Marianna Somma, una 34enne napoletana, ha recentemente ottenuto una condanna per stalking nei confronti del suo ex compagno Alessandro Pusceddu. La sua storia, emersa durante il processo, rivela le sfide e le sofferenze affrontate da chi si trova a denunciare atti di violenza e molestie. Marianna condivide la sua esperienza, evidenziando come la denuncia possa trasformarsi in un percorso solitario e traumatizzante.
La lotta contro la coercizione
Dopo aver vissuto una relazione di 17 anni caratterizzata da comportamenti oppressivi e ricatti psicologici, Marianna ha deciso di rompere il silenzio e denunciare Pusceddu. Le intimidazioni non si limitavano a insulti e minacce, ma includevano anche l’invio di immagini inquietanti e la minaccia di pubblicare foto intime senza consenso. Marianna descrive un’esperienza devastante: “È come precipitare in un vortice che ti svuota e ti fa sentire fragile.”
Durante il processo, la situazione è diventata ancora più difficile. Ciò che dovrebbe essere un’azione di giustizia si è trasformato in un’ulteriore vittimizzazione. Al posto di ricevere supporto, Marianna si è trovata sul banco degli imputati, oggetto di domande inopportune sulla sua vita privata. “Si parlava più di me che dell’imputato,” racconta, sottolineando le difficoltà e l’ansia provocate da un ambiente che sembrava stigmatizzarla anziché proteggerla.
Un processo che accusa la vittima
Nel corso delle udienze, Marianna ha dovuto affrontare interrogatori inadeguati e provocatori, che l’hanno lasciata esterrefatta. Ad esempio, un avvocato della difesa le ha chiesto se suo padre avesse mai assistito a momenti di intimità tra lei e il suo ex. Un attacco personale che ha travolto la sua dignità e ha complicato quella già difficile esperienza di denuncia. Marianna osserva: “Mi hanno trattata come una ragazza di facili costumi, come se fossi io la causa dei comportamenti di Pusceddu.”
Le sue parole pongono un’attenzione necessaria sulla questione della vittimizzazione secondaria, un fenomeno in cui le vittime di violenza sono ulteriormente danneggiate dal sistema legale e sociale che dovrebbe proteggere. Marianna ha sentito il peso di questa realtà sulla sua pelle e la ricorda come un momento di grande vulnerabilità e sofferenza.
Le difficoltà con le forze dell’ordine
Ora, Marianna racconta le esperienze con le forze dell’ordine, che non sempre hanno garantito il supporto atteso. Durante un episodio critico, si è resa conto di essere seguita e ha contattato la polizia. “Mi hanno risposto che non potevano intervenire immediatamente. Erano occupati per una partita di calcio. Ho dovuto aspettare in una situazione di pericolo.” Questo evento ha ulteriormente minato la sua fiducia nel sistema che avrebbe dovuto proteggerla.
Anche dopo la denuncia, le problematiche non sono terminate. Marianna è stata inserita nel protocollo del codice rosso, ma ha scoperto quanto poco possa significare senza un’adeguata attuazione. La mancanza di risorse e di sostegno concreto ha rappresentato una battuta d’arresto nella sua ricerca di protezione e giustizia.
L’impatto sulla vita lavorativa e personale
Marianna non ha soltanto combattuto contro la paura e l’ansia, ma ha anche dovuto affrontare il costo delle sue decisioni professionali. La sua vita lavorativa è stata compromessa in modo significativo a causa delle azioni del suo ex. “Ho perso il lavoro dopo che ha iniziato a contattare i miei superiori e colleghi. La situazione era diventata insostenibile per loro,” racconta. Nonostante gli sforzi per trovare sostegno, si è ritrovata senza un impiego e con un futuro incerto.
Oggi, Marianna è alla ricerca di un nuovo equilibrio e di opportunità lavorative, continuando a combattere per la sua dignità e il suo benessere. “La condanna di Pusceddu mi ha dato una sorta di giustizia, ma la lotta è ben più complessa. Si tratta di ricostruirsi, di trovare il coraggio di rialzarsi,” conclude. La sua testimonianza serve da monito su quanto sia difficile il percorso per chi si trova a denunciare violenze e molestie, esortando a un cambio di mentalità e processi più empatici nei confronti delle vittime.
Ultimo aggiornamento il 19 Gennaio 2025 da Armando Proietti