La situazione economica italiana si presenta complessa e articolata nel marzo 2025, con il governo che naviga tra l’ipotesi di rottamazione di cartelle esattoriali e un necessario taglio delle tasse. Le scadenze si avvicinano e sono attese le risultati di una verifica cruciale condotta da una commissione tecnica istituita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze . Questa commissione ha il compito di analizzare il maxi stock di 1.275 miliardi di euro di cartelle esattoriali non riscosse, il cui studio potrebbe avere un impatto notevole sulle politiche fiscali future.
La verifica delle cartelle esattoriali
Il 15 marzo rappresenterà una data determinante per capire l’andamento delle finanze pubbliche italiane. La commissione tecnica è stata istituita per analizzare in profondità il magazzino di crediti insoluti, suddividendoli in tre categorie: quelli impossibili da riscuotere, quelli gestibili tramite potenziali operazioni di cartolarizzazione e quelli da rottamare. La situazione attuale richiede decisioni che non possono prescindere da considerazioni politiche, una volta che il lavoro tecnico sarà completato. Non si può ignorare la crescita preoccupante dei debiti fiscali, che ha visto un incremento di 69 miliardi di euro nel solo ultimo anno. Se a fine dicembre 2023 il debito si attestava a 1.206 miliardi, un anno dopo ha raggiunto i 1.275 miliardi. Questa realtà impone una riflessione seria su come affrontare il problema dei debiti accumulati con il fisco e sull’efficacia delle politiche di recupero.
Le proposte per una pace fiscale
I risultati dell’analisi del MEF saranno determinanti anche per le ambizioni della Lega, che sta esercitando pressioni per l’introduzione di una pace fiscale. La proposta, che intende offrire rateizzazioni su dieci anni per le cartelle pendenti, è già stata dettagliata in due progetti presentati nelle rispettive Camere del Parlamento. I parlamentari coinvolti, Gusmeroli e Romeo, hanno delineato un piano che potrebbe passare attraverso un decreto o una legge ad hoc, ma ora attendono l’approvazione della maggioranza. Il costo di questa pace fiscale ‘light’, a fronte di una gestione meno onerosa, è stimato intorno ai 2 miliardi, mentre una versione più estesa, capace di coprire fino a 10 milioni di contribuenti, potrebbe arrivare a costare circa 5 miliardi di euro.
La posizione di Forza Italia sul taglio delle tasse
Forza Italia, dal canto suo, spinge per un forte intervento a favore del taglio delle tasse sui redditi. La proposta prevede di ridurre l’aliquota dell’Irpef per i redditi fino a 50.000 euro, portandola dal 35% al 33%. Le cifre in gioco sono delicate, poiché le risorse disponibili per attuare questa misura sono limitate. La stessa riduzione per redditi fino a 60.000 euro comporterebbe oneri molto più elevati, richiedendo risorse considerate difficili da reperire nell’attuale contesto.
Le stime future e il ruolo di Istat
In questa fase, i conti pubblici italiani dipendono anche da come evolveranno le stime economiche. Il 3 marzo si dovrebbero conoscere le nuove proiezioni Istat riguardanti il PIL e l’indebitamento per il 2024, e il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha accennato a possibili annunci positivi. Un eventuale miglioramento delle stime economiche potrebbe infatti alleviare la pressione sulle politiche fiscali e rendere più facilmente attuabili le proposte di riduzione delle tasse e di gestione delle cartelle esattoriali.
Mentre si avvicina la metà di marzo, la tensione aumenta e gli attori politici sono chiamati a prendere decisioni che potrebbero cambiare il volto della fiscalità italiana. I prossimi giorni saranno cruciali nel definire le azioni necessarie per gestire le finanze pubbliche e dare una risposta concreta alle esigenze dei contribuenti.