“.
Durante il video, Boccia ha percorso un corridoio lungo e vuoto, mostrando vari uffici e spazi del palazzo. La giornalista ha sottolineato che queste riprese, apparentemente realizzate senza autorizzazione, forniscono una vera e propria planimetria del luogo. La narrazione del video si è interrotta, lasciando intravedere qualche interrogativo sul rispetto della privacy e delle normative vigenti.
Il giorno seguente, 11 maggio, Boccia ha condiviso un altro video. Questa volta, il contesto era cambiato: il palazzo sembrava più affollato, con diverse persone visibili negli uffici. Nel suo messaggio, la politica invitava i follower a seguirla in questo “tour del palazzo“. La variazione del contesto e la fruizione di spazi privati hanno sollevato ulteriori critiche.
La risposta di Boccia su Instagram
In risposta a queste accuse, Maria Rosaria Boccia ha chiarito la propria posizione tramite un post su Instagram, in cui ha affermato che “nulla di illegale” è avvenuto durante le riprese. Nella comunicazione, la donna ha voluto fornire dettagli sui dispositivi utilizzati, presentando gli occhiali smart di Facebook, denominati Ray-Ban Stories. Questi occhiali possiedono una piccola telecamera e sono progettati per catturare foto e video, nonché fungere da auricolari. Boccia ha anche specificato che, quando la registrazione è attiva, un led bianco si accende vicino alla lente destra, segnalando così la presenza del dispositivo in funzione.
La dichiarazione della Boccia non si è fermata solo ai dettagli tecnici, ma ha anche messo in evidenza che i video non violano alcuna legge, suggerendo che la sua attività rientra nelle pratiche comuni di documentazione e condivisione di esperienze sul suo operato. La politica ha sottolineato la sua intenzione di informare il pubblico riguardo ai luoghi istituzionali e la loro importanza.
Le implicazioni delle accuse e la privacy in Montecitorio
Le affermazioni contenute nel Fatto Quotidiano, pertanto, pongono interrogativi non solo sulla legalità dell’operato di Boccia, ma anche sul tema della privacy all’interno delle istituzioni pubbliche. Montecitorio, come sede della Camera dei Deputati, rappresenta un luogo di alta responsabilità politica e, in quanto tale, è soggetto a normative rigorose riguardo all’accesso e alla ripresa di immagini.
Il dibattito sulla legalità delle riprese e sull’uso di tecnologie innovative come gli occhiali smart tende a focalizzarsi sull’equilibrio tra la trasparenza pubblica e il rispetto della privacy degli individui. Infatti, mentre l’informazione continua a viaggiare alla velocità della luce grazie ai social media, rimangono fondamentali delle regole che disciplinano la diffusione di contenuti sensibili e l’accesso a spazi ritenuti privati.
Queste dinamiche non possono essere ignorate nel discorso pubblico e, quindi, risulta cruciale legare la tecnologia al rispetto di valori etici e legali che tutelano il funzionamento delle istituzioni. La questione, dunque, si colloca non solo nell’ambito dei diritti individuali, ma anche nella trasparenza del mondo politico e nel rapporto tra rappresentanti e cittadini.