Il festival del cinema di Venezia ha visto salire sul podio la regista italiana Maura Delpero, premiata con il Leone d’Argento per la sua opera “Vermiglio”. La giuria, presieduta da Isabelle Huppert e arricchita dalla presenza di Giuseppe Tornatore, ha elogiato il film, sottolineando l’unanimità del giudizio. La pellicola, in arrivo nelle sale italiane il 19 settembre, promette di attrarre l’attenzione del pubblico e dei critici internazionali.
La gioia per un riconoscimento atteso
La felice regista Delpero ha espresso la sua emozione dopo aver ricevuto il premio a Venezia, rimanendo colpita dalle parole di Tornatore, che ha evidenziato l’impatto della sua visione artistica. “Vermiglio” non si limita a raccontare una storia, ma riesce a trasmettere una poesia visiva che tocca il pubblico. Delpero ha apprezzato in particolare il riconoscimento del suo lavoro in un contesto cinematografico sempre più competitivo, soprattutto in vista del suo imminente viaggio al festival di Toronto, dove presenterà la sua opera.
“Penso che la piccola produzione italiana, come “Vermiglio”, possa avere una grande opportunità di imporsi anche a livello internazionale”, ha commentato Delpero. Con la candidatura all’Oscar internazionale in arrivo, il film rappresenta un’importante opportunità per il cinema italiano. Sebbene la regista riconosca la forte concorrenza, esprime il desiderio di vedere il suo film prendere parte a quest’ulteriore viaggio.
Un’origine autentica e multidimensionale
Maura Delpero, originaria di Bolzano, ha costruito il suo percorso creativo in modo ricco e variegato. La sua formazione autodidatta ha avuto luogo negli spazi della Cineteca di Bologna, dove ha sviluppato una passione per il cinema che l’ha portata a vivere in Francia e a parlare cinque lingue. Attualmente, Delpero si divide tra Italia e Argentina, dove vive con il marito argentino e la loro giovane figlia, una tra i protagonisti di “Vermiglio”.
Durante la cerimonia di premiazione, ha toccato temi delicati e rilevanti, tra cui la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia. Delpero ha chiesto una riflessione profonda sulla parità di genere, sottolineando come spesso le donne siano costrette a sacrificare i propri sogni professionali per il bene della famiglia. La sua esperienza personale, ovvero allattare sul set, è stata un atto simbolico per rappresentare un problema sociale che ancora persiste nel mondo cinematografico.
Un messaggio di uguaglianza e speranza
L’approccio di Delpero al cinema va oltre il semplice racconto di storie. La regista è compromessa con la lotta per le uguaglianze di genere e sociali. La sua speranza è quella di vedere un futuro cinematografico privo di stereotipi di genere, in cui il punto di vista dell’autore prenda il sopravvento. “Spero che ci sia una evoluzione verso storie più eque, lontane da visioni riduttive che limitano il panorama culturale”, ha affermato.
“Vermiglio” racconta la storia di una giovane donna durante la Seconda Guerra Mondiale, in un paesaggio montano afflitto dal conflitto, ma focalizza anche l’attenzione sulle difficoltà di una generazione. Il film esamina il tema delle scelte personali in un contesto di guerra, e lo fa utilizzando il dialetto locale, un aspetto che Delpero ha voluto curare con attenzione. La regista ha selezionato personalmente le comparse del film, rendendo l’opera un esempio di autentica rappresentazione locale e culturale.
Una visione di cinema indipendente
Il progetto “Vermiglio”, con un budget contenuto di circa 4 milioni di euro, rappresenta l’ideale di cinema indipendente che Delpero persegue. La regista si rifà a maestri del cinema come Ermanno Olmi, Vittorio De Sica e Tarkovskij, sostenendo che il vero cinema è quello che riesce a far sentire il pubblico parte di un’esperienza creativa. Anche se riconosce le sfide nel mantenere una libertà artistica, Delpero afferma che web e finanziamenti pubblici sono fondamentali per continuare a produrre opere autentiche, lontane dalle logiche commerciali dominanti.
La premiazione di Venezia segna un importante traguardo, e Delpero desidera che questa iniezione di fiducia si traduca in nuove opportunità per il suo lavoro. “Il mio obiettivo rimane quello di realizzare storie che mi rappresentano e che sono vere”, conclude, incarnando la passione e la determinazione di una generazione di cineasti pronti a intraprendere nuove strade nel panorama cinematografico.