La figura di Davide Maria Turoldo emerge con rinnovata forza nel libro “Vita di un poeta ribelle” dello scrittore e giornalista Mario Lancisi, pubblicato da Ts Edizioni. Questo volume offre uno sguardo profondo sul “prete scomodo“, che ha segnato la Chiesa del Novecento con la sua vita e i suoi scritti, rompendo gli schemi tradizionali e abbracciando il dinamismo della contemporaneità.
Chi era Davide Maria Turoldo?
Davide Maria Turoldo era un frate e poeta che ha vissuto in un periodo di profondi cambiamenti sociali e religiosi. Emerso durante il Concilio Vaticano II, ha incarnato lo spirito di questa epoca, contribuendo a un fervente dibattito sulla spiritualità e le dinamiche della fede. Nel libro, Lancisi approfondisce la sua vita, evidenziando le sfide che ha affrontato e i contrasti che ha generato all’interno della Chiesa. Nonostante le etichette di “prete moderno” o “prete di sinistra“, che gli venivano affibbiate, Turoldo cercava un dialogo autentico con tutti, credenti e non.
L’immagine che emerge da questo racconto è quella di un uomo profondamente legato alla sua missione, che non ha mai avuto paura di affrontare le contraddizioni del suo tempo. Le sue idee, spesso controcorrente, lo hanno reso una figura divisiva, ma anche affascinante, capace di mettere in discussione le convenzioni religiose e sociali. Con le sue opere, Turoldo invitava la gente a riflettere e a interrogarsi sul significato della fede, non limitandosi a dargli risposte facilmente digeribili.
Un percorso di resistenza e di fede
L’opera di Turoldo non si limitò alla sfera religiosa, ma si espresse anche attraverso il supporto attivo alla Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale. Da predicatore nel Duomo di Milano, il suo impegno si articolò in numerose iniziative di carità e cultura. Era noto per la sua dedizione verso i più vulnerabili, riflettendo un cuore aperto e un animo solidale. Il film “Gli ultimi“, di cui curò la regia, è un esempio del suo desiderio di portare alla luce le storie di coloro che spesso vengono dimenticati.
L’analisi di Lancisi sottolinea l’impatto che Turoldo ebbe su amici e colleghi artisti dell’epoca, come Alda Merini e Pier Paolo Pasolini. La sua capacità di coniugare fede e poesia permise di instaurare dialoghi significativi, sia dentro che fuori la Chiesa. Queste relazioni arricchirono il panorama culturale di quegli anni, rendendolo non solo un uomo di fede, ma anche una voce potente nel mondo della poesia e dell’arte.
Il messaggio attuale di Turoldo
Nel contesto attuale, in cui la Chiesa si trova a fronteggiare una crisi di vocazioni e di partecipazione, l’opera di Turoldo acquisisce una nuova rilevanza. Lancisi scrive con l’intento di non lasciare che questa figura venga dimenticata, specialmente in un periodo in cui è possibile assistere a una normalizzazione della Chiesa. Con il calo delle presenze nelle chiese e la perdita di interesse per pratiche religiose, la memoria di Turoldo, caratterizzata dall’umanità e dalla passione per la giustizia, rappresenta un faro di speranza.
La presentazione del libro avverrà il 14 novembre alle 17.30 presso il Castello Sforzesco durante BookCity Milano. Sarà un’occasione per riflettere su un’eredità culturale e spirituale che continua a influenzare generazioni. Con diversi relatori che parteciperanno all’evento, le discussioni offriranno spunti significativi su come le ideologie e le visioni di Turoldo possano trovare applicazione nel contesto contemporaneo.
Questo libro si propone come un’opera necessaria per comprendere non solo la figura di un sacerdote, ma anche l’importanza del dialogo tra cultura e fede, un tema di fondamentale rilevanza nei giorni nostri.
Ultimo aggiornamento il 8 Novembre 2024 da Sofia Greco