Maxi fallimento di Qui! Group: ventidue patteggiamenti e responsabilità in primo piano

Maxi fallimento di Qui! Group: ventidue patteggiamenti e responsabilità in primo piano

Il fallimento di Qui! Group, con un passivo di 600 milioni di euro, ha portato a ventidue patteggiamenti tra gli imputati, inclusi il patron Fogliani e la moglie, evidenziando gravi irregolarità aziendali.
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Maxi fallimento di Qui! Group: ventidue patteggiamenti e responsabilità in primo piano - Gaeta.it

Il complesso caso relativo al fallimento dell’azienda di buoni pasto Qui! Group ha visto emergere importanti sviluppi legali, con ventidue degli anni imputati che hanno scelto di patteggiare. Le indagini, avviate nel contesto di un passivo colossale che ha raggiunto i 600 milioni di euro nel 2018, continuano a portare alla luce la magnitudine della situazione, coinvolgendo nomi noti e una rete di interessi alquanto articolata.

I patteggiamenti e le assoluzioni

L’analisi della vicenda legale ha portato a ventidue patteggiamenti tra i 29 imputati iniziali. Tra coloro che hanno accettato le pene vi è anche il patron del gruppo, Gregorio Fogliani, il quale ha concordato una condanna di quattro anni e mezzo, accompagnata dalla confisca di beni significativi, tra cui tre immobili a Forte dei Marmi. Questo provvedimento evidenzia non solo le gravi irregolarità gestionali ma anche un interesse personale legato alla proprietà di beni immobiliari. Altri soggetti coinvolti, con ruoli minori, sono stati assolti, mentre un revisore è stato rinviato a giudizio, suggerendo un quadro complesso di responsabilità.

La moglie di Gregorio Fogliani, Luciana Calabria, ha ricevuto una pena di un anno e undici mesi, con una confisca di 1,6 milioni di euro tra beni e disponibilità finanziarie. La situazione del gruppo rimane tesa, in particolare per i dipendenti del locale Moody a Genova, attualmente chiuso, che si trovano in centro a una vertenza per non perdere il lavoro.

Il crollo del colosso dei buoni pasto

Le indagini svolte a seguito del fallimento hanno rivelato un passivo impressionante per l’azienda, con quasi 300 milioni di euro legati esclusivamente a Qui! Group. Il fallimento non ha solo impattato i creditori diretti quali dipendenti e clienti, ma ha avuto ripercussioni su una rete di ristoranti, bar e supermercati locali che avevano fornito beni in cambio dei buoni pasto. La crisi economica provocata da questa vicenda ha messo in difficoltà numerosi esercenti e lavoratori, sottolineando le gravi conseguenze di operazioni aziendali non trasparenti.

Fogliani, nel corso della sua gestione, aveva anche ottenuto appalti significativi, come quello della Consip, destinato a fornire i ticket ai dipendenti pubblici. Tuttavia, il collasso di Qui! Group ha portato al fallimento di altre attività connesse, come la Pasticceria Svizzera e il bar Moody, entrambe a Genova, ampliando l’ombra della crisi a un campo più vasto di aziende e lavoratori.

Le accuse e il contesto investigativo

Le accuse mosse contro Fogliani e i suoi familiari sono gravi e comprendono reati di bancarotta fraudolenta, truffa aggravata, riciclaggio e autoriciclaggio. Secondo l’accusa, la famiglia avrebbe sistematicamente svuotato le casse dell’azienda, utilizzando i fondi per scopi personali, incluso l’acquisto di una lussuosa villa in Versilia e le spese per matrimoni da sogno. Questa gestione dissennata ha lasciato un segno profondo non solo a livello economico, ma ha colpito anche l’affidabilità dell’intero settore dei buoni pasto, una nicchia vitale per molti esercenti e lavoratori.

L’arresto e le accuse hanno acceso un ampio dibattito su pratiche aziendali eticamente discutibili, rendendo evidente la necessità di un controllo più rigoroso su aziende che gestiscono beni pubblici. Restano da monitorare i prossimi sviluppi legali e le eventuali ripercussioni sul tessuto imprenditoriale legato a questo caso, che ha squarciato il velo su un business fin troppo considerato solido e stabile.

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