In un momento cruciale, alla vigilia di un’importante votazione del Parlamento Europeo dedicata alla Repubblica Democratica del Congo, monsignor Mariano Crociata, presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali Europee , ha espresso un netto rifiuto alla violenza che ha colpito il Paese. Attraverso una dichiarazione pubblica, ha lanciato un appello all’Unione Europea e alla comunità internazionale, sottolineando la necessità di azioni immediate per fermare le ostilità perpetrate dal gruppo ribelle M23. Il fermo sostegno del Rwanda a queste milizie è considerato da Crociata fondamentale per affrontare il conflitto in corso.
L’escalation della violenza e il dolore della comunitÃ
La situazione nel Nord Kivu è critica. Gli scontri armati hanno avuto come ormai dolorosa consuetudine l’occupazione della città di Goma da parte dei ribelli dell’M23. Monsignor Crociata ha definito questa emergenza una “catastrofe”, evidenziando il bilancio allarmante fornito dalle Nazioni Unite, che conta circa 3 mila vittime e oltre un milione di sfollati. Queste cifre drammatiche raccontano di famiglie distrutte e comunità in fuga. In questo contesto, la Chiesa sta dimostrando solidarietà nei confronti degli sfollati, supportando loro e organizzando aiuti umanitari. Il contesto continua a deteriorarsi e la necessità di interventi apprezzabili diventa sempre più urgente.
Monsignor Crociata non è rimasto in silenzio dinanzi a questa crisi e, dopo aver ascoltato le testimonianze di monsignor Willy Ngumbi Ngengele, vescovo di Goma, ha sostenuto che il recente pacchetto di aiuti umanitari di 60 milioni di euro da Bruxelles rappresenta un passo positivo. Questo intervento mira a stimolare il recupero della regione e promuovere iniziative di pace e coesione sociale. Tuttavia, il presidente della Comece non si accontenta di questo supporto; egli esorta a garantire che gli aiuti raggiungano realmente i bisognosi, sottolineando che è fondamentale proteggere i civili dalle conseguenze devastanti del conflitto.
La richiesta di protezione e le responsabilità internazionali
Nel suo messaggio, mons. Crociata insiste sull’importanza di intensificare gli sforzi per garantire la protezione dei civili e per facilitarne l’accesso agli aiuti di emergenza. La comunità internazionale, secondo le sue parole, deve compiere ogni sforzo possibile per risolvere pacificamente questo conflitto che ha già provocato danni incalcolabili. A suo giudizio, il supposto supporto del Rwanda alle milizie ribelli costituisce una grave infrazione del diritto internazionale e minaccia di compromettere i principi fondamentali di pace e sicurezza nella regione.
Monsignor Crociata rivolge un appello preciso alle istituzioni internazionali: non devono compromettere i loro valori e principi in nome di interessi politici o economici. Invita a considerare l’adozione di “sanzioni mirate” nei confronti di quanti violano le norme internazionali e richiama l’attenzione sulle “pratiche estrattive” che spesso alimentano e inaspriscono i conflitti. La trasparenza in questo settore è fondamentale per affrontare le radici del problema e lavorare verso una stabilità duratura.
Un impegno collettivo per un futuro di pace
Il forte messaggio lanciato da monsignor Crociata si inserisce in un quadro complesso e allarmante per la Repubblica Democratica del Congo. La crisi si è intensificata e la risposta internazionale diventa sempre più determinante. Le chiese locali, cattoliche e protestanti, insieme alle organizzazioni umanitarie, stanno cercando di sostenere la popolazione colpita e di promuovere una convivenza pacifica. È evidente che, senza uno sforzo collettivo e coordinato, la situazione potrà solo peggiorare.
Mentre il Parlamento Europeo si prepara a discutere la risoluzione sull’escalation di violenze, rimane fondamentale che le azioni intraprese tengano conto delle gravi conseguenze umane affrontate dai civili della Repubblica Democratica del Congo. La speranza espressa da monsignor Crociata è che le parole si traducano in fatti concreti e che la comunità internazionale si mobiliti in modo decisivo per fermare il ciclo di violenza e offrire un futuro di pace a una nazione ferita.