Meloni e trump, tra negoziati sui dazi e la strategia italiana verso l’alleanza euro-atlantica

Meloni e trump, tra negoziati sui dazi e la strategia italiana verso l’alleanza euro-atlantica

Giorgia Meloni guida l’Italia nel confronto tra Stati Uniti e Unione europea sui dazi commerciali, bilanciando scelte economiche e militari in un contesto di crescente dipendenza euro-atlantica e sfide geopolitiche globali.
Meloni E Trump2C Tra Negoziati Meloni E Trump2C Tra Negoziati
L’articolo analizza il ruolo di Giorgia Meloni nel delicato equilibrio tra Stati Uniti e Unione Europea sui dazi commerciali, evidenziando le implicazioni economiche, militari e geopolitiche di un rafforzamento del patto euro-atlantico e la necessità di un’agenda europea più equilibrata e sovrana. - Gaeta.it

La posizione di Giorgia Meloni si consolida nel confronto tra Stati Uniti e Unione europea sulla questione dei dazi commerciali. Con il sostegno pubblico di Donald Trump e il coinvolgimento diretto di Ursula von der Leyen, l’Italia si trova a dover definire i propri passi in un quadro che coinvolge scelte economiche, militari e strategiche di ampia portata, inserendosi in una dinamica che travalica i confini nazionali per abbracciare una nuova visione euro-atlantica. Al centro c’è la sfida a mantenere la competitività industriale nazionale mentre si rafforzano vincoli e dipendenze verso l’alleato americano.

il nuovo patriottismo euro-atlantico e le implicazioni ideologiche

Il richiamo a “fare più forte l’Occidente” porta il patriottismo tradizionale della destra italiana fuori dai confini nazionali, verso una nuova dimensione politica. Meloni si fa promotrice di un patto euro-atlantico rinnovato, che si presenta come un blocco unito contro le sfide globali. Al centro di questa alleanza si inserisce un’ideologia che include componenti di suprematismo bianco, discriminazione in base a razza e genere, oltre a una revisione delle basi dello stato di diritto liberale e democratico.

Questa linea ideologica si collega a dinamiche di potere in cui tecnocapitalismo e oligarchie monopolizzano il controllo politico ed economico. Bernie Sanders, esponente americano, ha evidenziato il divario estremo tra le ricchezze accumulate da pochi miliardari come Musk, Bezos e Zuckerberg e la metà più povera della popolazione statunitense, che in termini numerici supera i 170 milioni. Questi elementi delineano un quadro in cui il consolidamento dell’Occidente si basa su modelli che favoriscono concentrazioni di potere economico e politico molto ristrette.

il ruolo di meloni tra mediazioni e scelte economiche

Giorgia Meloni, nelle vesti di primo ministro, deve tradurre in azioni concrete le indicazioni politiche che derivano dalla pressione esterna, in primis quella americana. Il coinvolgimento esplicito di von der Leyen, incaricata di dialogare con Trump, sottintende un’aspettativa per l’Italia che si ponga come interlocutore chiave nel negoziato sui dazi Usa-Ue. Questo compito impone a Roma di chiarire fin da subito su quali condizioni intende mediare, in particolare su temi come la riduzione delle imposte per le grandi aziende tecnologiche, l’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil, l’acquisto di armi made in Usa e l’acquisto di gas americano a costi superiori.

Queste scelte hanno impatti diretti sulla struttura della nostra economia manifatturiera, soprattutto in un contesto segnato dalla guerra e da tensioni internazionali crescenti. L’aumento delle spese militari richiesto implica una ridefinizione delle priorità di bilancio, che inevitabilmente coinvolge la riduzione della spesa per servizi sociali e politiche pubbliche. L’equilibrio tra mantenere la competitività produttiva e soddisfare gli obblighi verso l’Occidente è dunque delicato e richiede scelte strategiche puntuali da parte del governo italiano.

la sfida della geopolitica tra debito usa e crescita cinese

Sul versante geopolitico e strategico, una domanda cruciale riguarda i reali vantaggi per Europa e Italia nel collocarsi nella sfera di influenza americana, dominata da una politica protezionistica e da interessi economici che potrebbero pesare sul lungo periodo. Gli Stati Uniti, con un debito pubblico enorme, potrebbero accentuare l’uso di misure protezionistiche per rilanciare l’occupazione interna, con dazi mirati e accordi bilaterali separati dall’Unione europea.

Allo stesso tempo, la crescita economica cinese, sottolineata dalle stime del Fondo monetario internazionale, prevede un sorpasso sul Pil statunitense di circa il 30% entro il 2025. La supremazia cinese si manifesta nell’innovazione tecnologica: nel 2021 la Cina ha depositato il 37% dei brevetti mondiali, quasi il doppio rispetto agli Stati Uniti. La produzione ed esportazione di auto elettriche ha segnato un incremento da un milione nel 2020 a sei milioni nel 2024. Questi dati indicano un cambiamento profondo negli equilibri globali, con implicazioni per la politica estera americana e le strategie europee.

le conseguenze del rafforzamento dei legami con gli stati uniti

L’aumento della dipendenza europea e italiana dagli Stati Uniti pone rischi concreti. Il programma di riarmo europeo coinvolge anche la Germania, che ha approvato un piano di spesa militare significativo, una svolta nella politica interna tedesca. Questi elementi indicano una marcata transizione verso un’economia di guerra, destinata a scaricare costi pesanti sulle risorse pubbliche.

Sul piano ideologico l’Occidente appare incapace di interpretare la realtà multicentrica in cui i centri di potere si moltiplicano, e la tradizionale egemonia eurocentrica perde terreno. In questa ottica il messaggio del papa emerito tocca un punto critico: “un’Europa ancora chiusa nelle proprie prospettive rischia di restare isolata e di pagare il prezzo della parziale cecità geopolitica.”

la proposta per un’agenda europea alternativa e più equilibrata

Sul fronte europeo, la presenza emergente dei Brics, con la New Development Bank di Shanghai, rimettono in discussione il dominio del dollaro come moneta di riserva mondiale. Questi paesi, tra cui Brasile, India e Sudafrica, chiedono più peso nelle istituzioni internazionali come il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e l’Organizzazione mondiale del commercio.

L’Europa, alle prese con riflessioni sull’auto-centralismo, potrebbe trovare spazio per una strategia che punti non a isolarsi ma a ricostruire legami più equilibrati nel sistema internazionale. Nel contempo si rende necessario un investimento maggiore nella struttura del continente, in particolare sulla sanità, l’istruzione, la transizione ecologica e le infrastrutture digitali, per contenere il potere eccessivo dei grandi gruppi privati. Un percorso diverso da quello suggerito dai rapporti di governi e tecnocrazie, che spinge verso una redistribuzione più giusta e una maggiore sovranità europea.

  • Marco Mintillo

    Marco Mintillo è un giornalista e blogger specializzato in cronaca e attualità, con una passione per i viaggi. Collabora regolarmente con Gaeta.it, un sito di riferimento per notizie e approfondimenti sulla città di Gaeta e oltre. Qui, Marco pubblica articoli che spaziano dall'analisi di eventi locali a questioni di rilievo internazionale, offrendo sempre una prospettiva fresca e dettagliata. La sua abilità nel raccontare i fatti attraverso la lente del viaggiatore gli ha guadagnato una fedele base di lettori che apprezzano la sua capacità di legare la cronaca mondiale alle storie del territorio.

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