Un tragico evento ha scosso la comunità di Milano con la morte di Ramy Elgaml, un giovane di soli diciannove anni, scomparso a causa di un incidente stradale avvenuto durante un inseguimento con le forze dell’ordine. I funerali si sono svolti nel cimitero di Bruzzano, dove familiari e amici si sono riuniti per rendere omaggio a un ragazzo che, secondo l’imam Mahmoud Asfa, rappresentava una parte fondamentale della società italiana. Le sue parole hanno messo in luce le difficoltà legate alla cittadinanza per i giovani nati e cresciuti nel nostro paese.
La cerimonia funebre e le parole dell’imam
Oggi, nel cimitero di Bruzzano, si è svolta una cerimonia che ha visto la presenza di numerosi membri della comunità musulmana e amici di Ramy Elgaml. L’imam Mahmoud Asfa ha condotto il servizio, evidenziando l’importanza e il rispetto del momento. “Sono ragazzi nati e cresciuti in Italia, sono giovani appartenenti a questa società , sono italiani”, ha affermato, sollevando questioni fondamentali circa il diritto alla cittadinanza per coloro che vivono qui sin dalla nascita. Il suo discorso ha toccato le corde emotive dei presenti, sottolineando come le accelerazioni burocratiche in materia di cittadinanza possano ostacolare il senso di appartenenza di questi giovani.
L’imam ha proseguito la sua riflessione, esprimendo preoccupazione per la legislazione vigente che impone restrizioni ai ragazzi stranieri nati in Italia nel ricevere la cittadinanza fino al compimento dei diciotto anni. La sua richiesta alle istituzioni è chiara: è necessaria un’attenzione maggiore a queste persone, affinché possano sentirsi parte di una società che li considera membri attivi e contribuenti al suo sviluppo. “Le istituzioni devono lavorare per farli sentire parte integrante di questa società ”, ha insistito.
La cerimonia, oltre a essere un momento di lutto, si è trasformata in un’occasione di riflessione collettiva, mirata a coinvolgere le autorità nella comprensione delle difficoltà affrontate dalla comunità immigrata, affinché possano trovare più supporto e integrazione.
Gli sviluppi sull’incidente e l’interrogatorio del conducente
Oggi stesso, si svolgerà un’importante udienza al Palazzo di Giustizia di Milano. In questo frangente sarà interrogato Fares Bouzidi, ventiduenne tunisino alle prese con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale aggravata, dopo essersi risvegliato da un coma che è seguito all’incidente. Bouzidi si trovava a bordo dello scooter con Ramy durante il tragico incidente. Già dimesso dall’ospedale, ora è agli arresti domiciliari in casa della sorella.
Le indagini si stanno concentrando su vari aspetti del caso, mentre il pubblico ministero Marco Cirigliano e il procuratore Marcello Viola lavorano insieme per ricostruire la dinamica dell’incidente. Tra gli elementi da chiarire c’è il possibile impatto tra l’auto dei carabinieri e lo scooter, che sono in corsa per oltre otto chilometri durante l’inseguimento. Un’inchiesta in corso sta cercando di identificare testimoni oculari che possano fornire informazioni essenziali.
I risultati delle analisi tossicologiche su Bouzidi hanno evidenziato la presenza di Thc, il principio attivo della cannabis. Questo aspetto non solo complica la sua posizione legale, ma solleva interrogativi sulle condizioni del conducente al momento dell’incidente. Intanto, l’autopsia condotta sul corpo di Ramy ha rivelato che la causa della morte è da attribuire a gravi lesioni interne, con la dissezione dell’aorta ritenuta decisiva in questo frangente.
Il caso ha suscitato forte attenzione mediatica e collettiva, focalizzando l’attenzione sulla complessità e le sfide delle relazioni tra giovani di origine straniera e istituzioni, e porta alla luce la tragica perdita di un giovane che ha lasciato un’impronta profonda nel cuore della sua comunità .