Durante un recente appuntamento sul podcast “Tintoria”, il noto tennista di fama internazionale, Matteo Berrettini, ha condiviso riflessioni personali sulla sua carriera, mettendo in evidenza un aspetto spesso trascurato: la difficoltà di perdonarsi. Quest’argomento, profondamente personale, suggerisce un lato vulnerabile dell’atleta che, malgrado i suoi risultati notevoli, lotta con le aspettative che ripone in se stesso.
La lotta interiore nel tennis
Matteo ha affermato che “la persona che odio di più quando gioco sono io”. Questa ammissione mette in luce il peso che gli atleti professionisti portano, caratterizzato da un auto-giudizio severo che può influenzare le prestazioni sul campo. Berrettini ha commentato scherzosamente che gli sport con le racchette tendono a generare scuse, ma ha anche sottolineato un principio fondamentale appreso nel tennis: “Gli alibi non esistono”. Questa mentalità, che invita a una rigorosa responsabilizzazione personale, è un tema ricorrente nelle carriere dei grandi sportivi, dove il desiderio di eccellere si scontra con le inevitabili difficoltà e i fallimenti.
Per Berrettini, la strada verso il successo è stata segnata dalla sua severità nei confronti di se stesso. “Tratto gli altri molto meglio di come tratto me stesso”, ha detto, evidenziando una predisposizione a volere il meglio per la sua squadra e per gli altri, mentre si infligge pressioni addizionali. Questa dualità tra auto-critica e desiderio di crescita pone interrogativi interessanti sul modo in cui gli sportivi possono imparare a gestire il proprio stress e migliorare il proprio benessere personale.
Il successo della Nazionale e l’importanza del gruppo
Nel discorso, Berrettini ha anche toccato il tema del recente successo dell’Italia nella Coppa Davis, esprimendo una certa ironia nel definire la squadra “non male”. Quest’atteggiamento riflette l’approccio del tennista, che non si lascia andare a troppe lamentele nonostante il traguardo raggiunto. Il suo commento “è difficile lamentarsi” dimostra una consapevolezza dell’importanza del lavoro di squadra e del bene comune, elementi che rappresentano chiavi per il successo collettivo.
“Essere un grande uomo squadra” è un altro punto cruciale esposto da Berrettini, che mostra il suo apprezzamento per il supporto reciproco tra i membri della squadra. Questo sentimento di coesione è essenziale in competizioni di gruppo come la Coppa Davis e la Billie Jean King Cup, dove ogni giocatore deve contribuire al risultato finale. Berrettini sembrerebbe temere che un allentamento della propria disciplina possa compromettere questo approccio, radicato anche nel suo desiderio di dare il massimo per il gruppo.
L’incontro con il Presidente Mattarella
Un momento memorabile che Berrettini ha vissuto di recente è stato l’incontro con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, avvenuto il 29 gennaio. L’evento, descritto dal tennista come “una mattinata diversa dalle mie solite e sicuramente emozionante”, ha visto la presenza dei membri delle nazionali di tennis, suggellando un riconoscimento ufficiale e pubblico del loro impegno sportivo.
L’atmosfera che ha circondato l’evento, con i corazzieri e l’opportunità di scattare selfie, ha reso l’incontro ancora più memorabile. Berrettini ha sottolineato con stupore l’interesse di Mattarella per il tennis, rivelando che il Presidente segue attentamente gli sviluppi del sport, inclusi dettagli delle partite. Questo tipo di apprezzamento da parte di una figura politica così importante è un segnale significativo di quanto il tennis e lo sport in generale siano parte integrante della cultura e dell’identità nazionale italiana.