L’arte ha la straordinaria capacità di intrecciare storie e passioni, come dimostra l’installazione cinematografica “Seven deaths” di Marina Abramović. Questo lavoro, che si inserisce nel contesto della mostra “Between breath and fire”, è focalizzato sulla figura iconica di Maria Callas, soprano celebre al mondo e simbolo di una profonda emotività musicale. La mostra, che ha aperto le sue porte al nuovo centro per l’arte contemporanea GRES ART 671, svela un legame straordinario tra l’artista serba e la grande interprete italiana, dando vita a una riflessione sulla sofferenza e sulla passione.
Un incontro tra arte e vita
L’eredità di Maria Callas
Marina Abramović, conosciuta per il suo approccio unico e spesso provocatorio all’arte performativa, ha condiviso che il suo amore per Maria Callas risale alla giovinezza. In un’intervista, ha raccontato di aver ascoltato per la prima volta la voce della “Divina” nella cucina della nonna a Belgrado e di essere rimasta folgorata dalla potenza espressiva della soprano. Non comprendendo le parole cantate in italiano, Abramović ha avvertito un’irrefrenabile scarica emotiva che l’ha portata a piangere senza controllo.
Questo ricordo trasmette l’intensità dell’impatto che l’arte di Callas ha avuto sulla vita dell’artista. Le note che venivano diffuse nell’ambiente domestico hanno segnato un percorso emotivo e creativo fondamentale per Abramović. Si può capire, quindi, come l’artista serba oggi adotta l’alter ego di Callas per esplorare la relazione tra bellezza, sofferenza e amore incondizionato, temi centrali nella vita e nel lavoro della soprano.
Emozioni e fragilità
Nell’opera “Seven deaths”, Abramović ridisegna il mondo di Callas, reinterpretandone le sette eroine dalle sorti tragiche. La sua performance è accompagnata da una colonna sonora che include alcuni dei più celebri assoli della soprano. “Callas era così forte sul palco, ma viveva un’ineguagliabile infelicità,” afferma l’artista, offrendo uno spaccato della vita di entrambi i personaggi. Questa dichiarazione tra le due donne sottolinea la fragilità insita nel talento e nelle scelte artistiche.
La vulnerabilità di Callas si riflette non solo nelle sue esibizioni, ma anche nella sua vita personale, dove l’amore e la perdita giocano ruoli cruciali. Abramović si ricollega a questo sentire, condividendo la sua esperienza di amore intenso che l’ha portata a trascurare addirittura i bisogni primari. È una testimonianza potente di come l’arte possa essere un mezzo di salvezza e di fuga, permettendo di affrontare l’ineluttabilità della vita nei momenti di alta emotività.
Un viaggio attraverso le opere di Abramović
La mostra ‘Between breath and fire’
Accanto all’installazione video di “Seven deaths”, la mostra offre al pubblico la possibilità di esplorare una selezione di trenta opere storiche e recenti di Marina Abramović. Questi lavori sono suddivisi in sezioni tematiche come Breath, Body, The Other e Death, creando una narrazione visiva che avvolge i visitatori in un profondo viaggio nell’universo creativo dell’artista. Ogni sezione invita alla riflessione su una di queste quattro dimensioni esistenziali, accostando esperienze artistiche a tematiche universali.
Uno dei pezzi più significativi è “Tree”, un paesaggio sonoro inaugurato nel 1972 al SKC Cultural Centre di Belgrado. Questo lavoro sfida i confini tra la natura e l’arte, mescolando il canto degli uccelli con suoni che emergono da un contesto artificiale. Attraverso questa installazione, Abramović intende far riflettere sul tema della mortalità e della trascendenza, evidenziando come le esperienze sensoriali possano cambiare la nostra percezione del mondo.
La sinergia tra performatività e innovazione
La mostra “Between breath and fire” rappresenta un nuovo capitolo nel percorso artistico di Marina Abramović, unendo la sua ricerca nella performance con esperimenti in materiali e formati innovativi. Ciò è particolarmente evidente nell’opera “Seven deaths”, dove l’arte lirica si trasforma in installazione multimediale, ampliando la propria dimensione espressiva. L’artista enfatizza l’importanza di questa integrazione, poiché permette di esplorare vie innovative e di rimanere sempre vitale nella scena contemporanea.
Il pubblico è così invitato a riflettere su come l’arte possa fungere da veicolo per trasmettere emozioni e umanità. E nel racconto di Marina Abramović c’è la testimonianza di legami che trascendono il tempo e lo spazio, unendo la cultura popolare e l’arte elevata, in un abbraccio che celebra la vita, il dolore e la bellezza.