Mercato del vino cinese in stallo a causa di crisi interna e svalutazione del renminbi nel 2025

Mercato del vino cinese in stallo a causa di crisi interna e svalutazione del renminbi nel 2025

Il mercato del vino in Cina rallenta nel 2025 a causa di svalutazione del renminbi e calo dei consumi, mentre cresce l’interesse cinese per il porto di Trieste e gli investimenti in Europa centrale.
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Il mercato del vino in Cina rallenta nel 2025 a causa di una crisi economica interna e della svalutazione del renminbi, con consumi in calo e investimenti bloccati, mentre cresce l’interesse cinese per il porto di Trieste e la strategia industriale in Europa centrale. - Gaeta.it

Il mercato del vino in Cina mostra segnali di rallentamento nei primi mesi del 2025. Questo fenomeno interessa non solo gli operatori nazionali ma anche le aziende estere che puntano sul grande Paese asiatico come mercato di destinazione. Le difficoltà non derivano esclusivamente da politiche esterne come i dazi, bensì da un contesto economico interno complesso, con valute che si svalutano e consumi che diminuiscono. La situazione è confermata da esperti e operatori con esperienza sul campo, tra cui David Orzan, broker e consulente con base a Shanghai, che opera nel settore vinicolo da quasi venti anni.

Il blocco del mercato vinicolo cinese da novembre 2024 e le cause principali

Dal novembre 2024 il mercato del vino in Cina appare bloccato, con un calo significativo sia del consumo che delle vendite. I principali distributori e operatori si mostrano in attesa, senza una chiara direzione da prendere. David Orzan segnala questo trend basato su dati concreti e contatti diretti sul territorio. Anche eventi importanti come il Vinitaly, manifestazione internazionale dedicata al vino, hanno mostrato una scarsa rappresentanza cinese. Molti accordi e appuntamenti programmati con operatori asiatici sono saltati, generando preoccupazioni tra le cantine italiane e straniere che puntavano su questo mercato.

Dazi e svalutazione del renminbi

Questa incertezza non sembra essere legata a nuove restrizioni o misure protezionistiche di carattere commerciale come i dazi; invece, un ruolo significativo lo gioca la svalutazione del renminbi rispetto all’euro. La moneta cinese ha perso valore, riducendo il potere di acquisto degli importatori locali e mettendo le aziende in difficoltà all’atto dell’acquisto di prodotti esteri, tra cui il vino italiano. Questo ha peggiorato la situazione del mercato, aggravando una tendenza già complicata dal difficile contesto economico nazionale.

Crisi interna e consumi in calo

Il settore vinicolo cinese aveva già vissuto un periodo di turbolenza durante la pandemia da covid-19. Quell’evento aveva provocato una selezione nel mercato: molti piccoli importatori e distributori avevano chiuso o ridotto le attività. Tuttavia, il lockdown e la crisi sanitaria avevano spinto una trasformazione importante nel consumo, più orientato alla qualità che al prezzo. “Questo aveva fatto crescere l’interesse per vini pregiati, cambiando il profilo della domanda”, conferma Orzan.

L’evoluzione delle scelte dei consumatori cinesi

Orzan conferma che oggi la Cina mostra ancora un’attenzione verso i prodotti di buona qualità, ma questa attenzione non si traduce in investimenti o acquisti consistenti nel momento presente.

Le cantine friulane, slovene, irpine e venete con cui collabora Orzan risentono della difficoltà delle vendite. L’assenza di investimenti da parte degli operatori cinesi crea un quadro commerciale molto attendista. Nonostante questa fase difficile, permane un interesse strategico per infrastrutture portuali e logistiche, in particolare per il porto di Trieste che resta un punto di riferimento per le merci dirette in Europa centrale e orientale.

Interesse per il porto di trieste e strategie in europa centrale

Parallelamente al rallentamento delle vendite di vino, l’interesse cinese per il porto di Trieste cresce. Questo scalo marittimo rappresenta un nodo importante per i traffici commerciali verso i Paesi dell’Est Europa. Secondo Orzan, la Cina ha investito molto in Ungheria, installando diverse fabbriche manifatturiere. La Bank of China ha sportelli in questo Paese, diversamente dal resto dell’Europa dove mantiene uffici commerciali senza sportelli bancari veri e propri.

L’impegno cinese in Ungheria comprende anche la costruzione della prima università cinese fuori dalla Cina. Questi investimenti indicano una strategia di consolidamento nell’Europa centrale, a cui il porto di Trieste si collega direttamente come punto di ingresso e di distribuzione commerciale. La situazione riflette un mutamento che vede la Cina ridurre le spese immediate per beni di consumo come il vino ma espandere la propria presenza industriale e culturale nella regione europea.

Questa evidenza apre uno scenario complesso, dove il mercato vinicolo non è più solo un comparto commerciale, ma si intreccia con i movimenti geopolitici e le relazioni economiche tra Cina, Italia e altri Paesi europei vicini.

  • Donatella Ercolano

    Donatella Ercolano è una talentuosa blogger che collabora con il sito Gaeta.it, dove si occupa principalmente di temi culturali e sociali. Originaria di Napoli, Donatella ha portato il suo amore per la cultura e la società fino a Gaeta, dove ha trovato un'audience dedicata e interessata. Con una formazione accademica in Sociologia, la sua analisi sui fenomeni sociali attraverso la lente dei media è acuta e ben argomentata. Nelle sue pubblicazioni, Donatella affronta argomenti vari come l'evoluzione culturale, l'impatto delle tecnologie sulla società, e le questioni di genere, sempre con uno stile chiaro e provocatorio. La sua capacità di rendere temi complessi accessibili e intriganti ha fatto di lei una voce molto seguita e rispettata su Gaeta.it.

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